In questi giorni abbiamo visto i potenti della terra riuniti a Roma per il G20 e a Glasgow per la COP26. Il solito blablabla dei potenti che si complimentano tra loro mentre nel pianeta l'umanità soffre la fame, la sete, lo sfruttamento, la schiavitù, i disastri climatici, le guerre, la pandemia, le dittature... Tutti i movimenti nati per le vere esigenze degli uomini si sono dispersi: socialismo, comunismo, cooperativismo, comunità hippie, no-global, girotondi, occupy, cortei viola... tutti svaniti.
Non erano stalinisti quelli che s'erano dati appuntamento a Seattle nel 1999 e poi a Genova nel 2001. Chiedevano che la globalizzazione dell'economia fosse anche una globalizzazione del benessere. Lo chiesero ancora nel 2011 proclamando in tante città l'Occupy Wall Street. Noi siamo il 99% dicevano i manifestanti di Zuccotti Park e di Gezi Park. Il 99% dovrebbe pur contare qualcosa in democrazia, invece no, tutto è svanito. Ora nei luoghi che avevano riacceso le speranze del mondo abbiamo visto arrivare la volgarità razzista di Trump e la dittatura di Erdogan.
Cos'è successo?
Le piattaforme di internet avevano creato un mondo virtuale, senza frontiere, in cui tutti potevano parlarsi liberamente. Internet si apriva anche per le donne soggiogate dalle oppressioni islamiche e per i dissidenti cinesi. Poi, in nome della guerra globale al terrorismo, tutto si è richiuso: sicurezza! sicurezza! Ora quelle piattaforme sono diventate gli strumenti della sorveglianza. Gli eroi del rete libera ed incontrollabile sono diventati terroristi: Julian Assange è imprigionato in un carcere inglese, Daniel Hale è rinchiuso in un carcere americano, non avrà grazia che è stata concessa a Gary McKinnon; Aaron Swartz si è suicidato; Edward Snowden vive in esilio; Patrick Zacki aspetta il processo; Napster è stato soffocato sul nascere per lasciar posto a Spotify. Gli adolescenti non sanno neanche chi è Linus Torvald, Richard Stallman, Jaron Lanier. Ora le mega-piattaforme di internet servono per esercitare il controllo della mente, servono per impedire la libertà. Nella dimensione virtuale è possibile hackerare i cervelli, si possono diffondere le velenose "verità alternative" di Donald Trump e dei suprematisti bianchi. Gli avvelenatori dei pozzi informatici sono ben coalizzati tra loro, da Steve Bannon, che manovrava dentro Cambridge Analytica, agli hacker russi, da Luca Morisi, ideatore della Bestia salviniana, fino a Qanon che diffonde orrore paranoico trasformando le falsità in campagne di istigazione all'odio.
Chi sta alimentando tutto questo?
La risposta è quasi ovvia: l'1%. cioè coloro che negli ultimi decenni hanno visto aumentare a dismisura il proprio potere e la propria ricchezza.
Se non avessero proclamato la guerra globale al terrorismo, i movimenti umanisti avrebbero disciolto le fortezze finanziarie. Il copyright sarebbe diventato copyleft. Il lavoro si sarebbe ridotto a poche ore settimanali. L'istruzione di massa avrebbe aperto gli occhi e la mente a miliardi di persone. Gli arsenali militari sarebbero diventati magazzini di inutili ferraglie. Ma a loro non conviene. Si sono attrezzati per la lotta di classe al contrario. Loro non sono i vecchi capitani d'industria, non sono i laboriosi borghesi di cui si proclamano discendenti, non sono liberali e non perseguono gli ideali che avevano animato il secolo dei lumi. Sono nuovi principi che abitano nello sfarzo di nuovi castelli. A loro non servono più le torri e gli archibugi, neanche il fossato coi coccodrilli. Basta il recinto dei brevetti e dei segreti: segreti industriali, segreti finanziari, segreti militari, algoritmi segreti, trattati segreti, alleanze segrete, conti segreti, investimenti segreti, agenti segreti, compartecipazioni societarie segrete. Violare il segreto, come hanno fatto Julian Assange, Daniel Hale, Edward Snowden (e perfino Gary McKinnon che l'ha violato senza trovarci niente) è il peggiore dei crimini. Possiamo tollerare i 'danni collaterali' che uccidono migliaia di persone, possiamo anche assecondare le turpi voglie di pedofili assassini, ma non può restare impunita una verità liberamente esposta su Wikileaks.
