29 agosto 2018

Cosa emerge dalle macerie del ponte

La tragedia genovese del 14 agosto che ha visto crollare il ponte dell'autostrada, ha portato alla luce molte cose importanti che erano tenute nascoste o trascurate.

Voglio elencarle perché mi accorgo che la gente ha poco tempo per leggere, non è neanche facile trovare le informazioni nella grande giungla che s'è creata.

1) Ponti e viadotti non si reggono in eterno. Anche i ponti hanno bisogno di controllo e di manutenzione. Se diventano pericolosi vanno demoliti. Questa è la prima realtà finalmente emersa. Ora in tutta Europa si stanno facendo controlli che potevano essere fatti prima come piano ordinario.


2) Il ponte era stato progettato dall'ing. Morandi, ma non è roba sua, è un'autostrada di proprietà pubblica affidata in gestione a un'impresa che fa capo alla famiglia Benetton. Qualcuno ha cominciato finalmente a domandarsi quale sia la ragione per cui le autostrade dello Stato, realizzate con soldi pubblici, siano state affidate in concessione ad imprese private che riescono a lucrarci miliardi. Non sarebbe stato meglio mantenere una gestione statale in modo che il lucro resti nelle casse dello Stato?

3) Abbiamo anche scoperto che i contratti di concessione stipulati tra lo Stato e le società private  concessionarie sono "segreti". Abbiamo scoperto che il segreto è una specificità italiana (in Francia i contratti di concessione sono visibili da chiunque nei siti internet).
Giorgio Ragazzi, autore del libro-inchiesta  "I Signori delle Autostrade" afferma che "la rete autostradale (è) stata sostanzialmente regalata ai concessionari dallo stato" e aggiunge che "non esiste nessun altro settore dove un governo o un ministro possa fare regali tanto imponenti". Sarà questa la ragione del segreto?


A giustificazione del segreto i concessionari dicono che esisterebbe una necessità di “assicurare parità di condizioni sul mercato tra i vari operatori del settore, anche per il caso di nuove procedure di affidamento”, ma in realtà il segreto genera una disparità tra chi conosce le vecchie condizioni e chi non le conosce, quindi va a ledere il principio di libera concorrenza che si dice di voler garantire. Dove ci sono segreti la libera concorrenza viene facilmente inquinata.

4) Abbiamo cominciato a capire che l'imposizione del "segreto" su contratti di natura pubblica di cui tutti i cittadini italiani sono diretti interessati è una scelta anomala, difficile da giustificare, e questo fa sorgere qualche sospetto. Chi e perché ha potuto accettare, in rappresentanza dello Stato, l'esistenza di clausole segrete?

5) Il putiferio causato dalla tragedia ha indotto la Società Autostrade a pubblicare i contratti (alcuni erano già stati pubblicati qui dallo scorso gennaio) così abbiamo potuto scoprire che i furbacchioni si erano assicurati profitti lordi superiori al 10% per ogni soldo investito (oltre il 7% netto) mentre per i comuni mortali un investimento bancario difficilmente arriva al 2% e anche i prestiti fatti dalla Cassa Depositi e Prestiti dello Stato alle società concessionarie si aggira intorno al 2%.

Forse si comincia anche a capire perché le autostrade italiane sono le più costose d'Europa. In Austria l’abbonamento alle autostrade costa 87,30 euro l’anno, in Svizzera 40 franchi (circa 38,12 euro), in Slovenia 110 euro. Con questi soldi, in Italia si percorrono circa 1.200 chilometri. In Germania le autostrade federali sono gratuite, salvo il pedaggio per i camion .

Ai bravi gestori privati non basta farci pagare di più, riescono anche a spendere meno, sempre meno, anche riducendo i costi di manutenzione.

Era necessario arrivare alla tragedia per capire che non ci conviene?

