10 luglio 2020

Cos'è il politicamente corretto?

Traggo una definizione da Wikipedia 

il politicamente corretto (o politically correct) è "un atteggiamento sociale di estrema attenzione al rispetto generale, soprattutto nel rifuggire l'offesa verso determinate categorie di persone"
Chi è che usa e che vorrebbe imporre a tutti un linguaggio ripulito da ogni ombra di pregiudizio?

La risposta più immediata potrebbe vederne l'origine tra coloro che sono ideologicamente contrari ai pregiudizi di tipo  razziale, etnico, religioso, sessuale, ecc. cioè quelli di sinistra, etichettati anche come "buonisti", che non significa buoni ma piuttosto ipocriti che vogliono apparire buoni imponendo agli altri particolari obblighi di pensiero. A tal fine pretendono di censurare il linguaggio. Non più i bacchettoni tradizionalisti, ora quelli di sinistra sarebbero diventati i censori. E' davvero così?

Il politicamente corretto è una forma di conformismo linguistico, con i limiti tipici di qualsiasi forma di pensiero unico, nel quale sono state individuate tracce di neopuritanesimo. Viene inoltre molto criticato il bizantinismo di certe definizioni che sfumano negli anni: quelli un tempo chiamati brutalmente minorati sono divenuti prima invalidi, successivamente handicappati, poi portatori di handicap, quindi disabili ed infine diversamente abili.
Un esempio estremo di censura introdotta dal dogma del politicamente corretto sarebbe il divieto di parlare di padre e di madre, etichette sessiste che andrebbero sostituite con "genitore 1 e genitore 2" in modo da non creare pregiudizio nei confronti delle coppie omosessuali. Si tratta ovviamente di una fake-news che la propaganda politica di destra continua ad usare come cavallo di battaglia. Nessuno ha mai vietato a nessuno di qualificarsi madre, donna o cristiana. L'inno di Giorgia Meloni con cui rivendica il suo diritto di definirsi in tal modo non ha alcun senso, si oppone a un divieto che non c'è mai stato, però rispetto alla gran massa di ignoranti l'argomento risulta efficace, crea l'impressione che qualcosa ci sia.
siamo perfettamente in linea con chi afferma che "genitore 1 e genitore 2" è una stupidaggine bell'e buona. Tra l'altro noi delle famiglie arcobaleno non abbiamo mai cavalcato quest'onda insensata. E ciò per due semplici motivi. Il primo è che questa terminologia non è MAI stata usata in nessuno modulo amministrativo ufficiale; perciò la lotta dei sopracitati gruppi è una specie di battaglia contro i mulini a vento, tutta immaginaria e strumentale. Il secondo motivo è che questa terminologia non piace nemmeno a noi perché limitante e per niente inclusiva
(Giuseppina La Delfa - Presidente Ass. Famiglie Arcobaleno)

Per chiarire che il politicamente corretto è una strategia politica della destra reazionaria e non della sinistra è stato pubblicato un manifesto sottoscritto da 150 intellettuali di quell'area che viene spregiativamente definita come "radical chic". In TV questa notizia è stata data con la solita deformazione ideologica, cioè come se i 150 firmatari avessero finalmente riconosciuto la bontà delle battaglie condotte dalla destra contro le pretese censure di linguaggio. Si tratta invece solo di una dichiarazione con cui si cerca di ribadire che la sinistra non ha mai voluto censure di linguaggio, se non quello che viene definito linguaggio d'odio (hate-speech) che nulla c'entra con le questioni di famiglia e di genere. 

Come ci fa notare giustamente MicroMega, rivista che rappresenta la sinistra più radicale, l'opposizione al polically correct da sinistra è iniziata dal 1984. Questo ovviamente non esclude che alcuni personaggi appartenenti a formazioni di sinistra o sedicenti tali siano caduti nella trappola o abbiamo voluto fornire alle destre occasioni di polemica.

La sinistra è contraria alle discriminazioni, ma le battaglie contro le discriminazioni non si possono portare avanti fingendo che le discriminazioni non esistono. Il linguaggio ripulito equivale a nascondere la polvere sotto il tappeto. Serve a dare l'impressione che il problema non ci sia: non pronunciamo più la parola "negro" e magicamente nessuno potrà più accusarci di razzismo. E' abbastanza evidente che questo espediente linguistico ha una qualche convenienza soltanto per chi teme di essere qualificato come "razzista", può tornare utile a chi voglia negare l'esistenza del problema, non può avere alcuna utilità per chi è impegnato a contrastare gli atteggiamenti che sono di fatto razzisti.

Purtroppo continueremo ad essere bombardati da fake-news che denunciano le assurdità del politicamente corretto, continueranno a dirci che è un vizio della sinistra radical-chic, in realtà è solo un falso problema, ma la destra ha interesse a gonfiarlo, non ha molti altri argomenti per contrastare direttamente il principio di uguaglianza e di rispetto delle persone.

*   *   *

AGGIORNAMENTO del 12 luglio - La dichiarazione dei 150 intellettuali (Lettera sulla giustizia e il dibattito aperto - pubblicata dalla rivista Harper's) sta suscitando notevoli polemiche di cui ci informa un ampio articolo di ValigiaBlu che torna sia sulla questione dell'opportunità (infelice nella tempistica), sia sull'accusa di genericità (tono allusivo) dei casi indicati come esempi negativi nelle stessa dichiarazione.
Direttori sono stati licenziati per aver sostenuto articoli controversi, libri sono stati ritirati per le accuse di inautenticità, ai giornalisti è vietato scrivere su alcuni argomenti; i professori sono indagati per la menzione di opere letterarie in classe; un ricercatore è stato licenziato per aver fatto circolare uno studio accademico; e i vertici delle organizzazioni sono stati rimossi per quelli che a volte sono solo goffi errori.
Cancel Culture - è questa l'etichetta usata per definire la reazione eccessiva ad espressioni o comportamenti ritenuti intollerabili. L'abbiamo visto già col MeToo che ha raccolto un serie di denunce di molestie sessuali a partire dal caso Weinstein. Tra le persone accusate molti sono stati esposti alla pubblica denigrazione e hanno perso il lavoro ancor prima di poter subire un regolare processo. Il MeToo ha imposto la "cancellazione" da ogni contesto civile e lavorativo di chi era stato accusato. Qualcuno s'è suicidato ritenendo di non avere alcuna possibilità di discolparsi. Si tratta di un indegno linciaggio? E' stata una caccia alle streghe? Oppure, come sostiene Matteo Pascoletti su ValigiaBlu, si sta criminalizzando il boicottaggio come forma di protesta?  Torneremo su questa delicata questione.











Nessun commento:

Posta un commento