18 giugno 2020
La guerra del Vietnam e l'ideologia pacifista
Ieri sera è andato in onda su La7 a cura di Andrea Purgatori "Vietnam, la guerra maledetta", il racconto di un conflitto assurdo, tragico, feroce.
Qui il link per rivedere la puntata che dura circa 3 ore.
Quando ero bambino in casa c'era un televisore in bianco e nero e ogni sera, durante il telegiornale, compariva sullo schermo la mappa del Vietnam e venivano pronunciati nomi di un mondo lontano e difficilmente comprensibile: Hanoi, Saigon, Vietcong, Ho-Chi-Min... questo ricordo mi ha lasciato l'impressione di conoscere la storia di quella guerra. Solo un'impressione.
La sequenza di fatti che Andrea Purgatori ci ha riproposto mi ha fatto conoscere molte vicende di cui avevo nozioni un po' vaghe, ma soprattutto non avevo capito quanto quella guerra insensata avesse contribuito alla formazione di un'opinione pubblica pacifista.
Mi accorgo ora di dover aggiungere qualcosa alla descrizione che ho dato l'altro giorno nel mio post sugli "abusi di potere" in quel passaggio in cui ho inserito l'immagine dei motociclisti di Easy Rider: la primavera della beat generation era stata una rivolta contro la guerra. Le atrocità di quel conflitto lontano contro un popolo inerme e innocente aveva cominciato a far capire a molti che il nazi-fascismo poteva ripresentarsi sotto altre bandiere, con altri pretesti. I primi interventi militari erano iniziati con John Kennedy e sono proseguiti con assurdo accanimento dal democratico Lyndon Johnson. Dunque non bastava opporsi alle dittature nazi-fasciste, non bastava dichiararsi democratici o di sinistra, era necessario contrastare ogni forma di guerra e di violenza. Era necessaria la disubbidienza civile. Era necessario ascoltare e seguire i pensatori e gli artisti che in altri tempi sarebbero stati emarginati e rinchiusi nell'angolino degli utopisti, delle anime belle, dei poveri illusi. Così i giovani "capelloni" o "hippy" rovesciarono il mondo: non sarebbero più stati loro a farsi educare alla normalità governata da regole del potere, delle gerarchie, dell'ordine, del profitto, del militarismo... sarebbero stati loro a farsi maestri per insegnare agli adulti e ai potenti del mondo un altro modo di vivere. Lo fecero con la forza straordinaria della creatività artistica e intellettuale.
Erano ragazzi. Erano eroi: Mario Savio, Rosa Parks, Viola Liuzzo, William Schroeder, Allison Krause, Jeffrey Miller, Sandra Lee Scheuer, ma anche John Lennon, Joan Baez, Jane Fonda, Angela Davis, Bob Dylan, Martin Luther King che aveva solo 34 anni quando fu insignito del prenio Nobel per la pace.
Andrea Purgatori nel corso della puntata di Atlantide (1,39') dice che "il vero nemico l'America ce l'aveva in casa: è la generazione che viaggia, studia e si informa."
Quel nemico è stato spazzato via dall'"edonismo reaganiano" degli anni ottanta e poi dall'addomesticamento della rete internet che dopo il 2001 è stata trasformata da potente strumento di conoscenza a giocattolo narcotizzante o guinzaglio elettronico.
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