11 agosto 2024

Stiamo diventando nazisti?

Ieri Ascanio Celestini ha pubblicato un brano di Primo Levi, scritto in risposta alla lettera di una bambina di 11 anni che gli chiedeva di spiegarle l’olocausto.
Il grande scrittore rispondeva con queste parole:

“sarebbe assurdo accusare tutti i tedeschi di allora (…). È però certo che una grande maggioranza del popolo tedesco ha accettato Hitler, ha votato per lui, lo ha approvato e applaudito, finché ha avuto successi politici e militari; eppure, molti tedeschi, direttamente o indirettamente, avevano pur dovuto sapere cosa avveniva (…) Perciò, piuttosto che di crudeltà, accuserei i tedeschi di allora di egoismo, di indifferenza, e soprattutto di ignoranza volontaria, perché chi voleva veramente conoscere la verità poteva conoscerla, e farla conoscere”.

Cambiando qualche parola ci si accorge che quello che scriveva Primo Levi riguarda noi, adesso. Egoismo, indifferenza e ignoranza volontaria sono il nostro presente. 

Nella Germania nazista non c'era solo il ben organizzato genocidio di ebrei, zingari, omosessuali, testimoni di Geova... c'era anche una ripresa economica trainata dall'industria bellica. Molti tedeschi preferivano guardare il bicchiere mezzo pieno. La miseria era finita. La Germania si preparava a conquistare il mondo e a tal fine progettava armi sempre più potenti e sofisticate. 

Il timore che i nazisti stessero costruendo un'arma atomica fu la ragione che portò molti scienziati a collaborare col Progetto Manhattan. Nell'agosto del 1945 la spaventosa distruzione di Hiroshima e Nagasaki avrebbe dovuto porre fine ad ogni guerra. L'orrore del nazismo e la distruttività degli ordigni nucleari obbligavano l'umanità a rispettare il monito di Elie Wiesel: "Mai più!"

L'idea di una guerra nucleare era diventata impensabile.  

«Non so in che modo sarà combattuta la terza Guerra Mondiale, ma la quarta si farà con pietre e bastoni. Se lo avessi saputo prima, avrei fatto l'orologiaio»
(Albert Einstein)

Bastavano 50 bombe per distruggere l'intero pianeta. Ne hanno costruite 15mila. Gli Stati Uniti prepararono un attacco nucleare contro la Cina nel 1958. Ce l'ha svelato Daniel Ellberg sul New York Times del 22 maggio 2021. Ellberg è lo stesso tecnico militare USA che nel 1971 fece diffondere i Pentagon Papers generando lo scandalo che portò alla fine della guerra nel Vietnam. Grazie a lui sappiamo che i comandi militari americani non avevano capito che non era più guerra quella cosa violenta a cui stavano giocando. Ma i politici finora non hanno cacciato via i militari. Nel 1958 il Presidente USA era Eisenhower, un generale che aveva avuto il comando degli eserciti alleati nella 2^ guerra mondiale. E pare che la sua idea di usare le bombe nucleari piaceva anche a Nixon e ora se ne parla nuovamente con possibilità non trascurabile. Mentre la gente guarda il bicchiere mezzo pieno. 

La consapevolezza è merce molto rara. Ne trovo un esempio nel post di Miguel Martinez. Ci parla dei prezzi. Il prezzo di un biglietto ferroviario, quello di un libro usato e la convenienza di 2,99 euro per il biglietto di Flixbus e quello di un volo low-coast Parigi-Firenze. Con la consapevolezza che dietro i prezzi così convenienti c'è anche quel mezzo vuoto che preferiamo non vedere, come i tedeschi degli anni '30. Le considerazioni di Hannah Arendt valgono anche per noi, adesso:

“Ma quel che diceva Eichmann e il modo in cui lo diceva, non faceva altro che tracciare il quadro di una persona che sarebbe potuta essere chiunque: chiunque poteva essere Eichmann, sarebbe bastato essere senza consapevolezza, come lui. Prima ancora che poco intelligente, egli non aveva idee proprie e non si rendeva conto di quel che stava facendo. Era semplicemente una persona completamente calata nella realtà che aveva davanti: lavorare, cercare una promozione, riordinare numeri sulle statistiche, ecc…
Più che l’intelligenza gli mancava la capacità di porsi il problema delle conseguenze e degli impatti delle proprie azioni.

Anche il banale acquisto di un biglietto è un'azione che ha conseguenze. Miguel le conosce, è lui stesso che le spiega ma fa quel che fanno tutti: "Faccio il male. Sapendo di farlo. Come uniche giustificazioni, “ma fa tanto comodo” e “così fanno tutti”.

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