Si può dar credito a qualcuno che viene continuamente condannato per diffamazione?
Ecco, a mettere in fila tanti titoli in effetti può sembrare che Saviano sia stato condannato tante volte, per tante vicende diverse. Non è così. In tribunale lui c'è finito per DUE vicende: la diffamazione a Boccolato e il plagio di alcuni articoli pubblicati da giornali locali dell'editore Libra. In entrambi i casi ci sono state sentenze contrastanti perché non è sempre facile capire chi ha torto e chi ha ragione.
1) Boccolato è imprenditore. E' incensurato. E' un campano che risiede in Venezuela. Si può scrivere di un incensurato che stava collaborando a costituire una rete di spaccio di cocaina? In altre parole chi fa giornalismo d'inchiesta può dare notizie, anche scomode per qualcuno, o deve solo riferire quello che è già stato accertato in sede giudiziaria?
Saviano l'ha scritto perché ritiene che sia vero, perciò si è anche rifiutato di pubblicare una smentita dopo la prima condanna per diffamazione. Però Saviano non è riuscito a portare nel processo le prove contro Boccolato (forse non le ha, ma c'è anche la probabilità che non potesse svelare le sue fonti senza esporle a gravi rischi) e alla fine ha perso la causa civile. Rischi del mestiere di giornalista.
2) Il libro Gomorra non è un saggio sulla mafia, è scritto quasi come un romanzo, ma descrive in modo efficace lo scenario mafioso dei casalesi di cui allora quasi nessuno parlava. Era troppo rischioso. Alcuni fatti raccontati nel libro sono stati pubblicati anche in articoli della stampa locale che Saviano ha utilizzato senza citare la testata da cui aveva preso l'informazione.
Per i giudici di primo grado questo modo di operare di uno scrittore è lecito. I fatti, una volta pubblicati, diventano di dominio pubblico, non restano di proprietà intellettuale del giornale che li ha pubblicati per primo. Non sono opere d'arte. Inoltre a ricorrere contro Saviano non erano gli autori che firmarono gli articoli, bensì il solo editore che non può rivendicare un diritto morale d'autore, ma solo un diritto di carattere patrimoniale.
Il giudice di appello ha corretto la sentenza di primo grado, ritenendo che almeno in un caso Saviano avrebbe dovuto citare la fonte. Secondo me questa decisione guarda al libro di Saviano come se fosse un saggio sulla camorra, invece era solo un romanzo, benché molto realistico. Nei romanzi non si usa indicare la bibliografia. Inoltre per alcuni di quei fatti il primo a scriverne fu proprio Saviano con articoli pubblicati da Il Manifesto e La Repubblica. Però in Gomorra quei fatti sono riportati e la differenza tra narrazione e documentazione non è netta. Rischi del mestiere di scrittore.
Altre denunce Saviano le ha ricevute da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, a cui ha riservato aspre critiche politiche usando qualche aggettivo poco lusinghiero. Perciò il Ministro della Difesa scrive di lui che "fa schifo" e che "va punito" o preso a palate di letame. Questo lo stanno già facendo, ma i rischi più grossi Saviano li corre per il suo impegno anti-mafia.
Saviano ci ha insegnato che le mafie non sparano solo con la lupara e col tritolo. Le mafie usano "la macchina del fango" con cui diffamano e calunniano le loro vittime. Per farlo utilizzano giornalisti compiacenti, opinionisti e talvolta anche magistrati. Così don Pino Puglisi fu descritto come personaggio equivoco, coinvolto in "giri strani", forse colluso con qualche clan; don Peppe Diana, donnaiolo e pedofilo che andava a letto anche con due donne per volta. Sono falsità spregevoli diffuse allo scopo di sporcare la vittima e distruggerne la reputazione.
Libra, la casa editrice che ha ottenuto la condanna per plagio di Roberto Saviano, era stata a sua volta condannata per la diffamazione di don Peppe Diana, ed è per questo che Saviano continua a rifiutarsi di citare i giornali e gli articoli di questo editore, e si sottrae anche all'obbligo di far pubblicare la decisione giudiziaria.
Gli esempi di infangamento potrebbero essere numerosi. Non era facile calunniare Piersanti Mattarella, ma qualcuno pensò di recuperare vecchie vicende che riguardarono il padre Bernardo, accusato più di mezzo secolo fa di collusioni mafiose. Ad accusarlo fu il bandito Gaspare Pisciotta e i sospetti furono ingenuamente ripresi da Danilo Dolci. Tutte accuse da cui Bernardo Mattarella riuscì a dimostrarsi estraneo, ma basta fingere di non saperlo per poter riciclare le stesse calunnie anche contro il figlio, che fu vittima di un omicidio politico-mafioso o l'altro figlio che ora risiede al Quirinale.
Un altro esempio è quello di Libero Grassi che fu isolato da tutti prima di essere eliminato. Perfino un giudice affermò che non è reato pagare il pizzo alla mafia. Dunque perché lui si rifiutava? per fare l'eroe?
