Giulio Regeni. Fa male parlare di lui, perché la sua tragedia è troppo angosciante. Da una parte tutto il bene, l'intelligenza, la bravura, l'impegno, l'altruismo di un giovane studioso, dall'altra tutto il male, inutile e assurdo, malvagio e feroce. In mezzo ci sono le convenienze vergognose e meschine che si vestono da "ragion di stato" e c'è la vigliaccheria di un Giuda in cerca di denari, un verme velenoso che lui non ha riconosciuto e che lo ha denunciato.
Giulio Regeni meritava riconoscimenti e successi, invece è stato trascinato in un inferno popolato di diavoli. No, io non credo ai diavoli con le corna e il muso di caprone, ma i diavoli esistono, talvolta indossano divise, frequentano i sotterranei dove allestiscono le stanze di tortura. I diavoli non sopportano i buoni, i giusti, gli innocenti. Giulio lo sapeva. Ce lo svela la madre dicendo che Giulio aveva mostrato molto interesse per un film: Garage Olimpo. Sapere che Giulio ha visto quel film è terribile perché vi si rispecchia in anticipo la sua storia.
Giulio è stato assassinato in Egitto, ma la sua vicenda è identica a quella dei ragazzi argentini che si possono vedere nel film di Marco Bechis (lui stesso catturato e imprigionato durante la dittatura fascista in Argentina), identica a quella raccontata nel film "La notte delle matite spezzate" e in "Buenos Aires 1977 - Cronaca di una fuga".
Per l'animo umano è difficile comprendere, assolutamente impossibile accettare. Perciò è duro anche parlarne.
Loro, quelli che compiono queste orrende violenze, che vanno nelle case a prelevare gli studenti e i sindacalisti da rinchiudere e seviziare a morte per l'unica colpa di desiderare la pace e il benessere di tutti, loro non ce l'hanno un'ombra di animo umano? No, sono diavoli e non hanno cuore.
Hanno impervarsato in Europa e poi in sudamerica, non sono scomparsi, la loro voglia di seminare orrori non è finita. Nei garage egiziani i torturatori di Giulio sono ancora all'opera, come in Siria, in Libia e in molti altri luoghi. Gli aguzzini votati al male sono anche tra noi, con la divisa della polizia italiana o col camice da medico. Ci potrebbe capitare di incontrarli al bar o in ascensore. Hanno un aspetto umano, normale. Non è facile riconoscerli, ma dobbiamo imparare perché le frustrazioni e i conflitti generati dalle politiche economiche neoliberiste li risvegliano, come zombi che riescono dalle tombe del più oscuro passato.
Ieri il Presidente Mattarella ha insignito Liliana Segre della carica di senatrice a vita. Una scelta molto opportuna, perché lei che fu deportata ad Auschwitz, memoria vivente della pianificazione satanica del male, può ancora aiutarci a riconoscerlo dietro le sue apparenze banali e quasi ragionevoli.
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