In questi giorni di grande confusione politica si parla molto della "Agenda Draghi". Con questo termine i partiti alludono alle priorità che avrebbero ispirato il governo di Mario Draghi. Non è un vero programma politico, probabilmente nessuno sarebbe in grado di fornire l'elenco puntuale della presunta agenda, eppure viene utilizzata come linea di orientamento.
Ora sembrerebbe che l'Agenda Draghi sia la ricetta salvifica, chi non la condivide diventa un nemico, rischia di passare per un simpatizzante o sostenitore di Putin. Per non cadere in queste trappole provo a buttar giù quella che potrebbe essere la mia agenda politica, qualora potessi decidere qualcosa.
DEMOCRAZIA
la metto al primo punto ovviamente. A tutela della democrazia occorre ripristinare il voto di preferenza. La Costituzione prevede il “suffragio universale e diretto”. I parlamentari, in quanto rappresentanti del popolo, devono essere eletti “direttamente” dagli elettori. Non possono esserci mediazioni. Non può essere il partito a stabilire l'ordine di accesso ai seggi parlamentari. Le liste bloccate costituiscono una barriera tra elettori ed eletti. Il cittadino col suo voto sceglie solo ilpartito e sarà questo a scegliere le persone. E' evidente che una legge elettorale a liste bloccate si pone in pieno contrasto con l'indicazione della Costituzione, infatti crea un sistema di voto in cui il rapporto tra elettrore ed eletto NON è diretto.
Dal 2005, anno di approvazione della "legge porcellum" il popolo italiano non ha più un sua rappresentanza. In Parlamento siedono i nominati, esponenti di una "nomenklatura" partitocratica.
BENI COMUNI
la Costituzione stabilisce che la proprietà è pubblica o privata (art. 42).
Tra i beni di proprietà pubblica alcuni possono essere venduti o dati in gestione ai privati, ma non tutti, ci sono anche beni del demanio inalienabile e beni che devono restare alla gestione pubblica. Non tutto può essere privatizzato, altrimenti lo Stato sarebbe svuotato di forza e di senso.
I beni comuni non costituiscono una terza categoria, sono beni pubblici che devono restare sempre pubblici.
Il bene pubblico può essere affidato alla gestione di privati, come avviene per le spiagge e per le frequenze radio, tuttavia la concessione d'uso non può diventare il paravento di una privatizzazione, è importante che il concessionario sia soggetto a controlli e che sia assicurato l’accesso di tutti al bene o al servizio, senza discriminazioni di sorta.
Sono beni pubblici inalienabili (quindi beni comuni) le risorse ambientali come miniere, giacimenti, coste, lidi, fiumi, laghi, monti, boschi, sorgenti, spazio aereo, ecc.
A mio parere sarebbe opportuno che la legge includesse tra i beni comuni anche le reti. La rete è essenziale per l'esistenza stessa di una comunità: reti di trasporto e di comunicazione, ma anche alcune reti di distribuzione come gli acquedotti. Parliamo della rete elettrica nazionale, gasdotti, rete fognaria, rete ferroviaria, rete stradale e autostradale, rete telefonica, rete internet, ecc.
Discorso a parte merita il sistema bancario che nella sua funzione è assimilabile ad una rete, infatti deve garantire il corretto traffico monetario e i flussi di credito, perciò è affidatario di una funzione di interesse pubblico.
BENI E OPERE PUBBLICHE
Nella gestione materiale dei beni pubblici è necessario ripristinare il criterio della buona e costante manutenzione del bene. Tale criterio è stato abbandonato concentrando l’azione pubblica sulla sola realizzazione dell’opera, salvo ricorrere a macchinosi e costosi appalti per interventi d’urgenza sui beni quando ormai sono già gravemente deteriorati. La manutenzione costante dei beni pubblici richiede la creazione di appositi enti (come erano per esempio le case cantoniere dall’ANAS) oppure di concessioni vigilate.
