6 giugno 2024

L'educazione dei ragazzi affidata a una macchina pedagogica

Nelle discussioni che riguardano la scuola o l'educazione emerge spesso la contrapposizione tra il ruolo della scuola e quello della famiglia. Alcuni rivendicano la centralità della famiglia, fino a negare che a scuola si possano affrontare questioni che riguardano la sfera dei sentimenti, della sessualità o altri dati sensibili della vita privata. Altri sognano una scuola che possa promuovere quei valori civici ed etici che molti ragazzi non hanno la possibilità di trovare in famiglia.

Chi ha ragione? Nessuno forse. Tra scuola e famiglia la differenza educativa c'è solo per le famiglie disastrate. La contrapposizione tra educazione scolastica ed educazione familiare è un divisivo politico. Di solito poggia su due pilastri: la competenze (come quelle vantate dal signor Briatore) e le invadenze (come quelle temute da chi crede alla teoria del Gender).  
 

Sono due pilastri della narrazione neoliberista che agisce parallelamente su due ambiti apparentemente distinti, quello familiare e quello economico. 


AMBITO ECONOMICO

L'ideologia neoliberista si basa sulla legge del mercato e si autocertifica come "scienza economica" per escludere ogni possibile alternativa. E' ormai il pensiero prevalente, quasi unico. Ha annientato la politica. Ma deve combattere le alternative possibili che potrebbero riproporsi, perciò tende ad eliminare tutti i luoghi di aggregazione sociale (famiglia, scuola, fabbrica, ufficio, parrocchia, circolo...) nei quali si possono creare forme di resistenza, cioè forme di pensiero alternativo che potrebbe opporsi a quello dominante. Sui social questo non avverrà mai perché l'aggregazione virtuale ha carattere effimero, è un perpetuo chiacchiericcio che oscilla tra il frivolo e il litigioso.
Nella sua prima fase internet era uno strumento potentissimo che generava aggregazione anche a livello mondiale. Poteva farlo perché fino al 2001-2004 internet era una rete di fili, quindi non poteva condizionare le comunicazioni che vi transitavano. Su internet si formò la protesta del Popolo di Seattle e poi l'onda dei Social Forum, ma adesso internet è uno spazio occupato e governato dalle piattaforme. Tutto è controllato dagli algoritmi e in caso di pericolo basta un dito per spegnere qualunque protesta.

Telelavoro, smart-working, precariato, flessibilità, shit-jobs, mito degli influencer, start-up, long-life-learning... queste strategie hanno disintegrato ogni possibilità aggregativa nei luoghi di lavoro.
 
Restano famiglia e scuola, oltre a qualche circolo amicale che può funzionare solo a livello locale.

AMBITO EDUCATIVO

Per impedire che un pensiero/modello alternativo a quello del consumismo precarizzato si possa formare nell'ambito educativo i neo-liberisti stanno usando due strategie:
[] un falso femminismo che invece di promuovere i valori femminili insegue quelli maschili. All'interno del sistema neo-capitalistico le donne possono vincere la guerra contro i maschi solo sostituendosi ai maschi, diventando mentalmente maschie, pronte al comando, alla guerra, alla sopraffazione...
[] una contrapposizione distruttiva tra famiglia e scuola. In realtà scuola e famiglia sono l'una specchio dell'altra, gli insegnanti sono anche genitori e viceversa. La contrapposizione sembra impossibile. Per crearla  è stato necessario trasformare la scuola in azienda dove gli insegnanti diventano commessi di vendita e gli utenti comprano crediti, attestati, certificazioni, ecc. La scuola deve avere un costo, non può essere un servizio sociale gratuito e disinteressato. Le scuole-aziende si reclamizzano, organizzano open-day, si contendono la clientela. Sono totalmente immerse e complici della competitività permanente con cui il neoliberismo trasforma le persone in criceti che corrono senza sosta dentro le loro immobili girandole.

Sono tutti modi per distruggere la scuola e la famiglia come comunità di PERSONE e di aggregazione sociale.

L'ideologia neoliberista entra nelle scuole con la falsa veste di "scienza pedagogica": le materie diventano discipline, le discipline diventano programmazioni, i programmi si spezzettano in progetti, eventi, unità didattiche... e tutto dev'essere valutabile, misurabile e certificabile in termini di competenze acquisite. La scuola-azienda è una macchina pedagogica totalmente spersonalizzata.
Personalizzazione e inclusione sono parole ingannevoli. Alla pedagogia individualizzata che viene cucita su misura del singolo alunno mediante i piani PDP per BES e DSA si associano le valutazioni in itinere che non sono più paragonabili tra loro come dovrebbe avvenire in una comunità. C'è il disabile da includere e lo straniero da integrare, ma c'è anche l'eccellenza da promuovere, il capolavoro da esibire.

