15 maggio 2018

I danni degli allevamenti intensivi

Greenpeace ha lanciato una petizione per contrastare lo stanziamento di denaro pubblico a favore delle grandi aziende di allevamento. E' noto che i maxi allevamenti sono costretti ad utilizzare grandi quantità di antibiotici e gli animali sono nutriti con mangimi coltivati usando pesticidi e fertilizzanti chimici. 


Pochi mesi fa alcuni giornalisti sotto copertura sono riusciti a smascherare pratiche scorrette all’interno della 2 Sisters Food Group, leader inglese nella fornitura di carni avicole (6 milioni di capi lavorati ogni settimana) e fornitore di supermercati come Lidl e Tesco. I video girati mostrano gli addetti alla produzione mescolare polli macellati in date differenti. Come rivela l’inchiesta del Guardianle date di scadenza stampate sui contenitori del pollo misto tendenzialmente riflettevano quelle della carne più fresca, anziché di quella più vecchia”.
Questo, purtroppo, è solo uno dei tanti scandali che riguardano la produzione industriale di carne. Greenpeace ci avvisa che le conseguenze le paghiamo con la nostra salute, e quella del Pianeta. 
Di fronte a queste mancanze il problema non è solo di chi controlla, ma anche di chi finanzia! Gli allevamenti intensivi, infatti, ricevono fondi pubblici dall’Unione Europea, a scapito di aziende che producono in modo sano ed ecologico.
Vogliamo invertire questo sistema e chiedere un taglio ai fondi per gli allevamenti intensivi.

Nei prossimi mesi inizieranno i lavori per la nuova “Politica Agricola Comune” (PAC) ovvero l’insieme di regole per l’assegnazione di fondi e incentivi agli agricoltori e allevatori europei.

Secondo le attuali regole, ad essere avvantaggiati sono i maxi allevamenti che forniscono i prodotti anche ad aziende simili a quella coinvolta in questi scandali: luoghi dove vengono usate grandi quantità di antibiotici, gli animali sono nutriti con mangimi coltivati usando pesticidi e fertilizzanti chimici e sono sottoposti ad atroci trattamenti.
È questa la carne offerta a buon mercato negli scaffali dei supermercati, che finisce nei nostri piatti e che sta facendo ammalare noi e anche il Pianeta.

La petizione firmata da Federica Ferrario si conclude con una richiesta di adesione che si può fare a
QUESTO LINK. 

N.B. - Non è solo una questione di salute umana e di rispetto dell'ambiente, su questi argomenti si gioca anche la partita del lavoro e della qualità del lavoro.

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