5 dicembre 2017

Terrorismo islamico

Attentati terroristici. Ognuno di noi ha qualche immagine scolpita nella memoria a presidio della paura: la rambla di Barcellona, il camion sul lungomare di Nizza, il teatro Bataclan di Parigi, la metropolitana di Londra, la redazione di Charlie Hebdo, il concerto di Manchester. Forse non ricordiamo più il numero delle vittime, né il nome degli assassini, però sappiamo che il terrorismo c'è, può colpire nel cuore delle nostre città. Terrorismo islamico.



Da bambino avevo imparato poche cose del mondo musulmano, cose che mi sembravano curiose, non paurose, come la poligamia che consentiva agli uomini di prendersi più mogli e di riempirsi un harem di concubine. C'erano i ricchissimi sceicchi arabi, le deliziose odalische, i tappeti persiani e i tappeti volanti, la favole di Aladino e di Sherazad. Erano queste le immagini che avevamo del vasto e lontanissimo mondo maomettano. Accadeva talvolta di incontrare qualche islamico, lo si poteva riconoscere quando stendeva a terra un tappetino, come una piccola chiesa portatile, e si prostrava in preghiera rivolto in direzione de La Mecca. Gente pia. Poi tutto è cambiato. Il grande attentato alle torri gemelle di New York ci ha mostrato l'altro volto dell'Islam, un volto oscuro e feroce che portava il nome di Al-Qaeda, la setta del famigerato Bin Laden.

Era iniziato lo scontro di civiltà che era stato già prefigurato da Samuel Huntington. Chissà se anche i musulmani furono avvisati.



Dalle pagine de L'Espresso Umberto Eco ci faceva osservare che lo 'Sceicco del Terrore' e la sua famigerata setta di musulmani assassini sembrava replicare l'antica leggenda del Veglio della Montagna, il musulmano del XII° secolo che dalla sua roccaforte di Alamut addestrava i fedelissimi 'assassini' (nel senso di fumatori di hashish) e li incaricava di uccidere i viandanti nel modo più spietato e spettacolare.

Bin Laden era il Veglio del terzo millennio, ma sembrava anche un Diabolik inafferrabile, insieme al suo amico Mullah Omar che si diceva percorresse in motocicletta le strade impervie dell'Afghanistan. Tutti gli aereoporti del mondo furono blindati da controlli ossessivi, tutti i computer furono numerati e vigilati, tutte le comunicazioni in rete da allora vengono accuratamente filtrate. Era necessario, così ci dissero, perché gli assassini di Al-Qaeda potevano nascondersi ovunque. Una loro e-mail di rivendicazione terroristica, vera o falsa che fosse, doveva farci più paura dei poliziotti di Genova e delle torture democraticamente pianificate alla scuola Diaz e alla caserma Bolzaneto. Una bottiglietta d'acqua minerale poteva nascondere più pericoli degli scarichi tossici dell'Ilva di Taranto. Bisognava passare ai raggi X qualunque passeggero. Bisognava pagare spioni che ascoltassero qualunque messaggio, giorno e notte. I principi di libertà, trasparenza e presunzione di innocenza scritti nelle Costituzioni borghesi furono sospesi per tornare al "Taci, il nemico ti ascolta".

Poi, chissà come, lo Sceicco del Terrore scomparve dai teleschermi, forse perché di attentati ce ne furono ben pochi e nel frattempo s'era scoperto che le buste con polvere di antrace non erano state opera sua, i suoi fratelli erano soci della famiglia Bush e lui stesso aveva frequentato le cene presidenziali della Casa Bianca tra generali, ambasciatori e altri amici, scambiando chiacchiere anche con Loredana Bertè. Proprio lei, non sto scherzando. Storie così lo rendevano poco credibile come Grande Capo dei cattivi musulmani. Il terrorismo islamico cambiò nome e strategia, improvvisamente ci dissero che s'era costituito il califfato delle bandiere nere, si chiamava Isis. Proprio così, non sto scherzando, il nome dell'antica dea egizia, una divinità pagana molto cara ai cultori di scienze occulte, i teosofi come Madame Blavatsky. No, non è un nome che può andar bene ai musulmani, ma tant'è.

Noi scoprimmo l'esistenza dell'Isis (Islamic State of Iraq and Syria) quando ci mostrarono in TV lo sgozzamento di un giornalista. Una macellazione umana compiuta con puntiglio teatrale da un boia completamente vestito di nero, con la faccia mascherata di nero come Diabolik. Era il 14 agosto 2014, la vittima si chiamava James Foley e l'uccisore fu soprannominato Jihādi John a causa del suo perfetto  inglese, poi si scoprì che era davvero un inglese.