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Quando il Gen. Vannacci dice che gli alunni con disabilità dovrebbero stare in scuole speciali, tutti si scandalizzano perché è un'idea retrograda che discrimina i fortunati dagli sfortunati, però nessuno sembra accorgersi che la scuola sta facendo anche peggio, perché sta discriminando tutti, uno per uno, mediante la personalizzazione di percorsi e di orientamenti. 

Dallo scorso anno ogni scuola è obbligata a nominare alcuni superdocenti, i docenti-orientatori, addetti ad incanalare gli alunni verso il loro futuro avvalendosi di un'apposita piattaforma telematica UNICA.
Dal 2020 sono spariti i quadri di fine anno. Ora i voti si possono leggere solo nel registro elettronico dove, in nome di una malintesa privacy, ognuno può vedere solo i propri voti, non quelli degli altri. 

La macchina pedagogica deve ingoiare le sue vittime una ad una, senza che possano vedersi e sostenersi tra loro. Nella vecchia scuola di un tempo l'alunno con brutti voti si sentiva mortificato, però poteva comprendere facilmente di non essere l'unico e consolarsi con qualche compagno di sventura. Oggi il voto negativo è custodito nello scrigno segreto del Registro Elettronico, il macchinario che alla fine emetterà come uno scontrino il certificato delle competenze e quel brutto voto sta lì come una vergognosa incancellabile macchia che potrebbe essere unica tra tutti: una vergogna inconfessabile.
Il percorso scolastico non è più fatto di condivisioni tra pari, attraverso alti e bassi, fortune e sfortune, contrasti e amicizie. Nella scuola dominata dallo scientismo pedagogico sparisce anche il rapporto personale con insegnanti che un tempo erano buoni o cattivi, affascinanti o noiosi, con quella varietà di modelli esistenziali con cui misurarsi e orientarsi. Ora l'insegnante deve operare "correttamente", cioè secondo un modello pedagogicamente approvato e costantemente controllato. L'insegnante deve assolutamente evitare di portare a scuola la propria personalità.

Così, nella macchina pedagogica progettata per fabbricare COMPETENZE,  il percorso scolastico diventa un tunnel che ogni bambino percorre in solitudine, costantemente controllato e valutato. Finora il controllo e la valutazione spettano agli insegnanti, ridotti quasi ad un ruolo di kapò e per questo fatti sempre più spesso oggetto di aggressioni, ma tutto cambierà in peggio nei prossimi anni, perché la valanga di soldi del PNRR arriva nelle scuole con obbligo di spesa vincolato all'acquisto di apparecchiature informatiche e relativi corsi di formazione su e-learning e intelligenza artificiale. A controllare e valutare alunni e insegnanti saranno le macchine: gli algoritmi dell'intelligenza artificiale.

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E' davvero paradossale che tutto questo sta accadendo senza che sia stata approvata alcuna riforma del sistema scolastico. E' una macchina che ha imparato a costruirsi da sola. Man mano che procederà nella sua autocostruzione i dispositivi elettronici potranno sostituirsi alle persone generando notevolissimi risparmi a cui nessun politico potrà rinunciare. Risparmi che saranno necessari per ripagare i prestiti del PNRR. 

La figura umana dell'insegnante (come quella del medico e del giudice in ospedali e tribunali che saranno sempre più automatizzati) sarà destinata quasi a scomparire. Resterà solo qualche sorvegliante a coordinare i tecnici che provvederanno alla manutenzione dei dispositivi hardware e degli applicativi software.  

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Alle famiglie più attente al percorso scolastico dei propri figli basta far credere che il problema non è la tecnologia e non è il "progresso" pedagogico, necessariamente buono, bensì l'arrivo della teoria gender, un vero spauracchio che porta le famiglie ad aiutare la trasformazione neoliberista e chiedere esse stesse che la scuola venga svuotata dei temi esistenziali, trasformando in qualcosa di scabroso tutto ciò che tocca i sentimenti, la sessualità o la personalità. E il più scabroso di tutti che è la politica. Tutte cose che devono essere sottratte alle grinfie woke dei pedagogisti scolastici. 

E' un cortocircuito che svuota la scuola di umanità facendo in modo che siano le stesse vittime a pretendere lo svuotamento.

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