Nel mondo antico non c'erano patate. Gli imperatori romani e i filosofi greci non hanno mai mangiato patatine o polenta; Dante Alighieri e Leonardo Da Vinci non hanno mai assaggiato gnocchi o purè.
Oggi le patate sono ovunque, come contorno di varie pietanze ed ingrediente di altre. I bambini ne sono ghiotti e le conoscono come cibo industriale venduto nei sacchetti. Per gli europei furono una novità arrivata dalle Americhe insieme al mais e al tabacco. Ma la storia della patata è molto curiosa e interessante.
Le coltivazioni di patate furono scoperte nel 1541 da soldati spagnoli che s'erano inoltrati nei territori del Perù, terra degli Incas. Trovarono una distesa di piccole piante con fiorellini gialli e bacche giallognole. Provarono ad assaggiarle, ma il sapore era amaro e vischioso, orribile. Pensarono che fosse una coltivazione di bacche velenose, perciò decisero di distruggere tutto il campo. Così gli indigeni non avrebbero potuto avvelenare le loro frecce. Ma quando tornarono sul posto vi trovarono donne e ragazzi che raccoglievano i tuberi nascosti tra le radici delle piante. A loro non interessavano né le bacche, né le foglie.
I soldati spagnoli videro che gli Incas cuocevano i tuberi in acqua e preparavano una minestra che chiamavano "pappa" perché il nome di quel frutto estratto dalla terra era "papas" ed era un dono della dea Axomana. La pappa aveva un sapore abbastanza piacevole e soprattutto lasciava un senso di sazietà analogo a quello di un abbondante pranzo.
Gli spagnoli riportarono la patata nella loro terra e iniziarono a coltivarla. Fu una grande risorsa per la popolazione immiserita dagli sforzi imposti per la conquista del nuovo mondo. Walter Raleigh e il celebre pirata Sir Francis Drake portarono la patata in Inghilterra, dove non ebbe buona accoglienza perché nessun frutto cresceva sottoterra e quella strana cosa sembrava cibo per animali o per popoli selvaggi. Solo in Irlanda le coltivazioni si diffusero. Nel 1565 i carmelitani scalzi ne portarono alcune piante in Italia, ne fecero dono al Papa Pio V° che le fece piantare nei giardini vaticani evitando però di mangiare i tuberi. Coloro che provavano ad assaggiarle, crude, come in genere si mangiano i frutti, le trovarono disgustose. Nella Francia del 1600 furono proibite. Ci vollero due secoli per cominciare a superare le diffidenze. A capire il valore economico delle patate fu Federico II° di Prussia che le adottò come cibo per i soldati. L'agronomo francese Augustin Parmantier, che fu prigioniero in Prussia durante la guerra dei sette anni, comprese il valore nutritivo della patata. Nel 1771, di ritorno in Francia, scrisse un articolo sulla patata come possibile sostituto del pane.
In italia fu Antonio Zanon a promuovere l'introduzione del "tartufo americano" nell'agricoltura della pianura friulana. Per i francesi fu molto difficile accettare un cibo così strano. Era ritenuto flatulento e anche tossico. Ciò in parte era vero perché la patata esposta alla luce, all'umido e al caldo produce solanina, una sostanza tossica. Qualcuno arrivò perfino ad incolpare le patate della diffusione della lebbra.
In Francia Augustin Parmantier riuscì a dimostrare l'infondatezza dei pregiudizi contro la patata e trovò anche un sistema per superare la diffidenza popolare. Consigliò al re Luigi XVI° di far piantare le patate in campi sorvegliati dai soldati per l'intera giornata. Questa sorveglianza destò la curiosità dei contadini, i quali approfittarono delle ore notturne per rubare alcune piante ed avviare proprie coltivazioni. In tal modo nacque anche l'interesse a conoscere i modi per cuocerle. Così la finta proibizione consentì una diffusione della patata tra i francesi.
Durante la rivoluzione del 1789 la patata chiamata pomme de terre, si impose come cibo popolare, e all'inizio dell'ottocento trovò la definitiva consacrazione anche nella haute cuisine. La più antica ricetta per preparare patate è tedesca e risale al 1581. Duecento anni dopo, nel 1793, in Francia fu pubblicato un ricettario dedicato al tubercolo. Tra coloro che compresero il valore e la bontà delle patate possiamo ricordare l'economista Adam Smith e lo scienziato Alessandro Volta.
Ma la storia della patata non finisce qui. Nel corso dell'800 la patata veniva coltivata in monocultura e ciò favorì la diffusione della peronospora, un fungo che distruggeva le piante. Ci fu una diffusione di carestie che fece crollare i raccolti causando miseria tra la popolazione. L'Irlanda fu colpita in modo particolare. La grande carestia del 1845 fu una delle cause della massiccia emigrazione degli irlandesi verso gli Stati Uniti. La miseria e la mancanza di assistenza provocò tumulti e sommosse fra la popolazione e non mancarono le repressioni.
Nel 1845, il Sultano ottomano Abdul Mejid I espresse la sua intenzione di inviare 10.000 sterline ai contadini irlandesi colpiti dalla grande carestia, ma la regina Vittoria pretese che il Sultano si limitasse a inviare solo 1.000 sterline, poiché ella aveva mandato ai suoi sudditi solo 2.000 sterline. Il Sultano inviò le 1.000 sterline ma spedì anche segretamente 3 navi cariche di alimenti. La Corte britannica tentò di bloccare le navi ma il cibò giunse nel porto di Drogheda e fu scaricato colà dai marinai ottomani.
Il grande afflusso di emigranti in America diffuse malattie derivanti dalla denutrizione e scatenò epidemie. In Canada l'isola di Grosse Isle fu attrezzata con un ospedale per 200 persone. La prima nave giunta il 17 maggio del 1846 ospitava 430 casi di tifo. Sull'isola sono sepolte circa 6000 persone.
Friederich Engels, l'economista tedesco collaboratore di Karl Marx, considerava la patata un cambiamento rivoluzionario paragonabile alla scoperta del ferro per i popoli più antichi.
Nessun commento:
Posta un commento