12 dicembre 2016

Simone Weil

"Viviamo in una società che è diventata una macchina per infrangere i cuori, per schiacciare gli spiriti, per fabbricare incoscienza, stupidità, corruzione"









Molto ho appreso dai quaderni di Simone Weil. Ci torno di tanto in tanto ritrovandovi sempre un'affinità di intenti e di interessi. Nei suoi scritti non ci sono teorie filosofiche, né formule ideologiche, c'è solo il flusso di pensieri e argomentazioni. I pensieri di Simone si nutrivano di intelligenza, di attenzione, di sensibilità e di profondità. Lei è per me una maestra e una compagna, una donna che non avrei mai potuto incontrare perchè si è spenta ad Ashford, in Inghilterra, il 24 agosto1943, quando aveva 34 anni, ma l'impronta della sua personalità è così forte che mi sembra d'averla conosciuta.


Nella sua vasta produzione non si rintraccia un programma. Il suo pensiero non può essere ridotto in schemi. Simone era intelligenza in perenne azione. Lei era ebrea ma convertita al cristianesimo; era profondamente pacifista e volle combattere in Spagna contro i fascisti, arruolandosi come volontaria nella colonna Durruti; era comunista ma si batteva contro la visione materialista del comunismo; Simone ospitò in casa propria Leone Trotski e gli imputò la responsabilità dei primi orrori del comunismo. Lei perseguiva il bene come valore assoluto, ma era estranea a qualunque dogma assoluto; volle lavorare come operaia nelle officine meccaniche, ma restava perfettamente intellettuale; Simone viveva la fede religiosa fino all'estasi mistica, ma non aveva mai pregato; si immergeva nelle questioni pratiche e materiali della vita mantenendo sempre accesa la fiaccola dello spirito; la sua missione era quella di evocare la forza nascosta dei deboli.

Simone era solo una bambina quando altre donne straordinarie lasciavano la loro impronta nella scena sociale e politica del mondo (Marie Curie, Anna Kuliscioff, Rosa Luxemburg) e altre spargevano i loro incantesimi (Sarah Bernhardt, Lou Salomé, Sibilla Aleramo, Colette, Cloe de Merode, Carolina Otero, Luisa Casati), ma lei custodiva nell'animo i tesori più preziosi di ogni altra. 

Simone Weil è stata l'incarnazione moderna di Antigone. Una santa ribelle. Dai suoi scritti emerge il contrasto insanabile tra il bene (valore assoluto e sacro che dà un senso alla vita) e la necessità imposta dalla lotta perpetua per soddisfare i bisogni materiali.

Lei pone fuori dal mondo l'idea del bene che si specchia nel più profondo dell’anima umana (giustizia, bellezza, verità, ordine e conseguenti obblighi), dall’altra vede l'impossibilità di prescindere dalle relazioni di forza che governano tutti i fenomeni sociali.