L'Isis uccise anche altri innocenti badando sempre a filmare la scena. Tra gli islamici la setta è nota col nome di Daesh, evidentemente il nome della Dea Iside là sembra poco appropriato. Il nuovo Veglio della Montagna si chiama Al-Baghdadi, uno sconosciuto che in poco tempo ha ottenuto i finanziamenti necessari per armare e addestrare un esercito sostenuto anche da una fiorente attività di videoproduzione. L'Isis riesce a seminare terrore da anni, ma agisce solo in aree islamiche.

Lo scorso 15 ottobre a Mogadiscio ha fatto esplodere un camion bomba davanti al Safari Hotel uccidendo più di 350 persone. E' uno degli attentati più gravi di tutti i tempi, ma da noi la notizia è passata inosservata perché ci interessa solo l'Isis che rivolge a noi le sue minacce: le bandiere nere a piazza San Pietro in un bel fotomontaggio da copertina fa più effetto di un grande albergo sventrato dalle bombe con centinaia di persone morte. L'11 settembre in casa dei musulmani non fa notizia. Quando gli attentati uccidono persone diverse da noi, africani o islamici o asiatici non interessa a nessuno. Ma sono davvero diversi da noi? E non ci sono soltanto i fatti di Mogadiscio, dove a distanza di pochi giorni s'è verificata un'altra strage ignorata da tutti, nei pressi dell'Hotel Nasa Hablod e dobbiamo chiederci se il terrorismo si chiama terrorismo islamico anche quando è islamico l'obiettivo da colpire e islamici quelli che muoiono.

Islamici erano anche i 100 morti nell'attacco kamikaze che ha colpito un centro per rifugiati vicino alla città siriana di Deir Ezzor. 20 sono i morti nella sede della TV Shamshad di Kabul, attaccata dall'Isis. 400 i cadaveri ritrovati nei pressi dell'aereoporto militare di Hawija, nel nord dell'Iraq. 116 persone uccise dai militanti dell'Isis nella città siriana di Al-Qaryatayn. 200 sono le vittime dell'Isis in una moschea del Sinai ad Bir El Abd. Tutti islamici, ovviamente, perché l'Isis uccide gli islamici, non ha mai inviato nessuno a compiere attentati in Europa, benché abbia lo strano vezzo di rivendicare tutti i crimini commessi in Europa e in America da psicopatici e disperati. 305 morti e 128 feriti è il bilancio della carneficina compiuta dall'Isis nella moschea Sufi del villaggio egiziano di al-Rawdah. Anche i Sufi appartengono al mondo islamico.

L'Isis ha esaltato la morte e l'omicidio spettacolare, ha costretto i bambini ad assistere alle decapitazioni, li ha costretti ad uccidere e farsi uccidere. Il culto del sangue e della violenza si celebra davanti alle telecamere per essere diffuso in internet. Gli sgozzatori dell'Isis non sventolano i vessilli verdi dell'Islam, non hanno la mezzaluna nelle loro insegne, non sono brutali beduini, sono cultori dell'immagine e della tecnologia, potrebbero competere con Quentin Tarantino. Gli adpeti di questa setta del male sono soprattutto giovani europei delusi dal sogno irrealizzabile quotianamente promesso dalle scintillanti televisioni del mondo consumistico. Delusi e arrabbiati.

Ora c'è quasi da gioire alla notizia dei battaglioni femminili curdi che sono riusciti ad espugnare Raqqa, la roccaforte dell'Isis. L'esercito curdo che entra a Raqqa è un esercito islamico. E' l'esercito nel quale combattevano Asia Ramazan Antar e Ayse Deniz Karacagil, belle e coraggiose, cadute combattendo contro l'Isis. Donne senza velo. Ho scelto le loro fotografie per illustrare questo articolo. Ora che sono arrivati i curdi a Raqqa anche le altre donne islamiche possono togliersi il velo, ma forse a noi continueranno a farci credere che l'Islam obbliga le donne a coprirsi i capelli e anche il volto.

C'è un risvolto tragicomico in questa vera sanguinosa guerra. I curdi hanno armato un esercito composto prevalentemente di donne perché i soldati del califfato nero votati al martirio sanno che il paradiso non accetta chi s'è fatto ammazzare da una donna. Non sappiamo in quale sura sta scritto, ma il Neocaliffo dell'Isis dev'essere stato chiaro: se ti fai uccidere da una donna non sei un martire, sei solo uno scemo. Meglio scappare dunque. Ste maledette donne che dovrebbero star tutte verginelle nel giardino dell'aldilà ad attendere gli eroi morti per la jihad, stanno qua e fanno la loro jihad col kalashnikov e così ti precludono per sempre anche la possibilità estrema di morire da martire. Ecche c...!!!

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