28 gennaio 2018

Le cose buone del fascismo

«Sorprende sentir dire, ancora oggi da qualche parte, che il fascismo ebbe alcuni meriti ma fece due gravi errori: le leggi razziali e l’entrata in guerra. Si tratta di un’affermazione gravemente sbagliata e inaccettabile, da respingere con determinazione.
Razzismo e guerra non furono deviazioni o episodi, ma diretta e inevitabile conseguenza rispetto al modo di pensare del fascismo. Volontà di dominio e di conquista, esaltazione della violenza, retorica bellicistica, sopraffazione e autoritarismo, supremazia razziale, intervento in guerra contro uno schieramento che sembrava prossimo alla sconfitta furono diverse facce dello stesso prisma»

                                                                                                           Sergio Mattarella
Sono le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica pochi giorni fa. Un richiamo opportuno, necessario, in un momento di grave sottovalutazione dei rischi connessi all'intolleranza e alla violenza.


Il linguaggio della politica non prova più vergogna nel riproporre concezioni razziste e nell'utilizzare anche istigazioni all'odio. Gli episodi di squadrismo si stanno verificando con preoccupante frequenza. Nel caso di Ostia, dove un giornalista è stato colpito e picchiato, riemerge un'alleanza inevitabile tra criminalitrà organizzata e gruppi politici di destra.

Ad aggravare la situazione è anche il quadro economico che produce sacche di povertà e di emarginazione sociale che consentono ai nuovi fascismi di fare proseliti fomentando la disperazione.

Intorno agli episodi di intolleranza e di violenza c'è un terreno che viene spianato con argomentazioni apparentemente neutrali. Emblematico è il caso della scuola Franchetti di Roma dove i ragazzi chiamati a celebrare la Giornata della Memoria rendendo onore a Bruno Fantera, che nella sua casa salvò dalle deportazioni nazifasciste una famiglia di ebrei, avrebbero cantato “Bella ciao”, ma alcuni genitori si sono opposti affermando che “Bella ciao” sarebbe il simbolo di una parte politica e che la politica non deve entrare nella celebrazione.

Non saprei se attribuire simili considerazioni a ignoranza, stupidità o mala fede, ma la risposta data dagli insegnanti della scuola mi sembra debole e incompleta. Hanno cercato di spiegare che il canto proposto è ormai parte del patrimonio storico comune. Non è una risposta sbagliata, ma sembra avvalorare la pretesa di neutralità delle istituzioni. In altra simile occasione, sempre a Roma, alcuni genitori sostennero che "Bella ciao" è un canto “rosso” e che, per par condicio, sarebbe stato necessario inserire anche “Faccetta nera”. A parte la falsità, perché quella canzone deriva da un riadattamento di un canto popolare dedicato alle mondine del vercellese, mentre il vero canto dei partigiani era "Fischia il vento", ma come si fa a pretendere una par condicio quando si sta celebrando la sconfitta storica del nazi-fascismo?

La scuola della repubblica democratica ha il dovere di formare i giovani ai valori antifascisti su cui si fonda la nostra Costituzione. E' un scelta politica, sì, molto chiara, sulla quale non possiamo tentennare.

Ottima è stata la scelta del Presidente Mattarella di nominare alla carica di senatore a vita Liliana Segre, vittima e memoria vivente degli orrori nazisti. E ottime sono state le sue parole che tutti gli insegnanti d'Italia dovrebbero ripetere:

«La Repubblica italiana, nata dalla Resistenza, si è definita e sviluppata in totale contrapposizione al fascismo. La nostra Costituzione ne rappresenta, per i valori che proclama e per gli ordinamenti che disegna, l’antitesi più netta».

«L’indicazione delle discriminazioni da rifiutare e respingere, al suo articolo 3, rappresenta un monito. Il presente ci indica che di questo monito vi è tuttora bisogno». 

La Repubblica italiana, «forte e radicata nella democrazia, non ha timore nel fare i conti con la storia d’Italia. Non dimentichiamo, nè nascondiamo quanto di terribile e di inumano è stato commesso nel nostro Paese con la complicità di organismi dello Stato, di intellettuali, giuristi, cittadini, asserviti a una ideologia nemica dell’uomo».
"Bella ciao" non fu mai cantata dai partigiani durante la guerra. Fu adattata da una canzone popolare delle mondariso (il Bella Ciao era il saluto degli uomini ai treni alle loro donne verso il vercellese-pavese) . Fu cantata negli ultimi circa 100 gg. di guerra solo sui monti reggiani-modenesi. La canzone cantata da tutti fu "Fischia il vento" un brano russo adattato da un savonese. Solo nel dopoguerra il Partito capì che doveva essere un canto italiano a rappresentare i partigiani

"Bella ciao" non fu mai cantata dai partigiani durante la guerra. Fu adattata da una canzone popolare delle mondariso (il Bella Ciao era il saluto degli uomini ai treni alle loro donne verso il vercellese-pavese) . Fu cantata negli ultimi circa 100 gg. di guerra solo sui monti reggiani-modenesi. La canzone cantata da tutti fu "Fischia il vento" un brano russo adattato da un savonese. Solo nel dopoguerra il Partito capì che doveva essere un canto italiano a rappresentare i partigiani

"Bella ciao" non fu mai cantata dai partigiani durante la guerra. Fu adattata da una canzone popolare delle mondariso (il Bella Ciao era il saluto degli uomini ai treni alle loro donne verso il vercellese-pavese) . Fu cantata negli ultimi circa 100 gg. di guerra solo sui monti reggiani-modenesi. La canzone cantata da tutti fu "Fischia il vento" un brano russo adattato da un savonese. Solo nel dopoguerra il Partito capì che doveva essere un canto italiano a rappresentare i partigiani
"Bella ciao" non fu mai cantata dai partigiani durante la guerra. Fu adattata da una canzone popolare delle mondariso (il Bella Ciao era il saluto degli uomini ai treni alle loro donne verso il vercellese-pavese) . Fu cantata negli ultimi circa 100 gg. di guerra solo sui monti reggiani-modenesi. La canzone cantata da tutti fu "Fischia il vento" un brano russo adattato da un savonese. Solo nel dopoguerra il Partito capì che doveva essere un canto italiano a rappresentare i partigiani