24 settembre 2020

Avremo un Parlamento più piccolo

 Il referendum popolare ha confermato la riduzione dei Parlamentari. 


 Avremo un Parlamento più piccolo. Più piccolo non significa "smart", non significa che sarà più rapido e più efficiente. Significa solo più piccolo. Il problema della qualità resta. Per questa ragione alcuni costituzionalisti hanno proposto un appello per restituire ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento:

"...riteniamo che debba essere comune il nostro impegno per sollecitare una legge che favorisca la rappresentanza e il pluralismo politico e territoriale, da anni sacrificati. Essenziale è un sistema elettorale che consenta alle persone di individuare e scegliere chi mandare in Parlamento, instaurandovi un effettivo rapporto rappresentativo e potendo far valere la loro responsabilità politica. In questo modo si potrà dare una migliore qualità alla rappresentanza e favorire anche una maggiore efficienza delle Camere"

Giustamente l'appello contiene anche un richiamo alle sentenze della Corte Costituzionale (sentenze n.1 del 2014 e n.35 del 2017) in cui si deplorava la presenza di liste bloccate. 

L'appello è firmato da Lorenza Carlassare, Enzo Cheli, Ugo De Siervo, Roberto Zaccaria, Paolo Caretti, Roberto Romboli, Stefano Merlini, Emanuele Rossi, Giovanni Tarli, Andrea Pertic

A me sembra che la Costituzione volesse escludere la possibilità di liste bloccate nell'affermare per Camera (art. 56) e Senato (art. 58) che l'elezione di svolge a suffragio universale e diretto.   Che significato si può attribuire al termine "diretto" se non quello di un voto in cui l'elettore possa indicare direttamente il nome del candidato, creando così un rapporto diretto, non mediato da scelte di partito, tra elettori ed eletti.

 Quanto sarebbe bello se ai giovani si potessero insegnare anche questi dettagli del testo costituzionale. Invece, dopo aver approvato una legge per introdurre nelle scuole un'ora alla settimana di educazione civica (Legge 92/2019), ora i dirigenti del Ministero e i 'formatori' inviati nelle scuole si stanno adoperando per stimolare gli insegnanti ad usare quell'ora per parlar d'altro: di bullismo e di anoressia, di fake-news e cambiamenti climatici, magari anche di cose che nella Costituzione ci sono, come l'uguaglianza di genere e i diritti umani, ma facendolo con tanta enfasi retorica e nessun riferimento alle norme, alle specifiche responsabilità e alle possibili sanzioni. Non bisogna annoiare i ragazzi, dicono. Così, quando quei ragazzi vedranno calpestati i principi uguaglianza e di solidarietà, quando vedranno ignorate le regole di libertà e di pari dignità, quando vedranno svuotare la democrazia che cavilli elettoralistici, non sapranno di quali tutele avvalersi. Potranno solo pensare che a scuola si raccontavano solo belle favole. Concluderanno che l'istruzione è una presa in giro e che è meglio difendersi da soli, come belve in una giungla. E ne vediamo già molte di piccole belve in giro.

Nessun commento:

Posta un commento