La scomparsa della cultura della manutenzione (a mio avviso non casuale) ha generato solo effetti negativi. Abbiamo perso molti di posti di lavoro che avevano carattere di stabilità e continuità. Per esempio ogni edificio scolastico e ogni palazzo pubblico aveva un custode che era sempre presente e poteva risolvere i piccoli problemi ordinari, segnalava immediatamente le necessità straordinare, evitava i furti, preveniva il vandalismo, ecc. La perdita della cultura della manutenzione ha portato a situazioni di abbandono del patrimonio pubblico. Degrado a cui si aggiunge l'enorme costo degli interventi straordinari e tardivi: per ogni gara d'appalto si genera una complessa e costosa macchina burocratica che crea occasioni di corruzione, inoltre nell'intervento straordinario si usa quasi sempre personale precario.
LAVORO
l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro (art.1), la Repubblica non può sottrarsi all’obbligo di tutelare il lavoro (art.4 e art.35 Cost.) che non può essere mai ridotto alla stregua di una merce.
Le leggi della Repubblica non possono cedere alla visione padronale che considera inutili le tutele supponendo che il lavoratore possa tutelarsi da sé, nelle libere dinamiche delle contrattazioni. Questa visione è esclusa dal dettato costituzionale che impone una tutela..
Lo stato liberale basato sull’economia di mercato non può essere una giungla. I diritti fondamentali delle persone e delle famiglie devono prevalere sugli interessi economici di qualche categoria. Pertanto la legislazione nazionale deve quantomeno:
- garantire una tutela reale del posto di lavoro (art.18 SdL) – il lavoratore ‘assunto’ è parte costituente dell’azienda, non è una merce che l’azienda può caricare e scaricare all’occorrenza;
- la stabilità del lavoro impone un obbligo all'impresa ma non riduce i doveri del lavoratore, anzi deve responsabilizzarlo maggiormente rispetto a qualcosa che è anche suo;
- prevedere per ogni settore una quota massima di contratti a termine stipulabili con comprovata motivazione;
- incentivare la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese (art 46);
- assicurare operatività alle libere organizzazioni sindacali con struttura democratica (art.39);
- prevedere un sussidio adeguato per la disoccupazione involontaria (erroneamente denominato RdC);
- per l’accesso al lavoro a tempo indeterminato può essere opportuno potenziare il ruolo dei “centri per l’impiego” ripristinando il criterio della graduatoria pubblica, almeno per le mansioni di carattere strettamente esecutivo;
- nessun rapporto di lavoro che incide sulla spesa pubblica può essere costituito senza rispettare il principio costituzionale del pubblico concorso (art.97);
- prevedere un sussidio minimo per la disoccupazione volontaria, a tutela del livello di salario minimo;
- sistema pensionistico nazionale, universale e flessibile (abolizione di ogni agevolazione pubblica per le previdenze private o complementari)
SANITA’
Rinazionalizzare il SSN – alle regioni resterebbero solo competenze relative alla realizzazione e manutenzione delle strutture, analogamente a ciò che già avviene per la giustizia e l’istruzione – il personale sanitario avrebbe un inquadramento statale – evitare ogni commistione tra pubblico e privato – le strutture sanitarie private sono escluse da finanziamenti pubblici e non possono utilizzare medici operanti nel servizio pubblico - assicurazioni sanitarie
ISTRUZIONE
Occorre rinazionalizzare la ‘pubblica istruzione’ mediante abrogazione delle norme sull’autonomia scolastica e sulla ‘buona scuola’ e rifiuto delle autonomia differenziate.
Piena libertà per le scuole private, che però non possono usufruire di sostegni finanziari pubblici, né diretti, né indiretti o in forma di bonus alle famiglie, così come previsto dall'art. 33 Cost.
La rete scolastica deve’essere considerata istituzione pubblica di carattere nazionale, poiché rappresenta, come insegnava saggiamente Piero Calamandrei, il primo organo costituzionale della Repubblica, quello che forma i cittadini. La scuola ha come sua principale funzione la promozione culturale, sociale e civile dei cittadini. Solo secondariamente e occasionalmente può svolgere funzioni ancillari rispetto alle esigenze delle imprese.
