Nello Stato democratico è necessario che anche le forze di polizia siano parte del sistema democratico.
Suscita particolare ribrezzo la violenza della polizia contro i cittadini. La polizia esiste per prestare un servizio ai cittadini, può usare la forza per proteggerli e per garantire i loro diritti, compreso il diritto di circolare liberamente per le strade e di manifestare nelle pubbliche piazze. Mai questa forza può ritorcersi contro il cittadino inerme, neanche nel caso di un cittadino che sbaglia. L'uso della forza può essere giustificato solo dalla necessità di difendere qualcuno o di contrastare una violenza.
Vedere la polizia che carica i manifestanti suscita lo stesso sdegno di un figlio che bastona i genitori, perchè i poliziotti esistono solo in virtù del popolo che li paga.
Credo che occorra alterare la mente degli agenti per indurli a comportarsi in modo talmente perverso, a farlo con una brutalità furiosa. Quale narcotico viene usato per offuscare la loro coscienza? Quale droga inverte quel poco di senso civico che non dovrebbe mancare neanche al più ignorante dei poliziotti?
Chi assiste alle violenze poste in essere dalle forze dell'ordine spesso sente il bisogno di negare l'evidenza, si ingegna ad ipotizzare qualche giustificazione che possa attenuare il raccapriccio. Immagina una gravissima necessità o una difesa legittima. Dove non si vede alcuna vittima da difendere ipotizza la difesa di qualche astratto ordine da tutelare o peggio di qualche ipotetica disubbidienza da punire, dimenticando che la polizia non ha alcun potere di punire. Queste congetture quietano l'animo degli astanti e dei cittadini raggiunti dalla notizia, però trasformano il cittadino manganellato, pestato, ferito, arrestato e talvolta ucciso dalla polizia da vittima in un grave atto di delinquenza (perché la divisa non giustifica il crimine, ma lo rende più grave e più odioso) in causa del suo stesso male.
Le presunte giustificazioni di manganellate necessarie a garantire l'ordine, non sono nient'altro che autoconvincimento di una turbativa intollerabile che nessuno ha visto. Questo autoconvinvimento consente abusi spaventosi e conseguenti impunità. L'ordine pubblico sembra garantito proprio là dove è stato massimamente violato.
Per quietare le nostre coscienze ci inventiamo il banditismo dei pacifici cittadini della Val di Susa, di Vicenza, di Chiaiano, di Terzigno e perfino dei terremotati dell'Aquila, bastonati dalla polizia nelle strede di Roma. Ieri i pastori sardi non sono riusciti neanche a scendere dal traghetto, non hanno neanche raggiunto il luogo per iniziare la loro manifestazione perché la polizia li ha caricati e costretti a risalire sulle imbarcazioni. L'art.21 che i poliziotti dovrebbero garantire, non vale per i sardi, non vale per i valsusini, non vale per gli abruzzesi, fprse non vale per nessuno
L'abuso è evidente, difficile da nascondere, ma appare giustificato tanto da poter essere anche legalizzato. Infatti un uomo del Governo propone di autorizzare per legge gli arresti preventivi: fermare i facinorosi prima che agiscano, tanto si sa chi sono e si sa cosa vogliono. L'Italia inebetita tace.
In questo video di quarant'anni fa c'è uno sceriffo americano che risponde alle domande di Robert Kennedy con l'idea di "arresti preventivi". Il sorriso con cui Robert Kennedy risponde all'ottusa proposta dello sceriffo ci mostra quella "grande adulta sapienza liberale" dei democratici americani degli anni sessanta.
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