31 luglio 2020

Tutti gli orrori e tutte le stragi hanno lo stesso colore

In questi giorni lo scandalo della caserma Levante di Piacenza sta sollevando dubbi sull'intero sistema organizzativo delle forze dell'ordine in Italia. 

I carabinieri di Piacenza agiva imitando il crimine violento descritto in "Gomorra" (qui un commento di Roberto Saviano)

E' l'ennesimo scandalo. Gli scandali sono stati molti e ogni volta abbiamo sentito rinnovare gli elogi ai carabinieri e alla polizia facendo in modo di limitare l'onta dello scandalo. In genere lo si fa usando la metafora delle "mele marce". Talvolta ci abbiamo anche creduto senza riuscire a capire perché le "mele marce" di Ferrara (i 4 poliziotti condannati con sentenza definitiva per l'omicidio di Federico Aldrovandi) non venivano allontanati dalla polizia ma continuavano ad essere applauditi e difesi anche dal sindacato di polizia; (non sarebbe meglio scartarle se sono mele marce?) Non abbiamo capito perché gli artefici della "macelleria messicana" nella scuola Diaz di Genova non venivano allontanati dalla polizia, ma addirittura promossi; non abbiamo capito perché se un magistrato che s'è occupato di quei sanguinari abusi di potere dichiara che sono abusi di potere viene messo sotto indagine; non abbiamo capito perché dentro le caserme sono sempre gli onesti ad aver paura e a subire sanzioni (dal caso del carabiniere Santino Tuzi, misterosamente suicidato, al caso del carabiniere Riccardo Casamassima).

Ora viene sequestrata un'intera caserma, covo di una banda di gangster spacciatori che ricevevano encomi. No, ora la retorica delle "mele marce" non è più sostenibile, i casi sono troppi e hanno tutti lo stesso colore politico, quindi c'è una questione generale da affrontare ed è anche una questione politica.  I carabinieri-ganster di Piacenza hanno scelto come avvocato un esponente di Forza Nuova. Inutile girarci attorno. E non si cada nel solito tranello: non stiamo parlando di carabinieri o poliziotti che tutelano l'ordine pubblico usando metodi violenti, questi sono spacciatori picchiatori che agiscono solo per intimorire, far soldi e acquisire potere. Pare che non abbiano commesso gli omicidi dei fratelli Savi, ma lo stile è sempre quello.

Il marciume che genera gli orrori non si ferma davanti a niente, i feroci pestaggi del G8 di Genova sono avvenuti davanti alle telecamere, il pestaggio del giornalista Orione nonostante fosse un giornalista, le cariche agli operai con Maurizio Landini in prima fila, le botte a Beppe Grillo in Val di Susa. Quel marciume che sporca le divise sa di avere le spalle coperte. C'era Gianfranco Fini, allora ministro della Repubblica, nella stanza di comando del G8 di Genova; c'era l'inqualificabile Claudio Scajola ad insultare una vittima del terrorismo; loscandalo della caserma Levante sembra solo una replica delle caserma di Aulla. Infine al Viminale è arrivato Salvini a dare l'esempio che tutte le leggi si possono violare. Se il ministro si pone al di sopra della legge (e poco importa con quali argomenti lo faccia) offre l'esempio peggiore e viene imitato.

Alla questione è dedicato il libro di Donatella Di Cesare, "Terrore e modernità". Ma per capire qualcosa è utili anche la lettura di quello che ha scritto pochi giorni fa Carlo Bertani facendo anche qualche osservazione sul tipo di organizzazione delle nostre Forze dell'Ordine.

Purtroppo il problema è più grande di quello che sembra. Non è un problema italiano, basta guardare il periodico ripetersi di abusi negli USA e la situazione francese che somiglia molto alla nostra. Non è solo una questione di chiusure corporative. Non c'è solo l'effetto lucifero ben descritto dagli esperimenti carcerari di Philip Zimbardo. Intorno ai criminali in divisa c'è un'ampia fascia di giustificazione e di protezione politica. In Francia s'è visto nel caso Benalla. In Italia abbiamo visto il tentativo del capo della polizia di mettere a tacere le critiche di un magistrato che conosce bene i fatti di cui parla. il vertice del CSM non ha risposto secondo il principio democratico della divisione dei poteri e del riconoscimento delle responsabilità, al contrario ha aperto l'inchiesta contro il giudice Zucca.

