"Facebook amplifica il peggio degli esseri umani e questo atteggiamento si è allargato a Instagram"
La donna, laureata ad Harvard, aveva già lavorato per altri social-media. Nel 2019 è stata assunta da Facebook come ingegnere informatico. Le sue accuse si basano quindi su documenti interni che dimostrano la volontarietà delle scelte aziendali volte a favorire la diffusione di messaggi d'odio e di disinformazioni sui risultati elettorali del 2020. In tal modo Facebook ha alimentato l'idea dei presunti brogli elettorali e avrebbe anche facilitato l'assalto al Congresso degli Stati Uniti del 6 gennaio 2021.
Le dichiarazioni di Frances Haugen al Senato degli Stati Uniti sono allarmanti:
"So che Facebook ha risorse infinite, che potrebbe usare per distruggermi. Mi sono fatta avanti perché ho riconosciuto una verità spaventosa, quasi nessuno al di fuori di Facebook sa cosa succede all'interno di Facebook".
Molti utenti dei social hanno potuto apprezzare l'eliminazione delle distanze e la possibilità di scambio diretto di saluti, di immagini, di pensieri, in qualunque momento della giornata, ma gli stessi utenti talvolta hanno percepito che ai vantaggi corrispondono anche svantaggi: la qualità della relazione si modifica insieme alla scansione dei tempi della giornata. La quotidianità non è più la stessa. I cambiamenti però sembravano limitati alla sfera privata e in qualche modo gestibili. Pochi hanno saputo guardare agli effetti sociali. Il cambiamento è collettivo: persone che camminano guardando il piccolo schermo del cellulare, treni e bus con viaggiatori che non si guardano e non parlano tra loro, ragazzi immersi in qualche videogioco di giorno e di notte, a casa e a scuola. Se questo è il panorama, quale sarà la coscienza collettiva? Lo scandalo di Cambridge Analytica ci ha mostrato che il social fondato da Mark Zuckerberg era riuscito a favorire l'ascesa al potere di Donald Trump e aveva spinto l'elettorato inglese verso la Brexit. Chi detiene il controllo della piattaforma di comunicazione può orientare le scelte politiche. Non c'è solo un problema di monopolio delle comunicazioni (di cui poi lo stesso Trump è stato vittima nel momento della sua uscita di scena), ma c'è un grande problema di manipolazione delle coscienze.
Ancor prima che la Haugen fosse assunta nel colosso informatico di Menlo Park c'era stata una fuga di importanti collaboratori di Zuckerberg che non condividevano più le sue scelte.
Un ex dirigente di Facebook, Chamat Palihapitiya, rilasciò dichiarazioni allarmanti sulla capacità dei social-media di programmare la mente delle persone: "stiamo perdendo l'autonomia di pensiero, stiamo erodendo le basi su cui si fondano le relazioni umane... stiamo distruggendo il tessuto sociale... non voglio che i miei figli possano usare quella 'merda'... se pensi che a te non accadrà, perché sei troppo intelligente, forse sei la persona più incline a cascarci".
L'intervista in italiano non è più disponibile su YouTube, ma potete trovarla in inglese (qui dal minuto 2,20 e qui la versione completa). Palihapitiya spiega come il meccanismo dei like possa indurre una produzione di dopamina nel cervello e creare una vera dipendenza che lascia poi un senso di vuoto esistenziale.
In India è accaduto che attraverso falsi messaggi diffusi dai social media si sono scatenate furiose cacce all'uomo che hanno portato al linciaggio di persone innocenti. Anche la tragica vicenda di Amanda Todd, che si concluse col suicidio della ragazzina nel 2012, si sarebbe evitata se Facebook avesse rimosso i falsi profili creati dai suoi persecutori, ma Facebook non lo fece, nonostante le denunce e benché fosse evidente l'uso abusivo di immagini e di informazioni private della minorenne.
Le scelte irresponsabili di Facebook hanno favorito anche i massacri perpretati in Myanmar.