Segreti
Sui segreti sono costruiti i castelli del privilegio. Il muro del segreto separa i nuovi feudatari dai servi della gleba, quel 99% di persone ridotte a servi della globalizzazione informatizzata.
Segreto è anche il lavorio incessante delle app che noi stessi abbiamo autorizzato ad infettare il nostro smartphone, lo spione che portiamo sempre in tasca. Ogni app succhia costantemente i nostri dati, sa di noi più di quello che noi stessi possiamo sapere, trasferisce in segreto le informazioni raccolte, ma noi non ce ne curiamo. Alcuni di noi sono preoccupati di un fantomatico transumanesimo ordito da elite di banchieri massoni, magari cadiamo perfino nella paranoia di immaginare che il nostro medico sia un malefico untore, ma non ci curiamo delle tante app che stanno misurando ogni nostra mossa, istante per istante, e neanche dell'algoritmo che potrà interpretare la pulsione inconscia che ci ha indotto a soffermarci per qualche attimo su un'immagine piuttosto che su un'altra.
Nell'arsenale informatico del castello l'algoritmo registrerà la nostra nostra risposta emotiva meglio di quanto riuscirebbe a fare il nostro psicoanalista. Quella relazione anonima è l'equivalente di un vaccino: se mai ci accadrà di coltivare pensieri sovversivi, magari con l'intento di far rinascere o di aderire ad un movimento libertario, ne coglierà immediatamente i segnali e produrrà gli anticorpi. In ogni persona sarà indotta una diversa reazione adattata all'indole soggettiva: qualcuno diventerà sovranista, qualcuno combatterà contro i rettiliani, qualcuno s'impegnerà nella causa anti-gender, altri si batteranno per il clima, per il rispetto degli animali e magari diventeranno vegani. Tutto si può dire, tutto si può confutare, ma l'importante è mantenere ben disgregato il 99%.
Contro i segreti si battevano gli esponenti della democrazia liberale. Sono stati eliminati. Può essere utile riascoltare il discorso del Presidente Kennedy. Ci aiuta a capire la distanza abissale tra il sogno liberaldemocratico della vecchia laboriosa borghesia e il neoliberismo feudatario di quelli che oggi si dichiarano liberali accusando di "comunismo"e "terrorismo" chiunque si oppone alle loro strategie di "modernità".
Il sacro totem del "mercato" porta con sè l'idea di concorrenza. Non c'è nessuna concorrenza tra i grandi feudi della finanza che controllano informazione, politica ed economia. La concorrenza è solo il pretesto per erigere barriere e giustificare i segreti.
La corporation: un castello di segreti avvolto di falsità
I dogmi mercatisti impongono il modello aziendale (fondamentalmente antidemocratico) a tutti i settori della vita sociale: informazione, scuola, sanità, pensioni, servizi pubblici... tutto viene mercificato. I lavoratori diventano "risorse umane", sempre più mobili, flessibili, resilienti.
I lavoratori che fanno girare le ruote dell'economia sono gli stessi consumatori che richiedono alle ruote di girare sempre più in fretta.
Se qualcuno di questi criceti in gabbia viene preso dal dubbio e prova ad immaginare una vita fuori dalla gabbia vedrà soltanto la proiezione di mondi mostruosi. Sono mondi montati ad arte per spaventare: un transumanesimo fatto di criceti robotizzati; una loggia segreta di pedofili satanisti che succhiano adrenocromo dai cervelli di bambini seviziati a morte; un malvagio giudeo ricchissimo che sospinge masse di migranti verso destini sempre più disperati; una congiura di scienziati assassini intenti a versare veleni nelle fiale dei vaccini; una congrega di streghe e di stregoni che si divertono a scambiare le sembianze e gli orientamenti sessuali trasformando maschi in femmine e femmine in maschi e poi rimescolandoli fino a desessualizzarli e sterilizzarli; c'è perfino un papa usurpatore che invece di guidare la chiesa avrebbe l'incarico di distruggerla.
