D'accordo che siamo in emergenza e l'emergenza può giustificare sia l'incertezza che la fretta, ma stiamo attenti a non perdere una equilibrata visione delle cose.
I meglio informati mi diranno che nessuno può essere contrario ad avere uno scudo che può difenderti dal rischio di contagio da Covid-19. Quindi i no-vax sarebbero solo vittime di una disinformazione complottistica. L'opposizione ai vaccini non sarebbe un'opinione, bensì una follia, un ostacolo da rimuovere al più presto per assicurare alla scienza di poterci mettere tutti al sicuro. Poi però, vediamo una scienza molto incerta perché non c'è un vaccino, ce ne sono tanti, prodotti con metodi diversi e con effetti diversi, ma soprattutto non ce ne sono abbastanza per vaccinare tutti. Allora perché costringere alcuni che non lo vogliono, lasciando insoddisfatti gli altri che lo vogliono?
La questione dell'obbligo vaccinale, oltre a contrastare coi principi fondamentali (quell'habeas corpus che probabilmente è il più importante dei diritti umani) si sta ponendo con troppo anticipo sui tempi. Perché non lasciare che le case farmaceutiche siano davvero in grado di fornire dosi a sufficienza? Perché non lasciare che nella prima fase i vaccini siano somministrati a chi ne fa richiesta? Perché non verificare se davvero i vaccini (e quali vaccini) oltre ad immunizzare la persona siano anche in grado di prevenire i contagi?
A mio modesto parere l'obbligatorietà è una soluzione inopportuna, vorrei che fosse respinta anche in futuro, quando avremo, come si spera, vaccini in quantità sufficiente per tutti insieme a più adeguate certificazioni di qualità. Le ragioni le ha ben spiegate il dott. Luciano Casolari (in questo articolo). Chi si sta affrettando ad invocare l'obbligo immediato trascura i dati evidenti (carenza e incertezza) e si fa guidare solo dalla paura. Non si accorge che è poco razionale avere paura del non-vaccinato, il quale non è un malato contagioso, bensì un sano che può essere portatore di contagio come chiunque altro. Il medico o l'infermiere non vaccinato, se si sottopone a frequenti controlli, non espone i pazienti a un rischio più elevato di quanto non accada per il personale vaccinato che potrebbe aver toccato qualche oggetto contaminato. Per i primi può esserci un rischio maggiore pensando che possano aver contratto inconsapevolmente il Covid-19, per gli altri può esserci una maggiore disattenzione nei gesti indotta dalla sicurezza dell'essere vaccinati. Quindi non si vede una differenza che possa giustificare l'obbligo.
L'urgenza del vaccinare è figlia di un'altra urgenza che si è generata nella stessa comunità scientifica innescando la corsa a produrre e distribuire i vaccini. Quando si combatte contro una pandemia il tempo è sicuramente importante, ogni giorno contiamo centinaia di morti, ma credo che sia corretto anche il giudizio proposto dal Prof. Christian Velot dell'Università Paris-Saclay: in una ricerca sanitaria non si dovrebbe premiare chi arriva per primo, come se fosse una gara sportiva, ma si dovrebbe premiare solo chi fornisce un farmaco alle giuste condizioni di conoscenza e di sicurezza (lo spiega in questo video al minuto 45'). Il Prof. Velot ritiene che anche i grandi sostegni finanziari offerti alla ricerca sui vaccini hanno violato il principio di libertà che è condizione indispensabile per una buona ricerca scientifica. Tutte le ricerche sono state orientate forzatamente verso i vaccini trascurando la ricerca di altre possibili terapie per contrastare il Covid-19.
Sembra esserci una vera "mania" della vaccinazione che genera varie distorsioni: gli incentivi finanziari hanno consentito alle industrie farmaceutiche di acquisire brevetti (e conseguenti profitti) utilizzando finanziamenti pubblici, cioè vengono ingiustamente dirottate verso enormi profitti privati le risorse pubbliche; la corsa a produrre prima degli altri, e non meglio degli altri, non è una sana concorrenza; l'esclusione decisa dai governi di poter puntare anche su altri possibili rimedi sanitari è antiscientifica; ed infine vediamo anche la mania di voler imporre fin dall'inizio obblighi di vaccinazione.
La prospettiva di una vaccinazione coatta suscita ovviamente sospetti e produce un effetto contrario a quello che si vorrebbe ottenere: le persone diventano più attente alle eventuali controindicazioni e finiscono col dar credito anche a tesi irrazionali e teorie complottiste. La naturale prudenza, che è giusto avere in tutte le scelte legate alla salute, viene interpretata come opposizione antiscientifica se non come vero delirio. L'etichetta no-vax viene applicata con intento diffamante anche a chi si limita a manifestare prudenza. Ci si dimentica che in realtà i no-vax non esistono. Nemmeno i più fanatici avversari dei vaccini chiedono di vietare i vaccini, non sono quindi nemici dei vaccini né di chi è favorevole ad assumerli, sono solo fautori di una libertà individuale di decidere. Perciò, anche se riteniamo eccessive le loro paure e poco plausibili le loro argomentazioni (più o meno complottistiche che siano), non abbiamo il diritto di qualificarli come no-vax e non abbiamo il diritto di confonderli coi no-mask e coi negazionisti del Covid-19. Se queste differenze non si riescono più a cogliere e si arriva a pretendere l'obbligo di vaccinare tutti con vaccini che ancora non ci sono, significa che abbiamo perso la lucidità.
La stessa perdita di lucidità da "vaccinazionite acuta" si coglie anche nella fretta con cui si vorrebbero imporre i passaporti vaccinali.
