18 giugno 2022

L'Ucraina è un laboratorio di esperimenti

La Russia ha acceso la miccia di una guerra fratricida dagli esiti imprevedibili. La Nato aveva abbaiato per anni ai confini, strappando pezzi del vecchio impero sovietico. L'Ucraina aveva violato il trattato di Minsk e aveva agevolato le atrocità commesse nel Donbass. 

Nessuno è innocente, se non la povera gente: gli abitanti delle città ucraine a cui tutto è stato strappato, le famiglie russe che vedono i propri figli mandati al macello, i nordafricani che resteranno senza cibo, e tutti noi che diventeremo più poveri.

Ma c'è l'altra faccia della medaglia. La guerra è una straordinaria occasione per arricchirsi e forse anche per divertirsi. Si può depredare impunemente una nazione, si possono consolidare posizioni di potere, e si possono sperimentare nuove tecnologie. Ce lo dice Zelensky, l'attore che recita nel ruolo di presidente e di eroe. Ce lo dice nella sua apparizione fantasmagorica  e immateriale, da ologramma 3D: "È insolito che presidenti o capi di governo utilizzino un ologramma per rivolgersi alle persone, ma questo non è l'unico aspetto della Star Wars che stiamo mettendo in pratica."
L'esercito ucraino ha già potuto utilizzare il sistema satellitare messo a disposizione da Elon Mask. Può contare sulle tecnologie più avanzate, come gli GNOM, piccoli robot capaci di muoversi senza dare nell'occhio, di spiare e anche di distruggere i pesanti carri armati. Ma non basta,  Zelensky vuole  tecnologie ancora più avanzate. "È un esperimento e una rivoluzione digitale, e la modernizzazione del sistema attuale tutto allo stesso tempo. Nessun altro paese al mondo ti offrirà una tale possibilità di utilizzare le tecnologie più avanzate."

Cechov diceva che quando nella scena di un cinema o in quella di un teatro compare una pistola, prima o poi sparerà. Se qualcuno ha prodotto armamenti da fantascienza, prima o poi si dovranno usare, e qualcuno morirà, perché nella realtà le armi uccidono davvero. Anche i droni, i robottini, i software. Puoi uccidere come se le persone umane fossero figurine di un videogioco. Venite, venite tutti, a fare esperimenti in Ucraina. Venite a giocare al videogame reale e fatale. Scegliete voi se stare dalla parte dei rossi o dei neri. Non importa da che parte state, l'importante è partecipare. 

Con la guerra tecnologica si potrà fare anche un altro grande esperimento: abolire i pacifisti. Chi non è contro Putin, sta con Putin. Nessuno è neutrale, i pacifisti non esistono. I giornalisti dovranno schierarsi, altrimenti faranno la fine di Anna Politkovskaya o di Julian Assange. La libertà di stampa non esiste. La verità è una menzogna. La propaganda bellicista è legge.

La propaganda bellicista non è solo quella che fanno i russi sotto la spinta del loro governo, non è solo quella dei conduttori televisivi che riescono a zittire gli intellettuali; la propaganda bellicista sta anche dove non sembra, sta nei film e nei videogiochi che abituano bambini e ragazzi alla violenza, sta negli accordi con cui le scuole indirizzano gli studenti verso le forze armate, sta nel tentativo di proporre l'esercito come qualcosa di benevolo e di socialmente utile, sta nelle spese militari che vengono aumentate togliendo risorse alla scuola, alla ricerca e alla sanità. La propaganda bellicista trova le porte aperte dove il culturame fascista non viene rigettato, ma riproposto come scelta politica rispettata e rispettabile.  

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Papa Francesco ci sta dando grandi insegnamenti: "Penso a tanta crudeltà, a tanti innocenti che stanno pagando la pazzia, la pazzia, la pazzia di tutte le parti, perché la guerra è una pazzia".
Egli giustamente ha detto di vergognarsi degli aumenti di spese per le armi. "Un macabro regresso di umanità"
E ci esorta a non arrendersi alla "logica della violenza e alla perversa spirale delle armi". Si imbocchi la via del dialogo e della pace:

"Ogni guerra nasce da un'ingiustizia, ma attenzione allo schema di guerra. Per esempio fare investimenti per comprare armi dicendo 'ne abbiamo bisogno per difenderci', ma questo è già lo schema di guerra. Non siamo abituati a pensare in uno schema della pace."

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