Era stata la ragazza spumeggiante degli anni '60, in posa tra le mini minor e le lambrette, poi diventata una mattatrice ed infine la vera signora dei teleschermi.
Ora tutti la celebrano ricordandola come simbolo di leggerezza, brio, garbo, seduzione ma anche perbenismo, equilibrio, eleganza. Qui però vorrei ricordarla anch'io utilizzando quello che ha scritto su MicroMega il sindacalista comunista Giorgio Cremaschi. Una memoria preziosa che rende onore a Raffaella Carrà anche come conduttrice di una linea politica della RAI. Oltre a dare un giusto riconoscimento allo spessore umano della diva il racconto di Cremaschi ci riporta a un tempo passato in cui un operaio aveva la possibilità di raccontare davanti alle telecamere la verità sulle proprie condizioni di lavoro e sulle scelte aziendali senza rischiare un licenziamento immediato.
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