9 agosto 2020

Mala tempora

 Il mondo è un posto pericoloso, non a causa di quelli che fanno del male, ma a causa di coloro che guardano senza fare niente.

Albert Einstein

Non solo barconi, non solo morti affogati, non solo campi libici di internamento e di tortura. C'è anche l'altro confine di cui si parla poco, quello con la Slovenia e la Croazia. Anche là c'è una violenza sedimentata da anni di conflitti etnici. Violenza contro chi non ha commesso alcun delitto.

C'è un articolo lungo sull'Espresso, da leggere fino in fondo, perché ci sono anche gli angeli, a Trieste, lo stesso luogo nelle cui strade avevamo visto aggirarsi diavoli che si accaniscono contro i poveri. Diavoli col grado di vicesindaco.

Invece non ci sono angeli nella storia di Ali Ghezawi. Lui, quattordicenne siriano, non ne ha incontrati, ha viaggiato dalla Siria alla Spagna e poi fino all'Olanda, dove l'hanno rifiutato. E' tornato indietro con la sua famiglia che ormai non aveva più un posto neanche in Spagna, neanche per dormire, figuriamoci se avrebbe mai potuto frequentare le scuole e l'università per diventare medico. Quattordici anni, come l'età apparente del ragazzino senza nome affogato in mare con la sua pagella scolastica cucita all'interno della giacca. Qualcuno gli aveva detto che nei paesi democratici il valore della persona è qualcosa che conta, se sei bravo ce la puoi fare. Ma lui in Europa non c'è mai arrivato. Come il piccolo poeta che viaggiava sotto la pancia di un Tir. Di lui sappiamo il nome, Zaher Rezai, ma è morto anche lui inseguendo il sogno di una vita normale.

Le notizie di ordinaria disumanità sono sempre accompagnate da commenti in cui i lettori esprimono il loro rifiuto, non vogliono sentire queste storie, qualcuno suppone che siano inventate, non vogliono sentirle per non sentirsi colpevoli. Colpevoli di cosa? Raccontare fatti non è un'accusa contro qualcuno, ma evidentemente ci sono fatti che ci fanno sentire in colpa anche senza accuse e senza spiegazioni, allora si è costretti a rifiutare. Mettiamo la testa sotto la sabbia. Così evitiamo anche di vedere che i signori dell"aiutiamoli a casa loro" li stanno già sfruttando dentro casa nostra e che quegli affari illeciti che rendono più dello spaccio della droga viene fatto a nostro danno, sono soldi nostri quelli invece di andare alle politiche di controllo e di integrazione vanno nelle tasche dei mafio-fascisti.

Da bambino, quando mi raccontavano quel che era avvenuto nella Germania nazista dove l'odio arrivò a pianificare lo sterminio e a costruire efficienti fabbriche di morte, mi chiedevo: ma la gente dov'era? le persone normali non hanno visto niente? Le persone normali per me erano quelle come me, come i miei genitori e i miei vicini. Le persone normali non avrebbero mai potuto consentire che si facesse quel che ci raccontavano del periodo nazista. Allora mi chiedevo: tutto avvenne in assoluto segreto o i tedeschi non riuscivano a capire? Ecco, ora la risposta a quella domanda ce l'ho ogni giorno sotto gli occhi: le persone vedono e capiscono, ma si rifiutano, non vogliono sapere, non voglio capire. I diavoli non sono soltanto quelli con la divisa da SS, sono diavoli anche quelli senza divisa, normali padri di famiglia che cacciano il negro dalla spiaggia per una rabbia che viene da dentro, un odio razziale che ignora il senso di civiltà, stravolge la morale e perfino il semplice buon senso del bambino che dice al padre: non picchiarlo, qui in spiaggia c'è spazio per tutti. No, putroppo non c'è spazio quando la mente è rattrappita perché malata d'odio.

Nessun commento:

Posta un commento