Una parola sbagliata. L'11 settembre 2001 c'era stato un attentato. Parlare di guerra era semplicemente un errore. Una brava maestra l'avrebbe corretto, però nelle redazioni dei giornali probabilmente non c'era più quella sorta di maestra che si chiamava correttore di bozze, ormai sostituito dal correttore automatico di Windows che non distingue i significati delle parole, corregge solo l'ortografia. Così nessuno ha corretto l'errore. Tutto quello che è accaduto dopo era già segnato da quell'errore, da quella parola sbagliata.
I titoli dei quotidiani ci raccontano l'evoluzione:
12 settembre - i giornali danno la notizia;
13 settembre - Il giorno seguente i giornali non riportanoo alcun nome, ma ci dicono già quali erano le intenzioni dei terroristi: "volevano uccidere Bush". Nelle pagine interne: "La NATO si schiererà con Bush", "L'obiettivo della vendetta USA è ancora un rebus - L'unica certezza è che gli USA non colpiranno da soli".
Altri articoli spiegano che il responsabile è Bin Laden, il nemico del mondo, il miliardario saudita che ha creato la rete del terrore.
A pag. 15 viene intervistato un esperto israeliano di terrorismo: "Non ho alcun dubbio sul fatto che dietro all'operazione ci sia il miliardario saudita". Se lui non ha dubbi, chi potrebbe averli?
Nell'intervista viene citato il libro di Huntington "Lo scontro delle civiltà" e già si prospetta il rischio che la guerra al terrorismo debba implicare una rinuncia ai principi della democrazia.
15 settembre - L'attacco è già pronto -
Non ci sono spiegazioni sulla scelta del nemico, ma ci sono già le minacce dei Talebani e dell'Afghanistan.
A pag. 8: I Taliban minacciano gli USA: tutto l'Islam è con noi. Guai a chi ci attacca.
Neanche il tempo di scegliere l'obiettivo da colpire e l'Afghanistan è già diventato l'aggressore.
A pag. 9 Magdi Allam spiega che la tentazione del mondo arabo è quella di sposare la causa dei terroristi.
A pag. 18 c'è un titolo su Tony Blair che vede nei nemici un rischio atomico (anche Blair aveva ancora una certa credibilità).
A pag. 15 un articolo firmato nientemeno che Bob Woodward ci informa che la CIA sta raccogliendo prove di un eventuale ruolo di Saddam Hussein, sono convinti che gli iracheni siano tra i mandanti dell'attentato.
Allora non è Bin Laden? Qualcuno dovrebbe chiederselo. Se tutto parte dall'Iraq, l'Afghanistan non c'entra niente. No, neanche il grande Woodward lo chiede.
17 settembre - un articolo di Andrea Tarquini da Berlino fornisce informazioni che rilette oggi suonano piuttosto strane: Scotland Yard avrebbe sventato un attacco all'Europarlamento di Strasburgo; la polizia tedesca avrebbe scoperto una cellula terroristica pronta a colpire a Francoforte. I sei membri della cellula sarebbero stati arrestati a Londra e subito rilasciati. Altre cellule terroristiche sarebbero state individuate in Belgio e in Svezia. Alcuni nomi di terroristi fatti trapelare dagli USA trovano riscontro tra gli elenchi degli studenti stranieri residenti ad Amburgo. In Svizzera sarebbero passati per acquistare i coltellini svizzeri. La Spagna viene nominata per eventuali contatti coi terroristi baschi di cui però non c'è alcuna conferma.
21 settembre - Bush rivolge un appello al mondo: "O con noi o con i terroristi"
A pag. 9 un articolo di Fabio Scuto da Boston segnala che i nomi dei presunti terroristi sono probabilmente sbagliati perché un arabo residente a Riad si è riconosciuto in una delle foto diramate: "non ero a New York e non ho dirottato nessun aereo". Forse una vicenda di passaporti rubati. I veri terroristi potrebbero rimanere per sempre dei fantasmi. Bin Laden ha negato di essere il mandante della strage. La confusione regna su tutto e forse è normale che sia così a soli dieci giorni dall'attentato, ma Tony Blair si dice già in guerra. Però c'è un problema di cui Vittorio Zucconi ci informa in seconda pagina: la missione di guerra non si potrà chiamare "Giustizia infinita" perché le autorità musulmane hanno protestato. Sarà necessario trovare un nuovo nome.
26 settembre - L'Italia è pronta all'azione.
Vittorio Zucconi ci informa che il nuovo nome della missione punitiva contro gli attentori di cui non è ancora certa l'identità né la provenienza è stato ormai deciso, si chiamerà "Libertà duratura". Le autorità musulmane stavolta non hanno protestato. Forse dovrebbero protestare i cittadini americani ed europei che in nome della sicurezza stanno già cominciando a perdere grossi pezzi di libertà, ma sui giornali non c'è traccia di proteste.
Bush sembrava avere le idee molto chiare: "E' la guerra del bene contro il male"
Su questo va detto che Michele Serra aveva lanciato un ammonimento, invocando il diritto alle parole, cioè chiedendo di non essere costritto ad usarne solo due (Noi e Loro, Dio e Satana, Bene e Male). L'aveva scritto su Repubblica del giorno 15, ma probabilmente nessuno aveva avvisato Bush.
A parte Bush, nessun altro aveva le idee chiare in quei giorni. Eravamo tutti scioccati. Perfino il Cardinale Ersilio Tonini, normalmente molto saggio, si espresse per un diritto ad avere giustizia. Facendo cosa? In che modo?
Solo il giorno 30 settembre trovo un articolo che non sembra dettato dal furore bellico. Lo scrive Paolo Rumiz che è andato ad intervistare l'imam di Vicenza e altri musulmani. Scopre che non c'entrano niente con gli attentati, non sono felici di quel che è successo agli americani, ma ora hanno paura: "Perché la gente ci crede nemici?". Dicono che non c'era scontro di civiltà, ma ora qualcosa è cambiato. Lavorano e sono sempre stati rispettati, ma ora Berlusconi dice che la civiltà occidentale è superiore all'Islam e alcuni cominciano ad identificare islam e terrorismo. Un marocchino che lavora alla Benetton si domanda che senso abbiano le bombe sull'Afghanistan: sarebbe come bombardare la Sicilia perché c'è la mafia.
La Sicilia non è stata bombardata, invece in Afghanistan i bombardamenti sono continuati anche quando di Bin Laden non si parlava più e i giornali ci parlavano delle donne costrette a indossare il burqa e dei talebani che coltivavano i papaveri da oppio.





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