6 maggio 2023

Chi è il nemico e dov'è il nemico?

In politica c'è un nemico? La dialettica politica è confronto (e scontro) di idee che possono essere organizzate in ideologie. Abbiamo bisogno di elaborare ideologie per non scegliere in modo casuale o estemporaneo. Non c'è politica e non c'è democrazia senza dialettica ideologica.  L'importante è che il confronto non degeneri. Ognuno deve saper rispettare le diverse opinioni degli altri. Il confronto democratico finisce dove arriva e si impone una ideologia che non tollera le altre, questa è la ragione per cui la demorazia non può sopravvivere senza una discriminante antifascista. Il fascismo non è solo il tentativo di recuperare i simboli del ventennio mussoliniano, è soprattutto chi rifiuta il metodo democratico, chi non rispetta gli avversari e tende a demonizzarli. 

Il neoliberismo non ha alcun legame storico col fascismo, anzi si pone nell'ambito della tradizione democratica liberale, tuttavia si è imposto nascondendo la propria natura ideologica e creando una efficacissima narrazione incentrata sullo "scientismo". 

Neo-liberismo e scientismo

Scientismo è la distorsione con cui la scienza, nata dal dubbio metodico, viene trasformata in tecnica della verità. Lo scientismo si fonda su pretese "verità scientifiche" che non ammettono alcun dubbio. Tutto ciò che si può definire scientifico diventa indiscutibile. Al contrario della scienza che trae origine dal pensiero socratico, si fonda sul metodo galileiano e trova la sua più chiara definizione con Popper, lo scientismo impedisce ogni tentativo di confutazione. Così la scienza diventa un marchio di verità e lo scientismo la usa come fabbrica di nuovi dogmi.

Il primo scientismo è quello economico. Se l'economia è scienza, la collettività perde la possibilità di darsi liberamente una organizzazione economica. Se le regole dell'economia non sono decise dagli uomini, ma sono leggi "naturali" del mercato, gli economisti possono scoprirle ma non cambiarle. In tal modo la politica non ha spazio d'azione nel campo economico. Senza un libero spazio politico non può esserci neanche democrazia. 

Questo assioma sta alla base di tutto lo scientismo neoliberista. Chi si oppone alle leggi fisiche del mercato è considerato fautore di "ideologia". Ciò che è ideologico è considerato antiscientifico, oscurantista, sostanzialmente diventa un nemico, non va ascoltato. Al contrario della scienza liberale, che dev'essere sempre aperta alla revisione di qualunque affermazione, lo scientismo è intollerante.
Lo scientismo è il grimaldello che consente all'ideologia neoliberista di penetrare in tutti gli altri settori della società diventando in tal modo una nuova forma di totalitarismo.  
Per non incorrere nella preclusione antifascista il neoliberismo deve assumere apparenze democratiche. I  suoi principi di carattere economico sono perfettamente compatibili con la democrazia liberale: concorrenza, economicità, produttività e di conseguenza efficienza, mobilità, flessibilità. Tuttavia sono princìpi adatti a regolare la produzione e lo scambio di merci e non altro. Quando questi princìpi,apparentemente neutrali, vengono imposti ad altri settori della vita sociale, l'effetto è quello di una mercificazione della vita.
Non diventa merce solo il lavoro. Diventa merce anche la salute, l'istruzione, l'informazione, la giustizia, la sicurezza e perfino gli affetti.

