28 aprile 2012

I rischi del voto elettronico

Il voto elettronico è un rischio troppo grande. La raccolta elettronica dei dati non consente di verificare che all'interno del sistema non ci siano buchi, software irregolari o virus informatici che possono alterare i risultati.

Il voto elettonico è una tentazione molto forte perchè consentirebbe un conteggio rapido e automatizzato. Ma è impossibile garantire la sicurezza del sistema. Non ci si può affidare a servizi specializzati perché in tal modo il controllo sarebbe tutto nelle mani di poche persone le quali resterebbero esposte a rischi di corruzione, a ricatti e pressioni. Il controllo della regolarità del voto deve restare ai cittadini, quindi la regolarità del sistema di voto dev'essere controllabile a vista.


David Dill, professore di computer sciences alla Stanford University ha esaminato le macchine usate per il voto elettronico negli Stati Uniti nel 2000 e nel 2004. Sono risultate poco affidabili perciò ha avviato una petizione "adottare sistemi capaci di lasciare almeno un «sentiero di carta», utilizzabile per verificare la correttezza del risultato, in caso di contestazioni". Il documento è stato accolto da 31 Stati della federazione intenzionati ad accogliere le raccomandazioni del prof. Dill. Sarebbe una sciocchezza percorrere in Italia un cambiamento in senso opposto.

In Italia nel 2006 c'è già stato un esperimento di scrutinio elettronico del voto. L'esperimento si è svolto in alcune regioni. Le lezioni si svolero nel modo tradizionale (schede di carta) e solo il trasferimento dei dati seguiva una modalità elettronica. Nonostante tutte le rassicurazioni fornite il sistema ha generato forti sospetti (v. inchiesta di Deaglio e Cremagnani; sullo stesso tema anche il libro "Il broglio" di Agente Italiano - Aliberti editore 2006) e ci si è resi conto che le possibilità di brogli che si possono nascondere nelle comunicazioni elettroniche non sono scongiurate dalla conservazione delle schede e dei registri cartacei perché il riconteggio in sede diricorso giudiziario comporta tempi troppo lunghi.

Nello Stato che vorrei il cittadino può vedere con i propri occhi che il voto è personale, uguale, libero e segreto come afferma l'art. 48 della Costituzione.

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Nel blog di Giovanni Ziccardi trovo alcune riflessioni molto interessanti e una serie di suggerimenti per chi volesse comunque perseguire l'idea della consultazione elettronica. Ziccardi individua cinque punti:
1. Un sistema di voto elettronico, o di raccolta del consenso online, che sia (e si dica) democratico, non può essere oscuro in nessuno dei suoi passaggi, dal primo atto all’ultimo. Un sistema oscuro non garantirà mai che il risultato del voto sia il reale esito della volontà dei votanti.
2. I rischi non vengono dagli hacker. I rischi in un sistema oscuro vengono dai poteri degli amministratori, dalla doppia o multipla votazione consentita da difetti del sistema, dalla possibile ingerenza di chi ha sviluppato un software chiuso, dalla mancanza di un controllo della qualità del software.
3. Gli hacker che nel mondo testano, attaccano, verificano i sistemi per il voto e per la raccolta di sondaggio, fanno un bene alla comunità. E vanno ringraziati. Mantengono alto il livello di guardia sulla qualità necessaria di questi sistemi, che devono sempre essere considerati sistemi critici perché in grado di influenzare direttamente una parte politica fondamentale della nostra società.
4. Essendo un sistema critico, il meccanismo di voto o di consenso deve essere trasparente o, comunque, essere sottoposto a una procedura di hardening durante la sua fase di sviluppo per verificarne le vulnerabilità.
5. Ogni sistema elettronico deve prevedere un backup fisico di sicurezza dei voti e delle operazioni, prima e dopo il voto. Ciò consente anche la registrazione e stampa dei voti, ad esempio, nel caso vi siano contestazioni, per poi effettuare un confronto, o un report finale da rendere pubblico che mostri la procedura.

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