Quando Matteo Salvini e Giorgia Meloni chiedono di cancellare dal codice penale il reato di tortura, non stanno proteggendo i poliziotti onesti, vogliono l'impunità per chi commette i peggiori abusi. Sono cose che non si possono spacciare per 'opinione politica', si tratta di fiancheggiamento.

Oggi, nonostante sia stato giudizialmente chiarito che Stefano Cucchi fu ucciso di botte dai carabinieri e poi abbandonato dai medici, violando la legge, la deontologia professionale e la carità umana, la stampa "main-stream" continua ad insultare la sorella che ha portato all'accertamento della verità. Nicola Porro non è solo il vecedirettore di un giornalaccio che passa per stampa autorevole, è anche un conduttore televisivo nei vari canali TV ed è anche uno strillone del web che vomita rabbia contro il main-stream. Nicola Porro è uno sgherro del capitalismo nostrano al pari di Sallusti, Belpietro, Giordano, Sinaldi, Feltri, Facci, Del Debbio, Farina, Borgonovo e tanti altri. Riescono ad essere establishment e anti-establishment. Una bella strategia.

Oggi possiamo vedere le dichiarazioni di Vittorio Feltri con cui cerca di escludere la responsabilità dei fascisti per la strage della stazione di Bologna. Gli esecutori della strage sono già stati condannati. Ma sono stati anche ben difesi, sostenuti da ottimi avvocati e ormai sono liberi da anni nonostante i vari ergastoli inflitti dalla giustizia, ma la leggenda della loro innocenza è stata coltivata sempre sia dai depistaggi organizzati dai servizi segreti (anche su questo ci sono sentenze definitive) sia dalle fantasiose ricostruzioni giornalistiche (la pista palestinese, la presenza a Bologna del terrorista Carlos, ecc.) ora arrivano prove documentali sui soldi che il fascista Licio Gelli (il venerabile maestro della P2 a cui erano iscritti, insieme a Berlusconi, tutti i membri del comitato di crisi per il sequestro di Aldo Moro) avrebbe versato ai fascisti dei NAR e scatta subito la difesa d'ufficio da parte del 'libero pensatore' di Libero e 'giornalista indipendente' del Giornale, Vittorio Feltri.

Chi legge costantemente le notizie, osservando le fonti e collegando fatti e opinioni, si rende conto di essere accerchiato. Ma quanti riescono a farlo? Occorre molto tempo, pazienza certosina e anche buona memoria. Troppi non si accorgono che ci stanno affogando nel fango per farci poi credere che il nazi-fascismo è la salvezza.  Gli sgherri travestiti da ribelli anti-establishment sono la prova evidente da strategia a tenaglia, a guardarli bene sono pagliacci ridicoli, come il carabiniere che invoca la rivoluzione, ma sono molto molto pericolosi perché non c'è quasi nessuno che li accoglie a pernacchie come emriterebbero.

La destra che s'è impadronista di stampa e TV insieme alla finta ribellione populista guidata da neofascisti vogliono farci accettare un ritorno del fascismo, la normalità del razzismo, il disprezzo per la povertà, il rifiuto di qualunque diversità, la violenza della polizia, addirittura le torture... tutto sembra essere lecito, mafia, corruzione, assunzioni dirette nei posti pubblici, appalti senza regole... però se il governo Conte proroga l'emergenza per poter continuare a pagare i sussidi a chi è stato colpito economicamente dal Covid bisogna urlare alla dittatura di Conte!  E' pazzesco!

Ancora più pazzesco è ascoltare i giornalisti di una finta sinistra che rinforzano le tesi della destra. Su La7, al posto della Gruber, ci sono Telese e Parenzo che rimasticando tutti i luoghi comuni di una sinistra che esiste solo nelle visioni paranoiche dei neofascisti (e in tal modo offrono al finto nemico la conferma di quel che sostiene) si pone a guardia dei dogmi neo-liberisti. Un paio di sere fa la faccia di Parenzo di fronte alle critiche che Maurizio Landini faceva alla Confindustria sembrava quella di un seminarista davanti a un ubriacone che bestemmia. La Confindustria non è criticabile.  Ieri sera è trasecolato perché un ospite (il giudice Colafiglio) stava sollevando qualche sospetto sui conti correnti nascosti nelle banche svizzere dal presidente della Lombardia: la ricchezza, la ricchezza, non è reato, non è un illecito, diceva Parenzo facendo una genuflessione ogni volta che evocava la sacra ricchezza. L'idea che possano esserci ricchezze di provenienza illecita è diventata una bestemmia. E questa sarebbe la sinistra? Davvero qualcuno può pensarlo?




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