
Il bambino morto a Mestre l'11 dicembre 2008 si chiamava Zaher Rezai.
S'era aggrapato sotto la pancia di un Tir per evitare di essere respinto alla frontiera come accade di soliti ai bambini che cercano salvezza, come era già accaduto ad Alidad Rahimi di 12 anni.
Zaher aveva la stessa età o forse meno ed era riuscito a percorrere da solo 9000 km, dall'Afghanistan fino alla Grecia. Aveva attraversato tante frontiere, aveva inventato mille espedienti e in Grecia, a Patrasso aveva scelto il Tir per imbarcarsi di nascosto ed era sceso dalla nave aggrappato con le mani tra gli assi delle ruote, però non ce l'ha fatta, le sua mani hanno ceduto ed è morto, come era morto il ragazzino iracheno senza nome. Venezia è una frontiera infernale.
Ora la Corte di Strasburgo condanna l'Italia per quella morte assurda, conseguenza di respingimenti contrari al senso di giustizia e alle norme internazionali sui diritti dei rifugiati.
Per il piccolo Zaher, stritolato sotto il Tir con quattro animaletti di gomma nelle tasche e alcune poesie, resta solo una targa. Era un piccolo poeta Zaher.
giardiniere,
apri le porte del giardino,
io non sono un ladro di fiori
Chissà se aveva mai letto gli antichi versi di Omero e la storia di Odisseo che sfidava il destino ingannando gli altri, negando il proprio nome (mi chiamo nessuno) e si nascondeva aggrapandosi sotto la pancia di un montone.
Chissà se ai ragazzi delle nostre scuole qualcuno racconterà l'odissea contemporanea di tanti loro coetanei. Chissà se qualcuno racconterà la storia della lunga guerra iniziata a causa di un novello Paride che tradì gli americani per andare a rifugiarsi tra i monti dell'Afghanistan. Chissà...
Nessun commento:
Posta un commento