Ovviamente nel ruolo del malvagio viene sempre collocato qualcuno che non sta troppo simpatico ai feudatari, magari qualcuno che sta cercando di aiutare le persone ad uscire dalla gabbia capitalistica-consumistica che li fa vivere come criceti.
La paura consente di creare un gioco degli specchi in cui tutto appare rovesciato: Marx diventa l'ideologo dell'oppressione, Gandhi l'ispiratore degli antagonisti più violenti, Freud il precursore della teoria gender, Pertini il capo di un combriccola di assassini, il cardinale Martini un boss della Mafia di San Gallo... fino a chiudere progressivamente tutti gli orizzonti del pensiero.
Le superstizioni
Sono visioni spaventose simili a quelle delle credenze voodoo. La paura mantiene i credenti dentro le gabbie. Mentre fanno girare le ruote dell'economia potranno sostenersi e scambiarsi i messaggi necessari a rinforzare l'illusione di una coesione sociale: abbiamo respinto il nemico, abbiamo costruito il muro, abbiamo sventato il maleficio dei genderfluid, abbiamo rifiutato il vaccino, abbiamo fanculato il papa pregando il rosario, abbiamo spernacchiato i maledetti scienziati, abbiamo sputato in faccia ai giornalisti, abbiamo rinnegato i professori. Siamo forti, siamo furbi, siamo bravi.
Il punto più estremo del rovesciamento lo stiamo vedendo nella protesta contro contro il green-pass. Invece di criticare i criteri, spesso poco razionali, di attribuzione e di richiesta del documento, i cortei vanno a devastare le sedi del più grande sindacato dei lavoratori. A Roma ci avevano detto che era stata una macchinazione attuata mediante infiltrazione di fascisti, ma la scena si è ripetuta anche a Milano, quindi è una scelta voluta: il nemico non è il governo che impone le regole del green-pass, non è Draghi che infatti gode della massima stima da parte dei politici vicini ai manifestanti, non sono i fascisti che vorrebbero riprorre una dittatura militare, il nemico è chi rappresenta (bene o male) gli interessi dei lavoratori. Il nemico non è il giornalista che dalla sua scrivania pubblica falsità e diffamazioni, ma quello che viene in piazza ad ascolatare i manifestanti.
In conclusione vien da pensare che siamo usciti dalla dimensione della dialettica politica. Non c'è più possibilità di un civile confronto di idee tra persone che ormai vedono (o credono di vedere) realtà completamente diverse perché il flusso di notizie e finte verità è personalizzato, ad ognuno il suo.
Il potere degli 1%, i nuovi feudatari che vivono lontanissimi dalla nostra visuale, si rinforza delle disuguaglianze, dei disagi, delle divisioni sociali e anche delle visioni distopiche.
L'android progettato per sorvegliarci la mente dal touch-screen diventa quasi una comodità amichevole se confrontata con l'idea del microchip impiantanto in una tempia. I veleni delle fabbriche e le scorie radioattive sembrano questioni secondarie per chi teme una diffusione massiccia e continua di scie chimiche dagli aerei. Il lavoro a chiamata senza ferie e senza contributi (ben accetto dai sindacati di destra, non dalla tanto odiata CGIL) è quasi una buona occasione se confrontata con la schiavitù imposta ai migranti e quella ancor peggiore imposta in Africa ai non migranti. Ci stanno portando alla competizione feroce per il tozzo di pane, che non dev'essere mai regalato, né come sussidio, né come reddito universale; competitività e meritocrazia diventano quasi una grazia se confrontate con lo scenario ferale di Squid Game. I superbanchieri bancarottieri del grande tracollo del 2008 sembrano quasi innocenti se paragonati alla malvagità che i trombettieri degli 1% attribuiscono a George Soros.
Il nuovo feudalesimo
Il feudalesimo attualmente in costruzione si fonda su una cultura simile a quella del feudalesimo medievale: le visioni distopiche attribuiscono agli invisi gli intenti più diabolici, ci additano gli untori che brandiscono siringhe nelle corsie degli ospedali o spacciano libri genderizzati nelle aule scolastiche o costruiscono i transumani nei laboratori scientifici. Queste narrazioni che sono l'equivalente delle fiamme dell'inferno con cui gli antichi predicatori terrorizzavano i poveracci; sono le moderne superstizioni che rinnovano la violenta ottusità della colonna infame.