Nel 2017 in Myanmar su Facebook ci fu un'impennata di messaggi di odio contro la minoranza etnica musulmana dei Rohingya a cui seguirono massacri. Nel marzo 2018 l'ONU concluse che un ruolo determinante nel fomentare la pulizia etnica era stato svolto da Facebook. (Wikipedia)Lo scandalo di Cambridge Analytica mostrò la capacità di Facebook di condizionare le scelte politiche dei cittadini creando false realtà. I social-media rappresentano una minaccia per il funzionamento della democrazia. Zuckerberg fu chiamato a dare giustificazioni di fronte al Congresso americano e al Parlamento Europeo, ma nulla sembra cambiato visto quello che ora emerge dalle denunce di Frances Haugen.
Da altre informazioni si può presumere che il trasferimento di poteri all'interno dell'azienda, da Sheryl Sandberg ad Alex Schultz, potrà spingere Facebook verso un'ulteriore riduzione della trasparenza interna ed esterna. Il segreto non copre solo il funzionamento degli algoritmi e le strategie commerciali. Un articolo di Wired ci informa dei diversi studi condotti dai ricercatori di Facebook che “sono stati in gran parte ostacolati o ignorati dai loro superiori”. Si cerca di non far emergere la presenza di molti truffatori nei sistemi di commercio creati da Facebook, si tiene in ombra l'uso del social-media da parte dei cartelli criminali messicani e da parte dei trafficanti di reperti archeologici.
Il segreto non è compatibile con la democrazia.
La Costituzione italiana vieta le associazioni segrete (art.18). Ritroviamo il ripudio della "segretezza" anche in un discorso ai giornalisti, pronunciato il 27 aprile 1961 dal presidente americano John Kennedy, Ma ormai gli Stati Uniti sono diventati un fosco labirinto di segreti. La politica americana si fonda sui segreti e sulla disinformazione, l'economia si nutre di segreti, coloro che osano violare i segreti sono trattati come pericolosi terroristi, anche quando lo fanno in nome della trasparenza e della democrazia, come Julian Assange e Edward Snowden. Nulla viene fatto per limitare l'enorme potere di controllo e di manipolazione dei colossi informatici. Gafam è un mostro a cinque teste che ha monopolizzato le comunicazioni su internet, ci sorveglia costantemente dalle app dei nostri smartphone, penetra nelle case attraverso gli elettrodomestici "smart" (la domotica che parla con la voce amichevole di Alexa), ma di tutto questo noi vediamo solo il lato buono: i servizi gratuiti, l'efficienza tecnica, le comodità... non vediamo nulla del risvolto segreto, di tutto quell'intenso traffico di tracciamenti, di connessioni e di scambi che i Big-Data effettuano utilizzando un linguaggio accessibile solo alla casta degli scienziati informatici. Tutto è segreto. Ormai quasi nessuno comprende il modo con cui le grandi piattaforme informatiche riescono a rastrellare migliaia di miliardi utilizzando le nostre vite come materia prima. Per avere un'idea dei profitti è sufficiente considerare che le sei ore di black-out di lunedì scorso sono costate a Facebook circa sei miliardi di perdite. Se in apparenza siamo tutti utilizzatori di servizi gratuiti, da dove arriva quell'enorme flusso di denaro?
I giganti del web utilizzano i segreti per guadagnare, ma anche per sorvegliarci, per condizionare le nostre scelte, per stravolgere la concorrenza tra le imprese, per effettuare enormi manipolazioni politiche, per seminare odio tra le persone. Non ci basta?
Facebook: l'inchiesta finale (Einaudi - 2021) è il libro in cui Sheera Frenkel e Cecilia Kang hanno raccolto molte informazioni che confermano i peggiori sospetti: Facebook è diventato uno strumento nelle mani di autorità violente, è stato impiegato a fini manipolatori, ha effettuato esperimenti psicologici sugli utenti inconsapevoli.
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