 

 
Qualche esempio di degenerazioni causate dal neoliberismo:

  • gli strumenti di welfare-state vanno rifiutati perché economicamente insostenibili e l'assistenzialismo sarebbe  lesivo del principio meritocratico e quindi moralmente ingiusto;
  •  il sistema pensionistico è altrettanto insostenibile. La previdenza sociale basata su una redistribuzione solidaristica dei redditi  è una forma inaccettabile di assistenzialismo; le pensioni possono esistere solo come strumento finanziario basato sull'accumulo di contributi monetari destinati ad alimentare le speculazioni spacciate per "scienza dell'investimento";
  •  la scuola non è trasmissione soggettiva di saperi, sensibilità e creatività, ma accumulo di "competenze" e palestra di competizione. Qui lo scientismo entra con le finte misurazioni oggettive: le prove invalsi, la valutazione dei docenti, gli obblighi formativi, l'aziendalizzazione degli istituti scolastici, la gerarchia carrieristica degli insegnanti...
  •  la giustizia non è più il foro dove i giudici rispondono ad una domanda sociale amministrando pubblicamente la giurisdizione in nome e per conto del popolo e quindi in piena trasparenza, ma diventa un apparato governato da tecnicismi processuali destinati ad operare al chiuso, in ambiti nascosti per presunte esigenze di garantismo e di privacy;
  •  la sanità non è più il luogo dove la collettività cura i malati, nel rispetto della loro umanità e fragilità, ma diventa un servizio produttivo che dev'essere economicamente efficiente, quindi meglio se standardizzato e privatizzato, da qui i protocolli sanitari, le vaccinazioni di massa, le grandi strutture ospedaliere, le assicurazioni sanitarie...
  •  la cultura non è più sviluppo della personalità, conoscenza, consapevolezza profonda delle relazioni personali e sociali, ma diventa orpello e vanità. Musei, biblioteche, monumenti, viaggi... tutto è ridotto a scenario che ha apparenza, ma non ha consistenza;    
  •  il giornalismo non è più diffusione di informazioni (belle o brutte, vere o false, utili o inutili) ma diventa anch'essa una tecnica al servizio della verità scientista che definisce ed esclude le fake-news. Può essere definita fake-news qualunque opinione che può mettere in discussione un dogma, ma il giornalismo veritiero esclude anche la diffamazione che un tempo tutelava la sensibilità umana e vietava l'offesa personale, ora è diventata divieto di ledere l'immagine di aziende e di marchi, quindi un asservimento dell'uomo ai nuovi blasoni del mercato.


Il neoliberismo promette benessere. Dovrebbe essere il risultato di organizzazioni socio-economiche razionali perché basate su indicazioni della presunta "scienza economica", in realtà produce malessere, perché la mercificazione della vita genera una schiavizzazione collettiva.
In un sistema che tutela prevalentemente loghi, marchi, brevetti e posizioni di mercato, si stanno generando disuguaglianze estreme e impoverimenti di massa, perché non c'è più la tutela della persona umana in quanto tale.

Il neoliberismo, chiamato anche mercatismo o pensiero unico, è il nemico, perché è il nuovo totalitarismo da combattere. 

Attenzione: è un nemico culturale. Non coincide con una classe sociale, non è un'etnia, non è neanche un partito. E' una cultura.  Per contrastare il neoliberismo occorre smontare la narrazione scientista; occorre denunciare la sua natura ideologica; occorre mostrare il trucco che si nasconde dietro certi giri finanziari e tributari;  occorre svelare che la tutela del marchio e dell'immagine aziendale è tutela di interessi padronali; occorre spiegare che la contrapposizione credito-debito non corrisponde ad un giudizio morale di merito-colpa.

Insieme a tutto questo occorre rivendicare la centralità della persona umana e del principio di libertà e di pari dignità di tutti gli esseri umani.

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>   Combattere il modello neoliberista è un progetto comunista? No, è un progetto autenticamente liberale volto a realizzare una democrazia liberale solidaristica;
>   E' un progetto velleitario? No, non è vero che allo scientismo neoliberista non c'è alternativa. Non è vero neanche che il neoliberismo è sostenuto da uno strapotere economico invincibile. Il malessere ormai investe anche ampi strati del mondo ricco. Il cambiamento può trovare alleanze e sostegni anche a livelli molto alti.
>   E' un progetto della sinistra woke o radical-chic? No, perchè queste sono tendenze generate proprio dal neoliberismo perennemente in cerca di maschere liberali falsamente tolleranti.

