Al municipio di Ostia la commemorazione della tragedia delle Foibe è finita in rissa. Squadristi di Casapound hanno aggredito una consigliera del PD. Non so per quale colpa, probabilmente si stava dando una lettura non sufficientemente propagandistica dell'evento di cui i fascisti hanno fatto la propria bandiera.
Il Giorno del Ricordo delle foibe fissato per legge al 10 febbraio, non ha molto senso. LO dico senza alcuna intenzione di sminuire l'orrore di quei fatti, ma c'era già il 27 gennaio, Giorno della Memoria, istituito non solo per ricordare la Shoa, ma anche gli "italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio".
Dunque non solo ebrei vittime del nazismo, ma anche le vittime di altre oppressioni e di altre uccisioni. Vittime innocenti ci sono state anche in conseguenza di vendette inutili, eccessive e sbagliate, come furono gli italiani giustiziati sul confine sloveno e gettati nelle foibe. Nel giorno della memoria è giusto ricordare anche loro.
L'idea di contrapporre al giorno della memoria un'altra giornata non aveva altra ragione che non quella di dividere e creare una contrapposizione. Era necessario per superare il limite segnato dal riferimento alle persone che si sono opposte al progetto di sterminio. E' a loro che la nostra memoria vuol rendere omaggio, non a chi volle e collaborò allo sterminio di milioni di innocenti.
Se il nazi-fascismo fosse morto insieme ai due dittatori e ai loro regimi, come spesso ci viene detto, nessuno avrebbe sentito il bisogno di inventare una pretestuosa contrapposizione con una celebrazione circoscritta agli eccidi delle foibe. Chi l'ha voluto evidentemente non riesce a condannare le idee che produssero quelle immani sciagure. Vorrebbe restituire dignità anche ai nazi-fascisti presentandoli come vittime. Solo separando la vicenda delle foibe dai fatti che l'hanno preceduta si riesce a costruire una narrazione vittimistica che possa riabilitare i fascisti e conferire alla loro ideologia patriottica e prevaricatrice la stessa dignità di altre ideologie politiche.
Gli storici hanno sempre denunciato la strumentalizzazione politica che sta a fondamento del giorno del ricordo. L'anno scorso l'ha fatto il prof. Tomaso Montanari con parole chiare e incontrovertibili condivise da storici di chiara fama, come il prof. Alessandro Barbero. Ma i nostalgici del fascismo non tollerano che siano gli storici a poter parlare di memoria storica. La reazione fu immediata: "Fermate i deliri del rettore!" scrisse Giorgia Meloni in una lettera inviata al Giornale.
Ora Giorgia Meloni è alla guida del governo, i suoi attacchi agli storici sembrano stranamente deindicizzati da Google ma il TG2, diretto da anni da un suo fedelissimo ora diventato ministro, intervista come esperto di foibe non uno storico bensì un esponente dei Fratelli d'Italia. E Maurizio Gasparri vuole il ricordo delle foibe anche al festival di Sanremo.
Credo che il prof. Montanari abbia ragione anche quando descrive l'attuale assetto di potere come fascio-liberismo. Per arginare questa tendenza a deformare la memoria storica voglio riportare alcuni brani di un articolo di Giusepppe Costigliola :
A livello istituzionale, si accreditano versioni false e distorte degli eventi con ambigue dichiarazioni delle più alte cariche dello Stato e paradossali riconoscimenti (uno Stato nato dalla liberazione dal fascismo che conferisce medaglie a fascisti conclamati e criminali di guerra?), sospensioni di contributi finanziari alla ricerca ad associazioni o individui che non si attengono alla comune vulgata diffusa sulla vicenda delle foibe (come nel caso del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia). A livello di immaginario collettivo, con la martellante diffusione di mistificatori luoghi comuni operata dai media, la creazione di fiction non solo televisive che incidono a fuoco nelle menti di spettatori ignari delle patenti falsità storiche, capovolgendo di segno la realtà e il suo significato morale.
Questo atteggiamento largamente condiviso produce un clima culturale favorevole a intimidazioni, minacce, insulti mediatici e infamanti accuse di “negazionismo” e “riduzionismo”, animato dalle forze della destra nazionalista e neofascista e volto a screditare il lavoro degli storici, impedire loro di affrontare un tema delicato, di ricostruire e contestualizzare il fenomeno, di raccontarlo in maniera corretta.
Costigliola ci segnala anche la necessità di smontare il luogo comune che presenta le foibe come “la nostra Shoah”:
Dietro l'orrore delle foibe non ci fu alcun piano di pulizia etnica, invece le italianizzazioni imposte dal fascismo agli sloveni erano state una violenta oppressione nei confronti delle popolazioni non italofone.il paragone è assolutamente fuori luogo, non ha alcun fondamento storico parlare di “pulizia etnica”. In realtà, la volontà dei partigiani jugoslavi fu quella di colpire le persone ritenute responsabili dell’oppressione subita per più di due decenni: i fascisti e i loro collaboratori,
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