Il tempo passa in fretta. Passa ancora più in fretta dentro una situazione di emergenza in cui le informazioni si aggiornano rapidamente. Non ci ricordiamo più cosa stavamo facendo la settimana scorsa perché troppe cose sono cambiate da allora. Con questa consapevolezza il 2 aprile ho pubblicato un post in cui ho annotato la successione dei fatti nei primi tre mesi della pandemia. Ora però vedo che non è sufficiente tenere il conto dei fatti, è importante ricordare anche chi diceva cosa. Ci aiuta a distinguere la prudenza e la saggezza dal parlare a casaccio. Per fortuna c'è Marco Travaglio che riesce a fare questo lavoro certosino e ci dà la sveglia.
La notizia che tiene banco è quella delle inchieste giudiziarie che hanno coinvolto il Presidente del Consiglio. Per quasi tutti i giornali è la notizia più importante, quella che conferma le accuse scagliate da Salvini e Meloni. La somma dei morti, delle reclusioni domiciliari per milioni di italiani e delle migliaia di aziende chiuse, erano davvero una miscela criminale. I giudici l'hanno finalmente capito e ora Giuseppe Conte dovrà risponderne. Può esultare anche il generale Pappalardo che lo stava dicendo da tempo. E Salvini ora chiede a Conte di “scusarsi coi parenti e gli amici dei troppi bergamaschi morti”.
Ecco, fermiamoci un attimo. Conte deve scusarsi perché li ha fatti morire lui? o semplicemente perché avrebbe potuto evitare la loro morte? E come si fa per evitare che qualcuno s'ammali contagiato dal coronavirus?
Ci sono due possibili risposte: uno, evitare il contagio, impedire i contatti, tenere le persone bloccate in casa finché la circolazione del virus non si sia fermata; due, aumentare il numero dei medici, degli infermieri e dei respiratori per soccorrere i malati. Giuseppe Conte ha fatto entrambe le cose e le ha fatte presto (nel mio post ci sono le date). Come italiano provo una immensa gratitudine per Giuseppe Conte. Non dev'essere stato facile resistere alle pressioni di tanti politicanti (sia in maggioranza, sia in opposizione), resistere alla Confindustria e soprattutto resistere alle pressioni mediatiche che ogni giorno ci facevano vedere che altrove non si faceva nulla, che Donald Trump si faceva beffe del virus (poi a New York non riuscirono più a seppellire i troppi morti e allora Trump ha cominciato a parlare di disinfettanti e a somministrarsi l'idrossiclorochina), che Boris Johnson annunciava che non avrebbe fatto nulla ("cari inglesi preparatevi a perdere un po' di parenti", poi s'è ammalato lui e non l'ha detto piu').
Davvero qualcuno crede che a sbagliare sia stato Conte? Se avesse ascoltato i consigli di Salvini il 27 febbraio avrebbe già dovuto annullare il Decreto del 23 e riaprire le zone rosse di Codogno e di altri otto comuni, invece dopo qualche giorno Conte chiuse tutta l'Italia. Ha fatto male?
Il 27 febbraio Salvini gridava dai microfoni di tutte le TV: “Il Paese affonda, con i governatori leghisti concordiamo che occorre riaprire tutte le attività e tornare alla normalità”. E l’indomani rincarava: “Voglio dire a Conte che il problema non è la zona rossa, ma riaprire subito tutto. Si torni a produrre, a comprare, a sorridere”. Vittorio Feltri il 2 marzo: "Lasciateci lavorare. Dopo i veneti, anche i lombardi scendono in piazza per essere liberati da alcune restrizioni. Confindustria e sindacati chiedono a Conte di riprendere l’attività”.
Il 29 febbraio gli amministratori della Lombardia proclamavano: “Non sono all’ordine del giorno nuove zone rosse, nemmeno ad Alzano e in Val Seriana”. Per fortuna poi la palla passò al governo, che chiuse tutta la Lombardia e altre province altrimenti i camion militari per caricare le salme dei morti a Bergamo non sarebbero bastati.
In Veneto le cose sono andate meglio che il Lombardia. Sono molti a dire che tra i leghisti ci sono amministratori pessimi (Fontana e Gallera) ma anche amministratori eccellenti (Zaia), forse però si dimentica di ascoltare chi ha preso le decisioni. Il prof. Andrea Crisanti, il virologo che ha guidato la gestione ospedaliera dell'emergenza in Veneto, ha ammesso di aver dovuto violare le direttive regionali per evitare che anche il Veneto subisse una tragedia analoga alla Lombardia. Per chi riesce a guardare oltre la propaganda occulta del giornalismo risulta evidente che non ci sono leghisti che si possono salvare. Una massa di cialtroni.
Ora siamo a giugno, dagli ospedali ci stanno dicendo che abbiamo quasi vinto, i casi sono diminuiti e contagi sono pochi. Abbiamo quasi vinto perché al governo c'era Conte. Con Meloni e Salvini staremmo ancora nelle condizioni dell'India o del Brasile. Sì, ma pare che non bisogna dirlo.
La Lombardia si è rifiutata di dichiarare la zona rossa nei comuni dove l'infezione stava facendo più vittime. Forse confidavano nella maggiore efficienza del sistema sanitario lombardo, ma senza considerare che quel sistema era stato azzoppato da decenni di privatizzazioni e che molti ospedali pubblici si sono dovuto adeguare alle direttive sbagliate dei politicanti regionali, cioè i compari di Salvini.
