28 febbraio 2023

La strana questione del superbonus 110

Il Decreto Legge n.11 del 16 febbraio ha dato alcuni tremendi stop:

  • stop al superbonus 110, 
  • stop alla cessione dei crediti fiscali,
  • stop agli acquisti con sconto in fattura.

La decisione del governo ha diviso gli italiani tra due partiti: da una parte i tifosi della generosità superbonuista e dall'altra gli strozzini del rigore contabile. 

Due opposte tifoserie che si accapigliano.

I primi ci dicono che è stato ucciso un sistema che offriva solo vantaggi (ammodernamento degli edifici, risparmio energetico, rilancio dell'economia, posti di lavoro...) dall'altra parte ci dicono che il governo ha fermato la spaventosa valanga che stava per travolgerci, una sciagura già costata 110 miliardi, la metà di tutto il PNRR, 2mila euro per ogni italiano, e che si sarebbe trasformata in un indebitamento statale incontrollabile e insostenibile.


Il ministro Giorgetti nello scorso mese di novembre aveva già detto due cose:
1) L'introduzione del superbonus è stata frutto di una "politica scellerata", priva di pianificazione:  "non si è mai visto nella storia, almeno italiana, una misura che costasse così tanto per la finanza pubblica a beneficio di così pochi" quindi la decisione è che "la misura continuerà a favore di coloro che non si possono permettere di sostenere la ristrutturazione della casa".
2) Poi ha parlato di nuova moneta, non composta da euro, una moneta parallela: "è passata nell'immaginario collettivo l'idea che il credito d'imposta sia sostanzialmente moneta. Questo non è! (...) il sistema non può continuare così, non è sostenibile". 

Una contraddizione e una falsa promessa

Sono sicuro che Giorgetti sia perfettamente consapevole della contraddizione: se il superbonus creava una moneta parallela non poteva essere una politica scellerata, perché sono anni che i suoi colleghi di partito Alberto Bagnai e Claudio Borghi vanno spiegando quanto sia importante e necessario far uscire il  paese dalla gabbia dell'Euro e lo si può fare solo in due modi: o abbandonando la moneta unica oppure creando una moneta complementare.

Adesso Giorgetti ha decretato la fine di quella che lui chiama politica scellerata con una decisione che abolisce la moneta complementare e abbandona migliaia di imprese che ci avevano creduto. Saranno destinate al fallimento e centinaia di migliaia di lavoratori resteranno disoccupati. Inoltre l'obiettivo dell'efficientamento energetico degli edifici (che l'Europa ci impone di portare a termine entro il 2030) non potrà essere raggiunto e lasceremo milioni di famiglie con case che non potranno più essere né vendute, né affittate. 

La falsa promessa è quella di conservare il sistema a favore dei meno abbienti, invece lasciando in vigore solo i bonus per chi ha sufficiente capienza fiscale accadrà il contrario: saranno favoriti i più abbienti.

E' la soluzione o l'inizio di un dramma?  

Dalle stanze del governo qualcuno ci ricorda che "non esistono pasti gratis", la colpa non è del governo Meloni che ha bloccato il sistema, la colpa è del governo Conte che l'aveva creato.
Nessuno avrebbe mai dovuto illudere i cittadini sulla possibilità di ristrutturare milioni di case senza spendere neanche un soldo, e di farlo mentre le imprese e le banche avrebbero potuto gonfiare i loro profitti e si sarebbero moltiplicati i posti di lavoro. Il miracolo del superbonus era solo una truffa.
Però non ci dicono che i pasti gratis per i ricchi saranno ancora garantiti dalle rinunce dello Stato.

Chi ha ragione tra i due opposti schieramenti?

Tralasciando la volontà di favorire i ricchi che è nel dna della destra, la risposta è abbastanza semplice: hanno ragione entrambi, perché entrambi stanno sbagliando. Però non è facile spiegare né agli uni, né agli altri, che quello che vedono c'è, ma non è la verità.
Sono cose dificili da capire perché l'economia è come uno spettacolo di prestidigitazione. Il trucco c'è ma non si vede. E non si deve vedere, altrimenti nessuno apprezzerebbe lo spettacolo.  
In economia il trucco si chiama moneta.
La vedi ma non c'è, o meglio, c'è ma non vale niente, mentre tutti pensano che sia l'unica cosa che vale.
Quel dischetto metallico da 2 euro, quella banconota da 50 euro, quell'assegno circolare col timbro della banca, quel tesserino di plastica che puoi strisciare sul POS del negoziante...  tutte cose che sì, esistono davvero, ma non hanno valore. Quando le usi stai solo partecipando al gioco illusionistico. 

Facciamocelo raccontare da 'Nduccio, ci aiuterà a capire cos'è una moneta.


Quando si usa una moneta per vendere o comprare qualcosa (qualunque moneta sia) accade sempre che uno crede d'aver pagato e l'altro crede  d'aver incassato, e sono entrambi soddisfatti. Ma è solo illusione, in realtà era un semplice scambio, nessuno ha comprato, nessuno ha venduto. Tra le due parti dello scambio c'era una tenda di mezzo e non sappiamo bene con chi abbiamo fatto lo scambio e per cosa. La moneta è come la tenda o il fazzoletto del prestigiatore che serve a coprire i passaggi di mano. 

