13 novembre 2022

Le tutele coercitive

 Scrivo mentre in TV la giornalista de Le Iene sta parlando del prof. Carlo Gilardi, un anziano recluso da due anni in una struttura residenziale RSA a seguito di un TSO oppure un ASO (la vicenda non è molto chiara purtroppo) dove gli è proibito di ricevere visite, di usare il telefono e perfino di colloquiare col personale di servizio. Si tratta di una vicenda già nota alle cronache. Una persecuzione kafkiana, perché il prof. Gilardi è stato prelevato e rinchiuso contro la sua volontà ed è trattato con limitazioni di libertà e di comunicazioni che oltrepassano quelle dei detenuti in regime speciale (il c.d. 41bis), ma non ha commesso alcun reato. L'accanimento giudiziario e sanitario nei suoi confonti è motivato da una presunta esigenza di tutelarlo dal rischio di raggiri.

L’avvocato Michele Capano, presidente dell’associazione Diritti alla follia, solleva una questione cruciale: è possibile attuare tutele con cui la persona tutelata viene sottoposta ad un regime carcerario peggiore di quello riservato ai boss mafiosi? 

La questione non riguarda solo il caso estremo del prof. Gilardi, ma mette in discussione tutto il sistema di tutele dei minori, dei disabili, dei malati psichiatrici e degli anziani. 

 

I lettori di questo blog sanno che nel periodo iniziale della pandemia, quando il governo aveva imposto le limitazioni di riunione e di circolazione (lockdown), ho respinto le accuse di "dittatura sanitaria", ma il rischio che le misure coercitive motivate da esigenze di tutela sanitaria vengano piegate ad altri scopi è un rischio reale. L'attenzione sull'utilizzo di accertamenti o trattamenti sanitari obbligatori dev'essere sempre altissima e mai si deve poter giungere a soluzioni in cui qualche autorità possa sostituirsi totalmente alla volontà della persona tutelata. Questo è un principio sancito dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Un principio che sembra essere poco rispettato soprattutto quando la persona da tutelare ha una grande disponibilità di beni e una certa disposizione alla generosità, come è successo perfino al prof. Gianni Vattimo

La violenza compiuta nei confronti della generosità umana di Carlo Gilardi da uno stuolo di avvocatesse, amministratici, magistrate, direttori, medici... tenta di legittimarsi col buon trattamento di cui gode all'interno della RSA: una prigione dorata. 

Carlo era stato prelevato da casa nell'autunno del 2020 senza neanche il tempo di prendere i suoi vestiti, i suoi occhiali e la sua dentiera. Aveva dovuto lasciare improvvisamente le galline, la capre, i gatti e gli altri animali a cui dedicava le sue giornate, di quelle bestie non ha saputo più nulla, ma nella RSA da 3mila euro mensili egli gode di ottimi servizi assistenziali. Ridotto alla "nuda vita". Il caso del prof. Carlo Gilardi è una perfetta esemplificazione di quella dimensione asettica che Giorgio Agamben chiama la "nuda vita": una vita prosciugata di tutto ciò che riempie, caratterizza e personalizza la vita. 



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