Giovanni Falcone fu infangato negli stessi anni in cui era impegnato nelle inchieste contro la mafia. Dissero che all'Addaura l'attentato dinamitardo se l'era organizzato da solo. Per poterlo screditare usarono contro di lui anche le parole di Leonardo Sciascia: "professionisti dell'antimafia". Per dire che s'inventava complotti mafiosi solo per fare carriera.
Lo stesso fango ora colpisce anche Roberto Saviano: è diventato famoso; ha fatto i soldi; con gli sceneggiati di Gomorra vuole rovinare l'immagine di Napoli; ha un attico a Manhattan; è un pluricondannato; copia i libri degli altri e diffama gli innocenti... un mostro. C'è perfino chi dice che non avrebbe bisogno della scorta, l'ha ottenuta solo per soddisfare la sua vanità.
La macchina del fango è molto potente, la sua forza distruttiva viene amplificata enormemente attraverso i social, dove ognuno scrive per sentito dire e la maldicenza corre sempre più veloce di ogni altra voce. Talvolta basta la semplice allusione, come quella ripetuta fino alla noia da un noto opinionista che lo definisce "il bardo cosmopolita", un appellativo che potrebbe non sembrare dispregiativo, però è un modo per evocare l'attico a Manhattan acquistato, si presume, per condurre una bella vita tra continenti diversi.
Ovviamente non esiste l'attico a Manhattan, una fake news che probabilmente nasce da un investimento che Saviano potrebbe aver fatto su una società che cura interessi immobiliari a New York, però ormai quella bugia è talmente diffusa da aver avuto il sopravvento su qualunque smentita. Ma merita di essere smentita? Se davvero uno scrittore di successo decidesse di comprarsi una casa a New York, sarebbe una colpa?
Abbiamo visto Giorgia Meloni salire sul palco per urlare la sua rabbia contro Saviano,
accusandolo di non raccontare le storie importanti (quali?) perché i
camorristi fanno vendere di più, regalano celebrità, ricchezza e anche
un pulpito da NewYork (?) da cui dare lezioni di legalità agli italiani,
sempre, s'intende, a pagamento. Per lei scrittori e giornalisti dovrebbero lavorare gratis? E se non lavorano gratis, siamo liberi di accusarli d'aver ricevuto regali dai camorritsti, perché questa alla fine è l'impressione che si vuol dare.
Le maldicenze contro Saviano somigliano molto all'insopportabile categoria del "radical-chic": se sei ricco non puoi essere di sinistra, altrimenti sei falso; per essere di sinistra devi prima essere un poveraccio; e soprattutto non devi parlare con linguaggio colto o addirittura forbito.
Radical-chic è una parola che esprime una congettura abominevole. E' un manganello verbale della retorica di destra. Ma Saviano non è neanche un politico, non è un rappresentante del comunismo o del francescanesimo, è solo uno scrittore che spende il suo impegno civile contro le mafie e contro la criminalità organizzata. Perché dovrebbe giustificare il proprio successo? perché il possesso di una bella casa dovrebbe screditarlo? perché la ricchezza è un merito quando riguarda gli affari di Briatore e Santanché, ma diventa vergognosa quando a beneficiarne, in modo perfettamente lecito, è un intellettuale che difende la legalità democratica?
E' terribile vedere come anche le persone oneste si fanno trasformare in ripetitori delle peggiori maldicenze e così contribuiscono ad amplificare i sospetti, le falsità e le calunnie. Sembra quasi che ci sia un sottile godimento nell'unirsi al linciaggio mediatico dei giusti. Perché purtroppo il linciaggio colpisce quasi sempre i giusti.
Io non so cosa faccia Saviano quando è in casa sua, fuori dallo sguardo degli agenti di scorta, neanche mi interessa saperlo, ma qualunque cosa faccia so che lui nella scena pubblica della nostra società è un giusto, lo affermo giudicandolo per quello che lui dice, per quello che scrive e per l'esempio che ci dà.
Non possiamo pretendere mai da nessuno la perfezione o la santità, anche lui sicuramente avrà commesso errori, potrebbe aver copiato qualcosa da wikipedia e non potrei neanche stupirmi se esprimesse idee che io non condivido, perché questo fa parte della normalità. Ma nel dibattito pubblico non c'è alcun dubbio che Roberto Saviano rappresenta l'esempio di un giusto, di una persona che ha saputo spendersi per una giusta causa, con impegno e con grande coraggio.
Questa mania di perdonare quasi tutto ai farabutti (tanto si sa come son fatti) per riservare la massima severità di giudizio a chi invece, pur senza essere un messia, si oppone alle ingiustizie, mi sembra una pessima mania basata su una scelta di campo scellerata, perché serve solo a favorire i farabutti, contribuisce efficacemente a fare il loro sporco gioco.
Speriamo, come diceva Giovanni Falcone, che nell'impegno civile per essere creduti non sia prima necessario farsi ammazzare.
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