Avrete visto anche voi che la simpatica storiella di Nduccio funziona solo perchè alla fine del giro il ciabattino che paga l'albergo non si incontra col cliente che aveva chiesto la camera. Se si fossero visti il trucco sarebbe stato scoperto. Avrebbero litigato. No, non si devono vedere!  Questo è il segreto della moneta.

Se tutti usano quell'inutile pezzetto di carta o quei tesserini magnetizzati (Card) e tutti li accettano fidandosi alla cieca senza domandarsi qual è l'origine e qual è la fine del giro, allora, come dice Nduccio, "tutti si sono pagati" e tutti saranno ben soddisfatti. Lo spettacolo illusionistico è riuscito perché tutti ci hanno creduto. 

L'averci creduto si chiama credito. 

Ecco, ora torniamo al credito, quello d'imposta, che è il motore del Superbonus, e proviamo a ragionare sulla possibilità di cederlo. E' una truffa? una sorta di catena di sant'Antonio che alla fine lascerà qualcuno col cerino acceso che gli brucerà la mano? Oppure è il normale illusionismo che fa funzionare qualunque moneta?

Cedere un credito significa trasferire l'illusione da una persona all'altra. Non è sbagliato. In economia più siamo meglio è, quindi conviene a tutti ampliare il gioco e farlo durare a lungo. Qualche volta ci si riesce, ma non siamo tutti prestigiatori, se fai le cose in modo troppo lento il trucco si vede e nessuno ci crede più, ma anche se vai troppo in fretta potresti sbagliare e rompere l'incanto che è basato sulla fiducia o credito. Il prestigiatore è un mestiere difficile, richiede una sapiente organizzazione e destrezza nell'esecuzione.

Il superbonus 110%

Nel racconto di Nduccio c'era una comunità in cui era già presente molta fiducia, s'erano già fatti credito l'un l'altro, alla fine la banconota da 100 euro arrivò solo per chiudere i conti di lavori già svolti nel passato.
Il governo Conte si trovava in una situazione ben diversa. Quando decise di varare il Superbonus 110  doveva guardare al futuro, non al passato, cioè doveva attivare qualcosa di nuovo che spingesse i cittadini e le imprese a credere che si potevano fare lavori senza soldi. E' una truffa? No, non è una truffa, perché una volta che tutti ci hanno creduto e hanno fatto i lavori, la ricchezza s'è creata e si tratterà solo di pareggiare il conto, cioè di andare a verificare se qualcuno s'è appropriato di qualcosa di troppo e qualcun altro ha lavorato gratis. 

Nel pareggiare non ci sarà qualcuno che deve pagare il conto per tutti, né lo Stato, né il famoso Pantalone, come ritengono i tifosi del rigore contabile. Però attenzione: non può essere neanche vero che il giro si possa chiudere col "chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato" perché altrimenti la fiducia non si crea. Si resta tutti nel reciproco sospetto e tutti pronti a buggerare il prossimo. E' importate sapere fin dall'inizio che alla fine non arriverà il cameriere col conto, ma deve esserci garantito che ci sarà un giudice a cui poter chiedere i soldi non avuti condannando chi ha tentato di arricchirsi alle spalle degli altri.
Per creare una moneta occorre creare condizioni di fiducia e per farlo le responsabilità devono essere chiare fin dall'inizio. Chi tiene il banco deve riuscire a garantirle. Nessuno dovrà immaginare che grazie al Superbonus trasformerà gratis il rudere della nonna in una splendida villa da quattro milioni e poi non saranno fatti suoi se qualcosa s'incepperà nei successivi passaggi della catena dei crediti. L'economia non è una lotteria, non può esserci un vincitore che possa dire agli altri: "mi tengo la villa ristrutturata a gratis e peggio per voi che avete perso salario e lavoro, siete stati sfortunati". 

In conclusione possiamo dire che il Superbonus era una buona iniziativa, ma andava gestita con grande equilibrio, perfetti tempismi e chiara distribuzione di responsabilità. 

A tal riguardo dobbiamo farci alcune domande su chiarezza, tempismo ed equilibrio :

  • La legge del Superbonus era sufficientemente chiara nel definire la distribuzione delle responsabilità?
  • I tempi intercorrenti tra la creazione del credito fiscale e lo sconto finale del titolo da parte dello Stato erano programmati in modo da consentire che i vari passaggi riuscissero a generare la produzione di ricchezza adeguata a compensare il valore della promessa iniziale?
  • L'avvio di un nuovo sistema monetario offre un inevitabile vantaggio a chi immette la moneta nel sistema perché può spendere qualcosa che non aveva guadagnato, perciò questo vantaggio creato dallo Stato deve favorire le categorie svantaggiate. In tal modo, oltre al valore immesso nel sistema economico, che avrà un moltiplicatore di ricchezza e sarà poi recuperabile tassando una quota della ricchezza prodotta, si avrà anche un effetto di riequilibrio, altrimenti ne approfitteranno i ricchi e i furbi facendo peggiorare gli squilibri già esistenti. Questo col Superbonus è stato fatto?


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