La scuola italiana sta cambiando. Prima era una scuola di insegnanti e studenti. C’erano i libri, i quaderni, le lavagne, cioè strumenti al servizio delle persone, della loro educazione e della loro cultura personale. Si studiava per imparare e per sviluppare un'armoniosa personalità. Poi sono arrivate le riforme.
Quandi si dice riforma, si intende normalmente un tentativo di miglioramento, ma nella scuola in questi ultimi decenni abbiamo visto solo peggioramenti. Non è un'opinione, sono tutti concordi che la scuola italiana sia peggiorata. L'inizio delle varie riforme peggiorative coincide col ministero diretto da Luigi Berlinguer, il promotore dell'autonomia scolastica, della parificazione tra pubblico e privato, dei crediti/debiti e dei dirigenti-manager.
La scuola italiana si aspettava un aggiornamento dei programmi, un rinnovamento dei laboratori, un miglioramento degli ambienti e degli edifici, invece arrivò lo stravolgimento.
Un'attenta analisi di quelle riforme si può leggere negli scritti di Costanzo Preve:
- Da Luigi Berlinguer a Letizia Moratti
- L'assassino è il maggiordomo
La scuola italiana non era una cattiva scuola, il suo impianto era valido e lo dimostravano i risultati. La crescita economica che l'Italia aveva avuto dall'entrata in vigore della Costituzione repubblicana non sarebbe stata possibile senza una scuola capace di preparare i tecnici, gli ingegneri, i ragionieri, gli stilisti.
Poi un diluvio di POF e PTOF, BES e DSA, DS e DSGA, CLIL e ASL, FIS e PON in relazione con FESR o FSE, senza dimenticare che il FIT ha sostituito il TFA e il PAS e non c'è più la SISS...
Per capire dove trae origine il delirio è necessario guardare a qualcosa che ha preceduto l'opera di Berlinguer e l'ha preparata. Ce lo spiega un'inchiesta realizzata nel 1998 dal giornalista belga Gerard De Selys.
Il documento è scaricabile qui.
De Selys ricostruisce il programma ideato da un comitato di affaristi e industriali che già nel 1989, all’indomani del caduta del muro di Berlino, aveva individuato nell’istruzione un nuovo mercato mondiale, forse il più grande affare da preparare in vista del XXI° secolo. Nei documenti dell’ERT elaborati tra il 1989 e il 1996 c’era già tutto quello che noi eravamo destinati a subire negli anni successivi in nome di presunte “riforme”:
- Autonomia scolastica e regime di concorrenza;
- Tele-insegnamento (e-learning);
- Progettazione e realizzazione centralizzata dei contenuti didattici;
- Somministrazione affidata a prestatori di servizi;
- Obbligo di apprendimento vita natural durante (long life learning);
- Imparare ad apprendere in proprio > atomizzazione di studenti e docenti;
- Insegnanti relegati all’assistenza della clientela non redditizia (BES e DSA);
- Abolizione sostegni statali > ognuno deve pagarsi la propria formazione;
- Diplomi statali rimpiazzati dalla certificazione delle competenze;
- Sistema di accreditamento privatistico delle competenze > scuola-lavoro;
- Scuole organizzate sul modello dell’impresa > bonus di produttività.
Il progetto imprenditoriale metteva in conto anche la prevedibile resistenza politica a difesa della libertà culturale che si sostanzia nella libertà di insegnamento e nella visione democratica della scuola come “comunità educante”, nonché delle reti di comunicazione come infrastrutture necessariamente pubbliche. Tali resistenze sarebbero state eluse includendo l’istruzione tra i servizi. Se la scuola non è più una istituzione della comunità democratica (organo costituzionale nel senso esplicitato da Piero Calamandrei), bensì un semplice servizio che può essere erogato paritariamente dall’ente pubblico o dall’impresa privata, essa come servizio può essere assoggettata ai trattati europei di libera concorrenza che si impongono anche sulle leggi dei singoli Stati. Ed è per questa ragione che oggi vediamo la sigla PON (Programma Operativo Nazionale) sovrapposta alla intestazione degli istituti scolastici. Attraverso questi programmi di finanziamento europeo le scuole vengono indirizzate e dirette. Il finanziamento si alimenta di soldi nostri prestati agli organi dell’Unione Europea, utilizzati solo per perseguire gli interessi ideologici ed economici che hanno ispirato il programma di speculazione commerciale messo a punto dai signori dell’ERT.
Hanno comprato le nostre scuole coi nostri soldi e ora ci stanno imponendo un modello di mercificazione della cultura e della vita che distrugge la comunità, incide sulla libertà di pensiero e sullo sviluppo della personalità e mina le basi democratiche della nazione.
Le riforme realizzate in attuazione del programma dell'ERT mettono l'istruzione al servizio esclusivo dell'economia.
L'orizzonte educativo scompare e si entra in un'ottica di addestramento permanente. Non sarà un addestramento finalizzato ad un ruolo economico-sociale perché si profila un futuro di continui cambiamenti, quindi si addestrano sudditi predisposti ad apprendere e riapprendere continuamente le competenze lavorative da spendere in un mercato del lavoro instabile e senza frontiere. L'economia che era strumento di progresso umano si trasforma in un mostro invisibile che divora diritti e dignità. Quali diritti potranno esserehttps://www.portaleargo.it/argoweb/home.seamroduzione? conquistati o conservati da persone soggette al perenne ricatto lavorativo? Quale dignità potrà restare al nomade costretto a un apprendistato precario, in continua competizione con gli altri, sottoposto ad una continua valutazione da parte di estranei che non vedranno mai come uomo, ma sempre e solo come mezzo di p
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