10 giugno 2020
Black Lives Matter
Le proteste scoppiate negli USA a seguito dell'atroce assassinio di George Floyd hanno superato le frontiere e sono arrivate fino a noi: prima Torino, poi Roma, Milano, Bologna ed altre città.
Qui una serie di foto.
Qualcuno va dicendo che sono faccende americane e che non ci dovrebbero coinvolgere (lo dice per esempio Nicola Porro, noto anchorman televisivo sostenitore degli abusivi di Casapound, e gli fanno eco i tanti neo-razzisti fomentati da Salvini Meloni e C.). Invece le proteste ci coinvolgono perché quel razzismo che ha sempre afflitto gli USA ora ce l'abbiamo anche qui. L'abuso di potere l'abbiamo sempre avuto anche qui, purtroppo.
Anche nelle piazze italiane è apparsa la scritta Black Lives Matter (le vite dei neri contano) e abbiamo visto le mani alzate col pugno chiuso. La memoria torna alle olimpiadi del 1968 e al pugno guantato di Tommie Smith e John Carlos. Fu un segnale fortissimo contro il razzismo, ma le proteste di questi giorni scaturiscono da un molteplice abuso di potere: il poliziotto che uccide incurante delle suppliche di Floyd, gli inquirenti che tentano di giustificare, i politici che minimizzano, poi spesso si aggiungono tribunali che ignorano o si adeguano al processo involutivo. La lotta contro gli abusi di potere ci riporta alla storia millenaria di tutti gli oppressi, dagli antichi schiavi reclusi nelle galere e gettati nelle arene, fino ai proletari sfruttati nei campi e nelle fabbriche. Perciò quei giovani che alzano il pugno chiuso sembrano oltrepassare la protesta, fanno pensare alla rivolta sociale.
Oltre ai pugni chiusi, in questi giorni vediamo i manifestanti (e per fortuna anche molti poliziotti) piegati col ginocchio a terra. Non è il gesto della morte, non è il ginocchio che ha soffocato George Floyd, quel gesto è stato il modo con cui il giocatore di football americano Colin Kaepernick quattro anni fa ha voluto dare un segno (take a knee) durante l'inno nazionale. Un modo per ricordare e protestare contro gli episodi di violenza razzista. Già allora Trump ostentò il suo viscerale razzismo chiedendo il licenziamento degli atleti.
In Italia sembrava che il razzismo non ci fosse, era quasi invisibile finché le diferenze economiche tra Europa e Africa non hanno generato un flusso crescente di immigrati africani. Il nuovo razzismo non trova più il sostegno di teorie pseudo-scientifiche novecentesche, nasce piuttosto da un misto tra xenofobia e aporofobia (paura dei poveri che si trasforma in colpevolizzazione della povertà). Lo si vede quando Matteo Salvini, che in Italia rappresenta il principale istigatore all'odio razziale, si fa fotografare insieme a persone di colore e mette qualche nero nelle liste del suo partito per sottolineare che il problema non è il colore della pelle. Salvini non vuole escludere o punire i neri in quanto tali, non imita Trump che non ha inserito nessun nero nel suo numeroso staff, se la prende solo con le "persone moleste" che sono moleste a causa della condizione disperata in cui si trovano.
I neorazzisti non cercano di risolvere la causa della povertà e della migrazione, non combattono contro la povertà, ma la negano puntanto il dito contro gli "immigrati col telefonino", le scarpe nuove, lo smalto alle unghia. Dunque non sono poveri, fingono, come fingono i rom delle baraccopoli, come fingono i terroni ammassati nei palazzoni di Scampia.
La negazione della causa è un'aberrazione che porta al rovesciamento delle parti.
Il nuovo nazifascismo elabora una narrazione che vuole immigrati e rom come i veri ricchi, i privilegiati, artefici e strumenti di una grande strategia di sostituzione etnica (si prendono le nostre case, le nostre donne, i nostri soldi, il nostro lavoro...). Questa narrazione capovolta è contraria ad ogni evidenza, non è vero che il povero è più forte del ricco, non è vero che lo straniero si trova in una condizione privilegiata, eppure la narrazione trova sempre fatti (veri o falsi) su cui fondarsi e diventa una narrazione potente perché ha l'effetto quasi medicamentoso di ripulire la coscienza, ci legittima come vittime collocandoci così dalla parte buona e ci risparmia la fatica di capire cosa sta succedendo fuori dall'Europa e perché sta succedendo.
Le negazione delle cause (che sono economiche, politiche, culturali e ambientali) di quel che accade rimuove anche le cause della distorsione mentale (xenofobia e aporofobia) innescando una visione paranoica: "siamo vittime, siamo accerchiati, siamo in pericolo", dunque abbiamo il diritto e anche il dovere di difenderci.
La psichiatria ci insegna che il delirio paranoico è quello che genera i crimini più violenti. Il complottismo è una tipica elaborazione paranoica. Tutto quello che di sgradevole o sconveniente ci accade è stato voluto e organizzato da qualcuno. La visione complottista fa presa facilmente su chi si sente vittima di qualche ingiustizia, gli offre una facile spiegazione e una facile soluzione indicando qual è il capro espiatorio da colpire.
Il livello più estremo della paranoia, che può condurre all'esplosione della violenza gratuita più assurda, si riscontra nell'anticipazione della difesa secondo la logica che George W. Bush definì la strategia della "difesa preventiva".
La scena in cui il giovane Robert Kennedy mette l'anziano capo della polizia di fronte all'evidenza di una logica anti-liberale e anti-democratica è un esempio mirabile, ma non può convincere chi è prigioniero della visione paranoica, cioè chi in buona fede si sente vittima di ingiustizia o di complotti.
Concludo citando due fenomeni a cui dedicherò i prossimi post:
> gli agenti delle forze dell'ordine vengono addestrati a sentirsi vittime: "non potete sparare, non potete difendervi, la legge non vi protegge, i giudici sono vostri nemici, siete vittime di un sistema ingiusto, sarete costantemente in pericolo..."
Questo tipo di formazione, con induzione di paranoia, è incompatibile col sistema democratico, però non esiste un controllo democratico sui corsi di formazione destinati a polizia e carabinieri.
> la paranoia induce a vedere complotti ovunque, li moltiplica. Ecco perché le stesse persone che credono alle teorie dell'invasione e della sostituzione etnica (detta anche Piano Kalergi), credono anche ai complotti economici (la teoria del signoraggio bancario) e anche alla paranoie antiscientifiche (vaccini fabbricati per uccidere, pandemia del coronavirus inventata, tecnologia 5G creata per trasformarci in obbedienti robot, ecc.)
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