L'idea del passaporto (ben spiegata in questo articolo di Valigia Blu) non è sbagliata. Segue il modello della patente automobilistica con cui siamo riusciti a limitare i rischi di un traffico altrimenti caotico e pericolosissimo. Nessuno può mettersi alla guida di un veicolo a motore senza aver conseguito la patente. Però anche per istituire una patente vaccinale non si può correre. Occorrono almeno due condizioni: la prima è la certezza delle regole (chi vuol conseguire una patente di guida deve dimostrare di conoscere le regole, già stabilite, della strada e la relativa segnaletica), la seconda è il conferimento del potere di controllo ad una autorità capace di verificare i requisiti. Come si traduce questo in ambito sanitario? La patente vaccinale sarà l'unica condizione per salire su un'aereo o per attraversare una frontiera? Ai non-vaccinati saranno lasciate aperte altre vie e altri mezzi per spostarsi o resteranno confinati in un ghetto? Sperando che nessuno stia immaginando i ghetti per no-vax e che ogni albergatore o trasportatore potrà dichiarare pubblicamente se e dove accetta tutti o solo i patentati; l'altra domanda sembra essere ancor più importante: chi potrà rilasciare la patente da vaccinato? Chiunque sia avrà il diritto-dovere di assumere il controllo di ogni singola vaccinazione, altrimenti si formeranno mercati di false attestazioni. Ecco che la patente, seriamente intesa, va a rallentare fortemente le procedure di vaccinazione.
La vaccinazionite dilagante non deve farci perdere di vista il rischio di perseguire, per troppa fretta, soluzioni tra loro incompatibili: l'autorizzazione a troppe agenzie (medici, farmacisti, veterinari, e magari anche i bar) crea situazioni incontrollabili e di conseguenza avremo patenti vaccinali che non daranno alcuna sicurezza, neanche quando, sperabilmente, ci sarà la certezza che il vaccinato non è vettore di contagio.
* * *
PS - aggiungo, per prevenire un'obiezione ormai frequente, che l'immunità di gregge è un effetto secondario ed ulteriore del vaccino. Con l'immunità di gregge anche i non vaccinati risultano protetti dalla immunità raggiunta dalla maggioranza. Si tratta quindi di un effetto auspicabile che tuttavia non può diventare l'obiettivo primario. Se si iniziano le vaccinazioni con l'obiettivo dell'immunità di gregge si commettono quegli errori di distribuzione che oggi molti stanno evidenziando. Mettendo in chiaro che la vaccinazione deve proteggere innanzitutto la persona vaccinata, tutti avrebbero capito che occorreva iniziare dai soggetti più fragili, invece l'idea di una immunità di gregge ha portato alle vaccinazioni per categoria professionale.
Nella relazione al Decreto Legge 44/2021 che istituisce l'obbligo vaccinale per gli operatori sanitari. viene richiamato il principio espresso dalla Corte Costituzionale (sentenza 218/1994) per cui il diritto alla tutela della salute porta con sé "il dovere dell'individuo di non ledere né porre a rischio con il proprio comportamento la salute altrui", come se si potesse sottointendere che un soggetto non vaccinato pone a rischio la salute degli altri, ma finora per il Sars-cov-2 non si ha neanche la certezza che la vaccinazione sia realmente efficace contro il contagio, quindi il Decreto impone un obbligo che contrasta col principio del consenso ai trattamenti sanitari senza poter dimostrare che l'obbligo aiuterà a proteggere la collettività.
Grazie per la tua precisa analisi dei problemi legati all'obbligo vaccinale e ai passaporti vaccinali. Consentimi un'obiezione: se non è giusto definire "no-vax" coloro che hanno dei dubbi o sono prudenti riguardo alle vaccinazioni, lo sarebbe invece per i "no-mask"?
RispondiEliminaEccoti un link in tedesco della "Società tedesca per l'igiene ospedaliera": https://www.krankenhaushygiene.de/pdfdata/presse/2021_03_31_FFP2-Masken-Berlin.pdf
Nell'articolo in questione, questa società critica la decisione del Senato di Berlino di voler introdurre l'obbligo generalizzato della mascherina FFP2 nei luoghi pubblici all'aperto. Ricordando che si tratta di una mascherina ad uso esclusivamente professionale per il quale bisogna oltremodo istruire il personale, essa comporterebbe dei rischi per la salute ovvero di contagiarsi, se indossata male, come appunto succederebbe se usata in larga scala da cittadini non istruiti. Secondo questa società, la mascherina chirurgica potrebbe essere sufficiente. Certo non è una posizione no-mask. Ma, mi chiedo, ha senso o è ragionevole indossare la mascherina all'aperto? quando si va passeggio in un parco , ma anche in una strada commerciale. Se a Herrenberg risultavano 4 contagiati ricoverati, ha senso obbligare l'uso della mascherina nel centro storico? Quale sarebbe la probabilità di incontrare un portatore sano girando per i vicoli della città? Che aria respiri quando indossi la mascherina? Quando espiriamo, cacciamo fuori CO2, ma anche batteri, funghi e altri microbi, oltre che umidità i quali rimangono all'interno della mascherina. Ti rendi conto di cosa "aspiriamo"? Inoltre ogni mascherina dovrebbe essere buttata dopo ogni singolo uso e non riposta in tasca o nella borsa. Per raggiunger l'immunità di gregge non ci sarebbe bisogno del vaccino, né del lockdown. Sarebbe stato sufficiente proteggere le categorie a rischio. No si mette in quarantena chi è sano.