11 dicembre 2020

Imprenditori? se continua così diventerà un insulto

Non immaginavo che a più di due anni dal crollo del Ponte Morandi sarei tornato a scriverne. Le cause di quella tragedia le avevamo intuite subito: 43 persone uccise dalla carenza di controlli e di manutenzione, ingordigia di denaro, favoritismi coperti da ingiustificabili segreti e opportunistiche complicità.
Nel mio post del 28 agosto 2018 c'era già tutto e c'era anche qualche riferimento ad altri gestori di autostrade con link che rinviavano ad inchieste che sono ormai scomparse, insieme alla scomparsa del prezioso PrimaDaNoi.it, il miglior giornale abruzzese che ormai è diventato un negozio di pentole (sic).
No, non immaginavo che potessero emergere cose ancor peggiori. Ce le riferisce il Fatto Quotidiano in vari articoli che vi invito a leggere. Le inchieste giudiziarie, nonostante tutti i tentativi di bloccarle e di annacquarle, ci mostrano un mondo imprenditoriale che dovrebbe suscitare indignazione e raccapriccio, un verminaio di abusi, ricatti, corruzione, falsità. 

 

Le condotte di dissimulazione e falsità”, poste in essere dalla vecchia dirigenza di Aspi, “erano destinate anche a mantenere il ministero delle Infrastrutture nell’ignoranza circa lo stato effettivo del patrimonio autostradale.
"Quadro desolante. Spregiudicata linea imprenditoriale improntata alla sistematica riduzione delle manutenzioni della rete autostradale"  (lo scrive uno dei giudici delle indagini preliminari)
Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato del gruppo di società che gestiscono le autostrade era già agli arresti domicialiari per "attentato alla sicurezza dei trasporti e per frode". Aveva già falsificato le informazioni per deviare l'inchiesta giudiziaria su una precedente tragedia, quella del bus precipitato da un viadotto nei pressi di Avellino, 40 morti, il più grave incidente stradale avvenuto in Italia. Aveva anche adottato accorgimenti tecnici per evitare le intercettazioni.

Contano solo i profitti. Le persone possono anche morire, i bus possono precipitare, i ponti possono crollare e i giudici sono soltanto un inutile intralcio agli affari.  

“emerge un quadro di totale mancanza di scrupoli per la vita e l’integrità degli utenti delle autostrade” (provvedimento di interdizione di Castellucci)

Imprenditori, azionisti e manager agiscono come squali, non come esseri umani.

“Le manutenzioni? Più passava il tempo meno facevamo. Così distribuiamo più utili e Gilberto e tutta la famiglia erano contenti” (Gianni Mion - A.D. di Edizioni Holding)

Giovanni Castellucci era stato assolto grazie alle falsità e ai silenzi dei suoi sottoposti a cui poteva promettere facilitazioni di carriera.

"Ora il tuo obiettivo è salvaguardare il rapporto con lui, è l’unica speranza che hai, da qui al futuro perché ti darà tutto nel senso di condividere la strategia, condividere le cose. almeno quello poi, state insieme per l’altro processo." (da una intercettazione nell'inchiesta di Avellino)
“Pensa soltanto a stringere un accordo col capo punto e basta!” (intercettazione di una conversazione tra gli autori delle perizie truccate)
I giudici riassumono la situazione parlando di un comportamento generalizzato riconducibile a “uno spirito di corpo aziendale” probabilmente “motivato dal tornaconto economico”. Un modo gentile per descrivere la complicità che si costruisce all'interno di una associazione a delinquere. Il problema è che queste potenti associazioni a delinquere, meglio conosciute come imprese, pretendono di irradiare i valori miracolosi della imprenditorialità, dell'efficienza, della competenza, del merito. Vorrebbero dar lezioni agli altri. 

nel corso degli anni “realizzavano la politica imprenditoriale, gradita agli azionisti, della massimizzazione dei profitti a scapito della sicurezza degli utenti”

Nel 2018 il crollo del Ponte Morandi aveva portato, per la prima volta in Italia, a dubitare della bontà dell'affidamento delle Autostrade agli affaristi privati. Ma le imprese (si continua a chiamarle così) si dichiarano insostituibili e la schiera dei loro lacché arriva fino ai piani più alti del potere. Ma non ci sono solo i politici al servizio dei più loschi affari, ci sono anche i giornalisti che contueranno a parlare d'altro evitando di far sapere alla gente di quale stoffa sono fatti i "bravi imprenditori" e i super qualificati "manager", poi c'è un'altra categoria di servitori del malaffare, una categoria particolare che forse non ci guadagna niente e perciò non si sa mai come qualificare: imbecilli? disinformatori? troll? sabotatori del buon senso? o semplicemente negazionisti del ponte?


 

Rosario Marcianò è lo stesso genio della blogosfera che da anni denuncia il grande complotto delle Scie Chimiche. E mentre noi, tra un delitto di Avetrana e uno di Garlasco, discutiamo delle prove nascoste, delle verità censurate e delle tragedie che forse sono solo una messa in scena, lasciamo che le inchieste procedano senza troppo clamore, sottotraccia, sostanzialmente ignorate da tutti, in attesa del provvidenziale oblio che riporterà miracolosamente manager e imprenditori a poter dichiarare al mondo la loro stupefacente efficienza,  competenza e indiscutibile merito. Chapeau.


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