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Le domande che gli sono state poste da Guy Verhofstadt, ex primo ministro belga, mettono in risalto la realtà dei fatti: da oltre un decennio le informazioni e la formazione dell'opinione pubblica nel mondo occidentale sono devastate da un giocattolo informatico.
Il fondatore del più importante social-network del mondo non riesce a rispondere alle domande:
Nelle domande di Guy Verhofstadt c'è anche la denuncia di una realtà che tutti sembrano voler ignorare: la posizione di monopolio che Facebook ha acquisito in un settore estremamente delicato. L'europarlamentare afferma giustamente che non si può negare l'esistenza del monopolio mettendo sullo stesso piano, come concorrenti diretti di Facebook, i servizi di Twitter e Google, perché sarebbe come mettere sullo stesso piano i diversi mezzi di trasporto, cioè aerei, treni, biciclette e automobili.
- Perché fino alla scoperta dello scandalo Cambridge Analytica avete trasferito in massa dati europei fuori dall'Europa contro le regolamentazioni?
- Perché avete gestito anche dati di cittadini europei non utenti di Facebook?
- Lei lo sa che l'art. 82 GDPR prevede un risarcimento per i casi di abuso di dati personali? Avete un'idea per un eventuale risarcimento da dare ai cittadini europei? forse 186 dollari per ogni profilo violato?
Non c'è solo il problema del monopolio, che una società realmente liberale dovrebbe ostacolare, nel confronto tra Zuckerberg e i rappresentanti democratici del popolo (prima di deporre dinnanzi al Parlamento Europeo il dirigente di Facebook aveva dovuto presentarsi anche davanti al Congresso USA) emerge un altro aspetto della questione, ben noto anche agli antichi, infatto Aristotele raccomandava la separazione tra politica e mercato.
nei mercati le parole sono usate per vendere, e hanno di mira la persuasione, mentre nell’«agorà libera» sono usate per capire, e hanno di mira la verità. La confluenza tra questi due spazi è in atto da decenni, ma è culminata nei social network: oggi la piazza del mercato ha inglobato la piazza della politica, al punto che i due ambiti ormai sono, di fatto, indistinguibili. La sfera pubblica è diventata a tutti gli effetti pubblicitaria. (Alessandro Papi)Il problema non riguarda solo Facebook, infatti il Congresso americano aveva già avuto confronti diretti con gli altri giganti del web, con Tim Cook (Apple) nel 2013, Eric Schmidt (Google) nel 2011 e Bill Gates (Microsoft) nel 1998. Sono i padroni del Big Data, ai quali ora si affianca Bezos il fondatore di Amazon.
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