Chi cerca di reagire viene oltraggiato e condannato. Ce lo spiega qui padre Alex Zanotelli di cui voglio riproporre alcuni brani di un'intervista pubblicata da Africa Rivista. E' la voce di un uomo che conserva la piena capacità di guardare gli umani con occhi umani.
Convertire la tribù bianca: "Se la tribù bianca non si converte non c'è speranza né per loro, né per noi."
Sono parole che mi riportano a quelle di un saggio della tribù degli Uroni (Wendat) vissuto alla fine del seicento. Si chiamava Kandiaronk, un nome che si potrebbe tradurre con Topo Muschiato. Di lui sappiamo qualcosa tramite il barone di Lahontan che ebbe modo di conoscerlo. Negli europei Topo Muschiato vedeva la perdita delle tre libertà fondamentali: la libertà di andar via (di spostarsi in altri luoghi e in altre collettività), la libertà di non ubbidire agli ordini sgraditi e la libertà di creare nuove relazioni sociali. Come e perché abbiamo perso queste libertà che probabilmente erano comuni a quasi tutti i popoli più antichi?
David Graeber e David Wengrow cercano di darci una risposta nel loro libro “The Dawn of Everything: A New History of Humanity” (Allen Lane, 2021) di cui non c'è ancora una traduzione italiana.
Alle tre libertà fondamentali Graeber e Wengrow contrappongono tre tipi di potere: la violenza, la conoscenza e il carisma. A questi tre tipi di potere a loro volta corrispondono tre forme di dominio: la sovranità (intesa come monopolio della violenza), la burocrazia (intesa come controllo dei dati, delle informazioni, del sapere) e le competizioni tra leader carismatici (per ottenere il favore delle folle). Le democrazie occidentali hanno sostituito la competizione tra leader con una competizione tra partiti politici o tra ideologie, ma l'effetto non cambia: le tre forme di dominio si combinano insieme facendo dello Stato una gabbia dalla quale non è possibile uscire, non è possibile disobbedire e non è possibile cambiare le relazioni sociali. Una trappola che ormai ha intrappolato l'intero pianeta. La sovranità degli Stati e le burocrazie statali e sovrastatali (compresi gli algoritmi delle piattaforme elettroniche e delle intelligenze artificiali) vincolano l'intero pianeta.
Convertire la tribù bianca significa forse restituire alle persone le libertà perdute. In altri termini significa ridurre gradualmente le tre forme di dominio: meno sovranità, meno burocrazia, meno competizione, meno celebrazione dei carismi personali. Rendere permeabili le frontiere in modo che ciascuno possa andar via quando vuole; abbattere le barriere burocratiche che non sono soltanti quelle doganali, tanto care al sovranista Trump, ma anche quelle informatiche, quelle che custodiscono forzieri impenetrabili colmi di dati personali; respingere ogni logica competitiva soprattutto se personalizzata. Dobbiamo viaggiare verso una società aperta, liberale, trasparente, senza segreti. David Graeber è stato uno dei promotori delle giornate di Occupy Wall Street, i suoi studi hanno mostrato l'ipocrisia dei lavori inutili, altamente remunerati e falsamente giustificati da una insensata meritocrazia.
Per convertire la tribù bianca occorre dissipare le paure, le tante insensate paure che si sono addensate davanti a noi. Occorre far vedere a ciascuno, con pazienza, che i medici non sono untori, che le maestre non sono streghe adoratrici del Gender, che le guerre uccidono senza risolvere mai nulla, che i giornalisti non sono terroristi (neanche quando scrivono baggianate), che l'eccesso di denaro e di profitto non aumenta la felicità, che Bill Gates è un abile venditore di pessimi software a caro prezzo, ma non il malefico capo della Spektre, che Barak Obama è nero ma non è un vampiro, che Donald Trump è un narcisista ignorante e non è il messia.
Dopo aver dissipato le paure e buttato i feticci nella spazzatura, occorrerà aprire gli occhi su cose, troppe cose, che sembrano utili, perfino necessarie, e non lo sono. Anzi, ci rovinano la vita.
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