Non è solo questione di riserbo, non è solo un modo per sfuggire ai giudizi e ai pregiudizi. La medicina è diventata business.
Le industrie farmaceutiche orientano la ricerca scientifica. Dove manca un servizio sanitario nazionale le cure sono garantite da compagnie di assicurazione. La libertà di esercitare liberamente l'impresa privata consente alle compagnie di scegliere la propria clientela e quindi di assicurare o non assicurare o di imporre clausole con particolari limiti. Siamo tutti esposti ai loro capricci perché l'ideologia neo-liberista e le politiche economiche di austerità stanno smantellando i servizi pubblici.
Se l'assicurazione riesce a conoscere in anticipo le nostre malattie e le nostre predisposizioni può scaricare tutte le persone a rischio e offrire copertura solo a chi gode già di buona salute. Ecco perché i dati sanitari devono restare coperti dal riserbo e devono essere comunicati con la massima cautela. Ecco perché il governo italiano compie un grave errore e commette un grandissimo abuso nel consegnare a un'industria americana i nostri dati più sensibili.
La notizia dell'accordo stipulato al di fuori di ogni controllo democratico e senza alcun riguardo per la privacy che tutela i dati sanitari è stata diffusa dal Fatto Quotidiano (5 novembre) a seguito di una lettera della Commssione Europea. Ma va detto che c'era già stata una interrogazione al presidente della Lombardia da parte del M5S nello scorso mese di luglio. Sì, perché gli artefici di questo accordo con l'azienda americana IBM sono Roberto Maroni, presidente leghista della Regione Lombardia, e Matteo Renzi (qualche dettaglio in più si trova in un articolo di Antonella Loi).
Quando si tratta di far grossi danni i leghisti stanno a braccetto coi piddini.
La ragione di una scelta che appare scellerata sta in una presunta questione di sicurezza. La IBM afferma di poter garantire una gestione sicura dei dati che altrimenti, lasciati circolare tra i computer dei medici e degli ospedali, sarebbero esposti alle incursioni degli hacker. E' questa la versione di Mark van Zadelhoff, direttore del colosso informatico statunitense. Altre informazioni sono reperibili anche sul sito Formiche.
Non è sbagliato ritenere che la IBM sia più capace di proteggere i dati rispetto a un modesto ospedale di provincia, ma quello che si sta facendo è un altro grande passo verso la privatizzazione della salute. Una scelta così importante che sarebbe stato opportuno sottoporla a referendum. Le scelte sulla salute non sono delegabili. Inoltre non si tratta di una scelta obbligata perché c'è un modo molto più semplice di garantire la riservatezza dei dati. Basta non metterli in rete. Le cartelle cliniche cartacee in uso fino ieri non erano facilmente raggiungibili, non era facile accedere agli armadietti e fotocopiare i documenti. La mia esperienza mi insegna che medici e infermieri riuscivano a lavorare in modo molto più rapido con carta e penna rispetto a quello che ora fanno sulle tastiere dei computer. L'informatica non è sempre un progresso e soprattutto non deve imporsi come un precetto religioso.
Mi sembra di poter condividere le preoccupazioni del prof. Vittorio Agnoletto:
Grandi banche dati nelle mani dell’Ibm che, insieme con i colossi dei farmaci e delle sementi, potranno sviluppare ricerche sul genoma e temo che non siano lontani i tempi nei quali parti dell’essere umano verranno privatizzate come lo sono stati semi e piante che da secoli erano presenti nella natura.
In campo farmaceutico oggi abbiamo necessità di una ricerca anche sovranazionale ma pubblica, indipendente, orientata verso le urgenze della salute pubblica; di regole aggiornate sulla sperimentazione clinica e sui criteri per l’approvazione dei nuovi farmaci; di Stati e di agenzie internazionali che abbiano il coraggio di denunciare le tremende conseguenze degli accordi sui brevetti, i TRIPs (Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights) che garantiscono il monopolio ventennale della produzione di un farmaco all’azienda che per prima l’ha prodotto, permettendo quindi di arrivare alla follia di antitumorali che costano oltre 100.000 euro a ciclo.In un altro articolo il prof. Agnoletto ha sottolineato il senso antidemocratico della tendenza alla privatizzazione della salute (la globalizzazione dei servizi sanitari è un affare gigantesco stimato al 70% del PIL mondiale). Il diritto alla salute garantito dalla nostra Costituzione (art.32) non può essere annullato per ampliare i profitti già enormi delle multinazionali farmaceutiche, ma è proprio questo che il totalitarismo neo-liberista ci sta imponendo attraverso pressioni lobbistiche, corruzione e accordi segreti.