Per decisione del Parlamento è stato finalmente tolto il segreto sugli atti delle Commissioni d'Inchiesta precedenti al 2001. Sono documenti che erano rimasti coperti da un segreto "funzionale" che dovrebbe essere una cautela temporanea, invece era diventato un modo per nascondere definitivamente i fatti accertati benché il Parlamento avesse svolto le sue inchieste in diretta rappresentanza dei cittadini. La trasparenza in questo caso dovrebbe essere la stessa finalità dell'inchiesta, invece quel segreto funzionale era sufficiente a tenere tutto nascosto. Siamo quindi lieti della decisione di rimuovere il segreto, almeno per una parte dei documenti, ma chi ha cominciato a guardarci dentro ha trovato cose che per molti italiani potrebbero essere sconcertanti.
Come storico dei rapporti tra Stati Uniti e Italia, constatare la partecipazione di un colonnello dei carabinieri e di agenti della Cia alla programmazione e all’esecuzione della strage di Piazza Fontana non è scoperta di poco conto, anche a mezzo secolo di distanza. Soprattutto apprenderlo dalla bocca di Paolo Emilio Taviani, per anni ministro dell’Interno e della Difesa, vice presidente del Consiglio in carica all’epoca della strage, rende i fatti da lui citati pressoché inoppugnabili, oltre che uno stimolo a ulteriori ricerche.
Gian Giacomo Migone
I cittadini più attenti sanno già da molto tempo che a mettere quella bomba che ha avviato in Italia la tragica stagione della "strategia della tensione" non furono gli anarchici, usati fin dall'inizio come capri espiatori, ma forse anche gli italiani che conoscevano già la strana mescolanza di fascisti e di servizi segreti non sanno che alcune verità sul terrorismo di Stato erano già state accertate ufficialmente da lungo tempo.
Secondo Taviani "se si fosse detto subito, come era mia intenzione, che la strage di Milano era di destra", si sarebbe lasciato meno spazio a capacità del terrorismo rosso di attrarre nuove leve. "Se si fosse detto che quella strage era di destra - aggiunse inoltre - probabilmente non si arrivava né alle stragi dei treni, ma soprattutto non si arrivava all’uccisione di Moro" - Maurizio Caprara
Taviani era certo della partecipazione di agenti americani della CIA alla preparazione degli attentati del 1969. Egli escludeva un ruolo dei sovietici del KGB, ma si diceva altrettanto certo che il KGB tenesse sotto stretta sorveglianza gli uomini del Partito Comunista Italiano allo scopo di impedire un loro ingresso al governo. Il contrario di quello che l'uomo comune avrebbe potuto pensare.
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