Mentre in Italia discutiamo di liste di proscrizione in cui finiscono i dissidenti, la Gran Bretagna concede l'estradizione di Assange richiesta dagli USA. Una decisione che arriva dopo lunghi anni di detenzione già inflitti senza alcuna condanna (sette anni di confino all'interno della piccola ambasciata ecuadoregna e quasi quattro anni di carcerazione dura in isolamento). Siamo davanti ad un caso evidente di ingiusta persecuzione di un innocente che avuto il merito di averci aperto gli occhi su molteplici crimini che venivano coperti da menzogne governative. La persecuzione di Assange è stata possibile grazie alla complicità della Svezia e al colpevole silenzio degli altri governi europei.
Il giornalista australiano è accusato di aver pubblicato notizie importanti, tutte vere, documentate. Notizie di atroci e ingiustificabili crimini di guerra. Nessuno viene processato per quei crimini. Assange viene consegnato agli USA per avercene dato notizia. Trattato come un criminale per aver denunciato i criminali.
La libertà di stampa dal 2010 era prigioniera con lui, in attesa di una decisione. Ora, con la decisione di Priti Patel (una donna, figlia di immigrati indiani) possiamo considerare abolita la libertà di stampa, in Inghilterra, ma non solo. Sappiamo che non c'è speranza per nessuno se i governi degli stati che si dicono democratici non avviano un piano di sanzioni contro USA e UK. Se è possibile quello che è stato fatto ad Assange significa che dare notizie vere di fatti gravissimi è diventato un crimine internazionale punibile alla stregua degli atti di terrorismo.
Nessuno può dire che la vicenda di Julian Assange potrebbe avere una diversa interpretazione, che potrebbe essere letta come un caso di spionaggio. Su questo le voci più autorevoli degli organismi internazionali più importanti si sono espresse in modo molto chiaro:
Il 4 dicembre 2015, il Gruppo di esperti Onu sulla detenzione arbitraria ha affermato che “il rimedio adeguato sarebbe quello di garantire il diritto alla libera circolazione del sig. Assange e di riconoscergli il diritto esecutivo al risarcimento, in conformità con l’articolo 9 del Patto internazionale sui diritti civili e politici.”
Il 5 aprile 2019, il Relatore Speciale Onu sulla tortura, Nils Melzer, si è detto allarmato per la possibile estradizione in quanto l’imputato rischierebbe di subire gravi violazioni dei suoi diritti umani, trattamenti o punizioni crudeli, disumani o degradanti, perdita della libertà di espressione e privazione del diritto a un equo processo. Il 9 maggio dello stesso anno, Melzer ha visitato Assange e ha riscontrato sintomi di “esposizione prolungata alla tortura psicologica”.
L’11 aprile 2019, la Relatrice Speciale ONU sulle esecuzioni extragiudiziali, Agnes Callamard, ha dichiarato che il Regno Unito ha arrestato arbitrariamente il controverso editore “probabilmente mettendo in pericolo la sua vita”. Questa dichiarazione è condivisa dal Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani, Michel Forst.
Il 20 febbraio 2020, il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, ha dichiarato: “la potenziale estradizione di Julian Assange ha implicazioni sui diritti umani che vanno ben oltre il suo caso individuale. L’atto d’accusa solleva importanti interrogativi sulla protezione di coloro che pubblicano informazioni riservate nell’interesse pubblico, comprese quelle che espongono violazioni dei diritti umani. (…) qualsiasi estradizione in cui la persona coinvolta è a rischio reale di tortura o trattamento inumano o degradante è contrario all’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo”.
Il 10 dicembre 2021, infine, il Segretario generale di Reporter Without Borders, Christophe Deloire, ha dichiarato: “Crediamo fermamente che Julian Assange sia stato preso di mira per i suoi contributi al giornalismo e difendiamo questo caso a causa delle sue pericolose implicazioni per il futuro del giornalismo e della libertà di stampa nel mondo.”
[Fonte: Il Fatto Quotidiano]

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