30 aprile 2022

Libertà e pluralità di opinioni in tempo di guerra

La guerra in Ucraina ha deformato l'informazione pubblica. Siamo immersi in una narrazione tossica che somiglia già alla propaganda di guerra. C'è chi vorrebbe usare la censura, cioè abolire la libertà di opinione, per contrastare le dittature che aboliscono la libertà di opinione. Julian Assange è chiuso da anni in un carcere di massima di sicurezza nella liberale Gran Bretagna con l'accusa di aver divulgato la verità sui crimini di guerra americani. Dico USA e Gran Bretagna con la complicità della Svezia, non Russia e Cina con la complicità della Turchia.

Fortunatamente in Italia ora non c'è un regime totalitario, alle autorità non è consentita la censura, ma dobbiamo fare in modo che questa libertà non scompaia. In TV possiamo ascoltare opinioni varie, anche quella di esperti come il prof. Alessandro Orsini e di giornalisti come Michele Santoro, contrari all'intervento militare italiano nella guerra d'Ucraina. Tuttavia assistiamo anche a deplorevoli tentativi di censura diretta o indiretta.  

[post modificato il 3 maggio 2022]

Una censura diretta ha riguardato il musicista russo Valery Gergiev, licenziato dal suo incarico di direttore d'orchestra al teatro alla Scala di Milano
Dopo l'invasione russa in Ucraina il sovrintendente del teatro Dominique Meyer e il sindaco di Milano Beppe Sala hanno chiesto al maestro Gergiev di esprimersi contro l'invasione dell'Ucraina. "Non avendo ricevuto risposta risulta inevitabile una diversa soluzione". Il licenziamento come atto dovuto, inevitabile. A me invece sembra che l'obbligo imposto a un artista di esprimere giudizi politici non sia contemplato dalle nostre leggi. Il licenziamento di Gergiev è un chiaro esempio di censura, basato su un abuso di potere, inoltre rappresenta anche un'offesa alla nostra Costituzione che sancisce la libertà dell'arte e della scienza (art.33).

Anna Netrebko, celebre soprano di nazionalità russa, si è  espressa contro la guerra in Ucraina chiedendo che vi si ponga fine al più presto, però ha voluto precisare che "Obbligare artisti, o qualsiasi figura pubblica, a dar voce alle loro opinioni politiche in pubblico e a denunciare la loro patria non è giusto. Questa dovrebbe essere una libera scelta."

Anche il diniego opposto dal Teatro Goldoni di Livorno ad ospitare il prof. Alessandro Orsini, a causa delle sue opinioni non allineate con quelle governative, sembra essere una censura. Un cattedratico non può essere messo sullo stesso piano di un pericoloso provocatore. Invece il diniego opposto dalla Rai a riconoscergli un compenso è una discriminazione che equivale ad una forma indiretta di censura. Ora Orsini ha perso anche la collaborazione con l'ENI che sponsorizzava il suo centro di studi.

Badate: la censura indiretta non è un fenomeno trascurabile. Lo ha evidenziato Michele Santoro nel suo recente intervento a Piazza Pulita (La7, 28 aprile 2022). Oggi gli inviati in Ucraina, i giornalisti dai quali apprendiamo le informazioni su quel che accade nello scenario di guerra, sono tutti free-lance, invece dovrebbero essere giornalisti con contratti che forniscano loro le dovute garanzie di sicurezza e di libertà di espressione. Solo se la libertà di espressione è protetta da norme di legge e blindata da uno stabile rapporto di lavoro con l'editore possiamo dire come diceva Hamphrey Bogart nel film : "E' la stampa, bellezza, e tu (chiunque tu sia) non puoi farci niente. Niente!"

"La guerra ci viene raccontata da giovani che vanno a loro rischio e pericolo in quelle zone di guerra senza copertura da parte degli editori (...), senza assicurazione, ed inoltre devono vendere i loro pezzi ai telegiornali o ai giornali. Cosa vuoi che facciano se non agire in una situazione embedded abbastanza complicata."

A Francesca Mannocchi, Luciana Coluccello, Lorenzo Cremonesi, Elena Testi ed altri che sono in quei luoghi pericolosi (in questi due mesi di guerra 23 giornalisti sono morti in Ucraina) va tutta la nostra stima, per il coraggio e la professionalità. Devono operare senza il sostegno di un editore e in una condizione che li espone alle necessità di non deludere le aspettative dei direttori che acquisteranno i loro reportage. Analoghe considerazioni vanno fatte anche per gli inviati che forniscono le notizie alla cosiddetta controinformazione: Giorgio Bianchi e Nicola Rangeloni. La questione è complessa come ci dice Fabrizio Gatti e diventa anche quella dell'autocensura su cui vi consiglio di ascoltare una spiegazione fornita dal giornalista Franco Fracassi.

Abbiamo bisogno che l'informazione sia affidata ad editori che si riconoscono nei valori della democrazia liberale e siano capaci di difendere la libertà di espressione dei giornalisti. Allo stesso modo ogni scuola e università dovrebbe difendere la libertà di pensiero che è alla base della libertà di insegnamento dei suoi docenti, non dovrebbe prendere le distanze, come hanno fatto i vertici della Luiss rispetto al prof. Orsini. Non possiamo dirci democratici o liberali se TV, giornali, scuole e accademie operano in senso contrario e negano la libertà costituzionali per perseguire altri particolari interessi. 

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Per avere un quadro più completo dei fatti che hanno portato alla guerra ho già pubblicato un mio post al quale voglio ora aggiungere un documentario che ricostruisce i fatti mostrando anche molte riprese televisive utili per comprendere meglio il contesto socio-politico. 

 

N. B.  - Il video che ripropongo qui per dare spazio anche alle narrazioni che contraddicono la versione più diffusa, è visibile su YouTube ed è stato pubblicato anche dal sito di Byoblu.
L'autore del documentario, il regista Massimo Mazzucco, è molto noto nell'ambito della controinformazione (detta anche 'complottismo'), la sua ricostruzione degli eventi sembra ben fatta però ci sono giudizi basati su prove non vere. Per esempio la fotografia della ragazza che fa il saluto nazista (al minuto 26,30 del video)  non può essere una foto giovanile di Kateryna Jushchenko e non è neanche la moglie di Zelensky, come scrivono altri siti.
La fotografia è stata scattata nel 2006 in un raduno del The National Socialist Movement, nel Mitchigan. La ragazza è troppo giovane per essere la moglie di Jushchenko, che nel 2006 aveva 45 anni. Il vistoso tatuaggio al polso destro non è visibile nelle altre numerose immagini della Jushchenko. 

Sono soltanto imprecisioni trascurabili? Forse, ma rischiano di sminuire la credibilità di tutto il ducomentario. Mazzucco dovrebbe essere un po' più attento al controllo delle fonti e dei documenti.

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