La Repubblica deve provvedere alla gestione materiale e amministrativa degli istituti scolastici avvalendosi di una rete di Provveditorati. L'onere burocratico va centralizzato valutando le richieste delle scuole in rapporto alle esigenze civiche del territorio, non in base a criteri contabili collegati al numero di iscritti, di diplomati e di laureati.
Istituzione dell’ordine professionale degli insegnanti, dotato di autonomia analoga a quella degli altri ordini professionali, con collegi elettivi e con esclusione di carriere e di gerarchie.
GIUSTIZIA
- garantire l’indipendenza della magistratura sia nel momento giudicante, sia nella fase inquirente e requirente
- nomine a sorteggio nel CSM
- tutela dei whistleblower
- divieto di agenti provocatori, ma possibilità di utilizzare agenti sotto copertura per le indagini
- la prescrizione dei reati si deve interrompere col rinvio a giudizio
- misure alternative alla carcerazione
- assicurare la certezza della pena
- promozione delle procedure di conciliazione civile
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE -
il principio di trasparenza degli atti amministrativi (L.241/90) è stato di fatto negato dall’abuso del principio di riservatezza dei dati personali (c.d. privacy), è necessario ristabilire un corretto equilibrio tra interessi pubblici e interessi privati con una normativa chiara che dev’essere comprensibile per tutti;
la responsabilità dei funzionari pubblici (art.28) dev’essere riaffermata con norme che prevengono ogni possibile conflitto di interessi – se oggi il reato di abuso d’ufficio non risulta conforme al principio di tassatività delle norme penali occorre definire in modo certo i limiti dei poteri discrezionali della P.A. (per esempio si potrebbe ripristinare il reato di interesse privato in atti d’ufficio – si potrebbe immaginare anche l’azione diretta del cittadino danneggiato nei confronti del funzionario che ha commesso l’abuso, accanto alla possibilità di class-action per la tutela degli interessi diffusi).
FINANZA -
pur consapevoli che l’egemonia della finanza sull’economia è un problema mondiale, occorre che in Italia sia garantito il rispetto dei principi costituzionali:
- la Repubblica ha l’obbligo di tutelare il risparmio (art.47) – la direttiva sul bail-in non è applicabile in Italia;
- la progressività delle imposte è un principio generale (art.53) che deve informare l’intero sistema tributario, non solo le imposte dirette, ma anche l’IVA (per esempio con introduzione di aliquote maggiorate per i beni di lusso). Inoltre occorre controbilanciare i meccanismi che rendono regressiva l’imposta mediante detrazioni e agevolazioni di cui usufruiscono solo i ceti più abbienti;
- l’uso del denaro contante è connesso ad un principio di libertà (tutela della privacy e controllo personale delle spese) pertanto va garantito, almeno entro i limiti delle spese domestiche ordinarie;
- inammissibilità della equiparazione/commistione tra titoli di credito rappresentativi di ricchezza reale (azioni, obbligazioni) e titoli derivati;
ECONOMIA -
- il principio di responsabilità dev’essere applicabile anche in ambito economico.
I modelli di società commerciale a responsabilità limitata (SpA, Sapa, srl, ecc.) possono diventare schermi che consentono di eludere la responsabilità, soprattutto dove non vi è limite ad incroci e collegamenti societari;
- il rischio d’impresa è necessario per il sano funzionamento di una economia capitalistica, pertanto alla effettiva responsabilità patrimoniale degli operatori economici va aggiunta anche la sanzione del fallimento e della bancarotta nei casi più gravi. Se il fallimento produce svantaggi lievi e temporanei viene a mancare l’autocontrollo degli imprenditori avvantaggiando i comportamenti truffaldini;
- le regole di gestione delle imprese private devono garantire il massimo grado di libertà degli imprenditori, senza tuttavia che venga messa a rischio l’affidabilità pubblica e la correttezza degli scambi, mentre le gestioni pubbliche di beni comuni, reti e infrastrutture, devono sottostare a regole totalmente diverse e più rigorose, orientate ad assicurare il perseguimento degli interessi pubblici.