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Il neoliberismo e i complottismi

La guerra al neoliberismo è rivoluzionaria perché destinata a cambiare tutta la visione politica, trasformerebbe una società basata sull'egoismo competitivo in un mondo di relazioni collaborative. Non è una rivolta contro qualcuno.

I complottisti potrebbero essere nostri alleati in questa battaglia contro il neoliberismo, perché la loro indignazione nasce da fatti veri, loro vedono i disastri del neoliberismo, li denunciano, ma li interpretano come danni generati intenzionalmente da specifici gruppi di persone e ne deducono che queste persone sono deliberatamente votate a compiere il male. 

I complottisti disdegnano il cambiamento culturale, loro hanno bisogno di individuare nemici in carne ed ossa che di volta in volta riconoscono nei banchieri signoraggisti, nei medici vaccinisti, nei volontari delle ong immigrazioniste, nei politici e imprenditori globalisti...  Nemici che sono destinati a perdere la fisionomia umana per assumere tratti malefici, demoniaci. Di conseguenza diventano nemici anche quelli che non lo sarebbero, che però non combattono abbastanza contro i presunti diavoli: i giornalisti del mainstream, i sindacati arrendevoli, i giudici, gli insegnanti... Per proprietà transitiva l'amico del mio nemico è anche lui un nemico. E se i nemici sono dappertutto, il timore del complotto diventa un delirio paranoico. 

Così, da potenziali alleati nella lotta contro il neoliberismo, i complottisti diventano estremisti pericolosi. 

Loro non hanno mai incontrato gli artefici dei vari complotti, George Soros e Bill Gates, i Rothschild e i Rockefeller, ma vedono che qualcuno li aveva già messi nel mirino. Il potere finanziario era già indicato come nemico da Ezra Pound, che fu un poeta. Fin dai tempi di Mussolini i fascisti demonizzavano le plutocrazie (il potere basato sul denaro) ma demonizzavano anche le democrazie (il potere controllato dai semplici cittadini). I complottisti si trovano spesso al loro fianco e la loro avversione alle ingiustizie sociali si trasforma in avversione a tutto ciò che proviene (o sembra provenire) da sinistra: le globalizzazioni, le immigrazioni, le vaccinazioni... e paradossalmente perfino le privatizzazioni e le politiche di austerità economica. La sinistra per loro non è la direzione indicata dalle ideologie socialiste e comuniste: uguaglianza, libertà, solidarietà, collaborazione... la sinistra diventa un semplice vezzo dei ricchi, i radical-chic, i saputoni, quelli che pretendono di fare la morale agli altri e di imporre anche (udite udite) lo scientismo e l'austerità economica. 

E' vero che la sinistra non ha saputo contrastare la cultura neoliberista. Per ingenuità? per incapacità? per connivenze? Forse per tutte queste ragioni, che sono anche colpe, ma non bastano a far coincidere la sinistra col neoliberismo, che nega tutti i valori della sinistra.

Il nemico dei fascisti è sempre quello che disturba (o che può disturbare) i padroni, cioè l'egualitarismo della sinistra, perché i fascisti, anche quando non ne sono consapevoli, sono una replica dei bravi manzoniani, sono sempre al servizio dei potenti. Anche quando dicono di essere contro.

Oggi i no-vax sono la frangia più agguerrita del complottismo. Hanno molte buone ragioni perche è vero che la pandemia è stata un'occasione per fare shock-economy; è vero che lo scientismo ha imposto i vaccini a tutti con pochi controlli e poche cautele; è vero che l'emergenza ha calpestato il diritto al lavoro e la libertà di scelta; è vero che le controindicazioni sono state nascoste e le industrie farmaceutiche sono state favorite in ogni modo. Eppure per i no-vax il nemico non sarà la cultura neoliberista dello scientismo, sarà, ancora una volta, la sinistra: i piddini e i grillini.

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