Il 21 maggio in Parlamento un deputato cinquestelle, Riccardo Ricciardi, ha citato il modello Lombardia come esempio di malagestione dicendo così una cosa già evidente a tutti, ma s'è scatenata la furia di mezzo parlamento e di tutta la stampa (con l'unica eccezione del FQ di Travaglio). Perfino i giornalisti della finta sinistra, come Mentana e Gruber, si sono indignati fortemente contro chi aveva osato gettare un'ombra sulla lombardia amministrata dai leghisti. Non capita spesso al buon Mentana di dare del "coglione" a un onorevole, ma quando un onorevole dice una verità evidente che danneggia l'immagine dei leghisti cosa deve fare il finto sinistro?
In Lombardia hanno rinunciato a dichiarare le zone rosse ad Alzano e Nembro, hanno costruito un centro ricoveri alla Fiera che si è rivelato inutile, hanno ordinato mascherine chirurgiche da aziende inesistenti, hanno mandato anziani infetti in case di riposo non attrezzate per gestire la situazione, sulla pandemia hanno fatto affari in proprio... sembra che sono riusciti a sbagliare proprio tutto, ma l'importante è non dirlo. Chi deve andare sotto processo è Conte?
Sallusti, il pregiudicato onnipresente in tutte le TV, incalza: “Premier alla sbarra (sic, ndr) uno choc per M5S”, “L’incubo del premier”, “Conte si autoassolve”.
Sallusti, ripete ogni giorno le stesse assurdità di Salvini, fin dai primi giorni della pandemia chiede l'immediato ritorno alla normalità: “Adesso bisogna velocemente tornare alla piena normalità, unica ricetta per sconfiggere paure e falsi allarmismi”. (28 febbraio) Il 5 marzo Sallusti protestava contro le inutili chiusure: “Sanno solo chiudere”.
Il 5 marzo è stato il giorno in cui chiusero le scuole in tutta Italia. Nessuno può calcolare quante vite sono state salvate da questa decisione, quanti bambini non hanno riportato in casa quel virus che, raccolto tra i banchi, avrebbe potuto uccidere nonni o genitori. Conte meriterebbe la medaglia d'oro al valor civile, invece loro, proprio loro che chiedevano di tenere tutto aperto in nome della normalità e infischiandosene della vita, ora vorrebbereo vedere Conte sotto processo, invocano la sua condanna per non aver chiuso di più di quanto giustamente ha fatto.
Sallusti, il gran falsario del giornalismo, va anche ripetendo che nel 2009 la magistratura aquilana avrebbe voluto condannare Bertolaso per non aver saputo prevedere il terremoto. Non ha alcuna vergogna a ripetere all'infinito queste falsità. La commissione di tecnici fu condannata (e poi assolta) per aver assicurato che non c'era alcun pericolo per gli aquilani, cioè si arrogarono la capacità di prevedere il non-terremoto. Il contrario di quel che va dicendo Sallusti! Nessuno ha mai preteso di poter prevedere i terremoti, ma il coro giornalistico torna a diffondere queste vecchie falsità. Ora vogliono il premier all’ergastolo perché doveva chiudere di più, doveva prevedere, doveva sigillare Alzano e Nembro, cioè doveva fare il contrario di quello che gli accusatori di oggi gli chiedevano allora.
Per scagliarsi contro Conte hanno recuperato perfino Renato Farina, sì lui, Betulla, spero che tutti sappiano e ricordino chi sia: “Conte ha voluto i pieni poteri. Fugge le responsabilità. Scarica le sue colpe su chi capita, perfino sugli imprenditori”.
Travaglio riesce a mettere in evidenza che tutto il giornalismo italiano è compatto contro la saggezza e la correttezza del governo Conte:
L’idea che un premier faccia il suo dovere di testimoniare senza strillare al complotto o tentare di sottrarsi (come B., Salvini e Napolitano sulla Trattativa) li sgomenta. La scena, normale fra persone perbene, “non è bella” per Claudio Tito di Repubblica; fa “una certa impressione” a Marcello Sorgi della Stampa; ed è “preoccupante” per Massimo Franco del Corriere. Seguono le solite geremiadi sulla “politica debole” (infatti Conte non ha sparato ai pm) e la “supplenza della magistratura”. Tutta colpa dei 5Stelle (e di chi, se no?) che, assicura Tito in un idioma non indoeuropeo, hanno “sistematicamente agito per trattenere la politica nel perimetro ancellare della propaganda e della giustizia sistematica”. Tito aggiunge che il governo è stato “incapace di spiegare all’opinione pubblica o meglio di persuaderla delle scelte compiute”. È lo stesso Tito che sparava sulle conferenze stampa in cui Conte spiegava e persuadeva. Perché i politici sono quello che sono, ma certi giornalisti riescono sempre a essere peggio.La voglia di cacciare da Palazzo Chigi l'intruso è fortissima. Un avvocato e professore universitario che guida il governo senza essersi messo al servizio di alcuna lobby, senza far parte di alcuna casta di politicanti, senza urlare slogan di comodo, in Italia sembra essere uno scandalo.
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