Le gestioni pubbliche non possono avere una dirigenza che agisce in modo padronale, essendo gestioni sottoposte alla direzione di funzionari che non rischiano capitale proprio.
Le commistioni tra pubblico e privato devono essere generalmente evitate.
INFORMAZIONE
- assicurare un servizio pubblico di informazione non soggetto alle influenze del mercato pubblicitario per ospitare anche programmi di inchiesta e di approfondimento (Report, Presadiretta, Chi l’ha visto, Quark, Un giorno in Pretura, dirette parlamentari simili a quelle di Radio Radicale, ecc.);
- assicurare aree di autonomia e pluralità editoriale
WELFARE STATE
le politiche di welfare state si attuano nei diversi settori (sanità, occupazione, pensioni, istruzione, ecc.) quindi il welfare non costituisce un ambito particolare dell'agenda politica ma deve rappresentare un linea orientativa. La tutela effettiva dei diritti di tutti e il benessere di tutti devono essere posti come obiettivo dello Stato e ragione della sua esistenza, non possono essere considerati effetto naturale della libertà mercantile o del naturale "gocciolamento" verso il basso delle grandi ricchezze accumulate dai più fortunati.
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P.S. - fin qui ho evidenziato soprattutto le questioni di carattere economico-sociale: sanità, istruzione, giustizia, beni pubblici, ecc., ma l’agenda politica non può trascurare i diritti delle persone. Ce lo dice Franco Corleone nel suo intervento su L’Espresso del 7 agosto proponendo un’Agenda della Democrazia.
Corleone attribuisce alla Corte Costituzionale, attualmente presieduta da Giuliano Amato, la responsabilità di aver impedito un rinnovamento che poteva essere avviato dai due referendum che la Corte ha dichiarato improponibili: il referendum sul fine vita e il referendum sulla legalizzazione della canapa. Avrebbero potuto aprire la strada a cambiamenti in senso più democratico. A questi due temi Corleone aggiunge la necessità di una riforma del carcere e di una “valorizzazione delle soggettività politiche, specie dei gruppi sociali più emarginati e vulnerabili”.
LOTTA ALLA POVERTA'
Nello stesso numero della rivista settimanale c’è un reportage dedicato agli “invisibili”, i senza-tetto, quelle migliaia di persone che in ogni città vagano come fantasmi, passano la notte nei dormitori o sotto i portici, un po’ mendicanti e un po’ asserviti al piccolo spaccio o alle truffe in cui vengono usati come prestanome. Sono loro i vulnerabili, persone che hanno smarrito la loro dimensione umana. Il nazismo annullava gli esseri umani deportandoli a forza nel campi di lavoro e di sterminio, li spogliava e li marchiava con un numero, il nostro sistema sociale non li deporta, non li spinge nelle camere a gas, lascia che siano loro stessi a degradarsi e li abbandona alla mercé di sfruttatori e di bande di ragazzini che senza alcun motivo si accaniscono su di loro con una violenza insensata. Ragazzini non meno feroci dei soldati nazisti.
Un reddito di cittadinanza dovrebbe preservare le persone dal rischio di scivolare verso l’inferno della fame, della malattia e dell’invisibilità, però ci sono molti che restano invisibili anche a chi potrebbe attribuirgli il tesserino del reddito sociale.
Nel precedente numero de L’Espresso Chiara Saraceno scriveva che il RdC attualmente copre solo una parte, circa la metà, della vasta area dei poveri assoluti. Molti tra questi poveri non sono in condizioni di poter lavorare, ma la feroce politica del nuovo capitalismo finanziario non conosce queste categorie, non si accorge che per molti le occasioni di lavoro non esistono.
Gli invisibili muoiono nella totale invisibilità, talvolta la loro esistenza è tragica fin dall'inizio, come quella della bambina di Napoli che non ha neanche una identità.
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