6) Andando a scavare un po' tra le notizie si scopre che il Gruppo Benetton non si accontenta di incassare miliardi di profitti dalle autostrade costruite coi soldi dei nostri nonni e dei nostri genitori, ma cerca anche di intascarsi tutto senza versare tasse agli italiani, basta collocare la sede in Lussemburgo, dove stava la Holding di famiglia (Sintonia). Il trucco è stato scoperto dalla Guardia di Finanza e tutto si è concluso con un patteggiamento da 12 milioni (sic, 12 milioni a fronte di profitti da miliardi). Il patteggiamento è stato condotto dal Direttore Generale dell'Agenzia delle Entrate che poi, per puro caso, è diventato uno dei più alti dirigenti di Atlantia, cioè la vera holding del Gruppo Benetton. Non è una coincidenza un po' strana?

7) Scavando ancora sotto le macerie del ponte si scopre che gli stessi profitti del 6 o 7% netto se li prende anche Gavio per le autostrade del nord e se li prende Toto per l'Autostrada dei Parchi (quella dalla sicurezza sconosciuta anche ai controllori) eppure Toto non è un fabbricante di maglioni, quindi i mezzi per fare la manutenzione non gli mancano.

Per un quadro chiaro dei costi-benefici c'è un ottimo articolo del Prof. Giorgio Ragazzi su LaVoce.info.

La privatizzazione delle Autostrade sembra essere un gran verminaio, ma scava scava e si può vedere anche altro: gli stessi profitti senza rischio che lo Stato assicura ai gestori delle autostrade vengono assicurati anche ai gestori dell'acqua. Sì, lo so, l'acqua non si doveva privatizzare perché al referendum del 2011  l'84% degli italiani impose la gestione pubblica, però di fatto i privati continuano a mantenere molte concessioni e "le quattro grandi sorelle" dell'acqua (Acea, Hera, Iren e A2a) si allargano. Poi ci sono le concessioni per le slot-machine. E che dite, vogliamo parlare anche delle concessioni per la telefonia e per le televisioni?

Viene da pensare che recuperando tutto quel che è nostro lo Stato potrebbe fare ciò che finora non si fa (controllo, manutenzione e innovazione) e potrebbe anche assicurarsi entrate aggiuntive su ogni tipo di rete: autostrade, ferrovie, acquedotti, gasdotti, linee telefoniche, ecc. Che poi sarebbe l'unico modo concreto per poter ridurre la tassazione senza smantellare i servizi pubblici. Ogni rete è per propria natura un "bene comune": sulla rete circolano i mezzi pubblici e privati; la rete distribuisce acqua e gas  a edifici pubblici e privati; sulla rete viaggiano dati pubblici e privati. Solo una gestione pubblica delle reti può assicurare una parità di condizioni d'uso (la net-neutrality).

8) Infine torniamo al segreto - ci sono settori in cui il segreto è importante, per esempio le informazioni sulle indagini giudiziarie. Non può essere garantito se le forze di polizia o gli inquirenti devono scambiarsi le informazioni mediante impianti gestiti da privati, perché ci sarà sempre qualcuno che riuscirà, con le buone o con le cattive, a violare quei segreti. La mafia saprà farsi dire chi e come sta indagando anche senza avere alcuna talpa dentro l'ufficio giudiziario. Ci conviene? Ci conviene regalare i dati sensibili sulla nostra salute ai dirigenti della IBM?

La rete, tutte le reti, devono essere considerate "beni comuni" e bisogna escluderle da qualunque possibilità di gestione privata. Questo principio sarà garanzia per tutti. pubblici e privati, di poter utilizzare ogni rete in sicurezza e senza disparità di trattamento o asimmetrie informative.

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Ritrovo alcuni elementi del mio ragionamento anche nell'intervista a Tomaso Montanari e nell'articolo di Paolo Flores D'Arcais.
Un ampio resoconto della stagione politica delle privatizzazioni è offerto dall'intervista ad Anna Donati.
Utili considerazioni sulla diatriba pubblico-privato si trovano in un articolo di Guglielmo Forges Davanzati.

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