Le peggiori idiozie le ha dette il presidente degli Stati Uniti. Ciò dovrebbe gettare nel panico il mondo intero, ma Donald Trump ci aveva già abituato alle sue menzogne, cattiverie e volgarità. Poi s'è messo in mostra il suo gemello britannico, Boris Johnson, annunciando che non avrebbe fatto nulla per arginare il virus, ma avrebbe semplicemente atteso la morte di alcune migliaia o centinaia di migliaia di suoi concittadini. Ha provveduto lo stesso virus a fargli cambiare idea. Ora sembra che il peggio provenga da Jair Bolsonaro, il neonazista brasiliano giunto al potere grazie ad accordi illegali con un giudice che ha fatto incarcerare il suo rivale Lula. Sappiamo poco di altri governanti, come il premier indiano Modi e il simil-zar russo Putin, e poco della situazione dei loro paesi. I regimi autoritari riescono facilmente a nascondere le notizie, l'abbiamo già visto anche per l'Iran.
C'è una lezione importante che dobbiamo trarre da questa tragica esperienza: non è vero che i regimi autoritari garantiscono una maggior sicurezza ai cittadini. Tutta l'efficienza che deriva da una organizzazione militarizzata della società, apparentemente molto più efficiente dei sistemi democratici che sono per loro natura complessi, disordinati, instabili e scarsamente controllabili, è finalizzata solo alla conservazione del potere dei capi. Basta un venticello per mettere a nudo la loro totale inefficienza.
Le democrazie si muovono con poca rapidità, commettono errori, devono correre ai ripari, cambiano orientamento; i regimi autoritari non sanno proprio cosa fare e si avvoltolano nelle loro bugie, si ergono nell'autoelogio del capo e nell'inutile esercizio della violenza per poi nascondere tutto. I sistemi di Bolsonaro & C. possono essere ancora considerati modelli politici fondati sull'ideologia di destra o bisogna ormai riconoscere che è solo pura imbecillità, narcisistica e violenta?
Per dare una risposta potrebbe essere utile vedere quello che sta accadendo ora in Bolivia, lo stato sudamericano governato per vari anni da Evo Morales, il primo indio giunto alla presidenza. Anche Morales è stato cacciato lo scorso novembre con metodi illegali e antidemocratici. Nel blog di Gennaro Carotenuto, una specialista delle vicende sudamericane, troviamo il racconto del golpe realizzato ai danni dei boliviani, delle tecniche di diffamazione simili a quella usate dalla mafia e anche il racconto di come la vicenda venga occultata, ma soprattutto dobbiamo leggere quello che il prof. Carotenuto ci dice dei fatti più recenti e della vera "guerra" che in tutta l'America latina è stata dichiarata contro la fasce più deboli della popolazione.
A completare il quadro vi raccomando di leggere anche il reportage (In Bolivia, sulla strada con l'élite di Santa Cruz) pubblicato nell'ultimo numero di Le Monde Diplomatique. Il racconto di Maelle Mariette ci conferma in peggio i giudizi di Carotenuto e ci aiuta a conoscere, oltre ai fatti, anche quello che passa nella mente dell'élite di Santa Cruz, i signori bianchi che leggono il Mein Kampf e la domenica vanno in chiesa dove ascoltano, insieme ai loro servitori indios, le parole del sacerdote:
"Tutti noi, miei cari, fratelli e sorelle, siamo qui riuniti affinché quel selvaggio di Evo Morales non torni mai più"
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