28 novembre 2008

La rovinosa fortuna di Re Mida

Quando Mida accompagnò Sileno presso il dio Bacco questi fu molto felice di rivedere colui che lo aveva allevato, perciò volle dare un premio al re:
- Cosa posso fare per te?
- Fa che tutto ciò che tocco con il mio corpo si converta in oro.
Bacco si rammaricò che Mida non avesse saputo scegliere qualcosa di meglio, ma esaudì il suo desiderio.
Mida cominciò a toccare questo e quello: tirò verso di sé una frasca verdeggiante e la frasca diventò d'oro, toccò una zolla e al tocco la zolla diventò una grossa pepita, s'appoggiò ad uno stipite e subito vide lo stipite raggiare.
Era fuor di sé dall'emozione figurandosi già d'oro ogni cosa. Ordinò quindi ai suoi servitori di apparecchiare la tavola e prese posto circondato dall'ammirazione di tutti. Ma appena cominciò a toccare i cibi vede che questi s'induriscono, le pietanze si ricoprono di una lamina fulva, le bevande si mutano nella sua bocca in liquido oro.
Sbigottito da quella singolare sciagura, miserabile in mezzo alla ricchezza, ebbe ripulsa per tutti quei tesori, detestando ciò che poco prima aveva sognato. La più grande abbondanza non poteva sedargli la fame, e un'arida sete gli bruciava la gola. Così, ossessionato e torturato dall'oro, implorò:
"Oh divino Bacco, abbi pietà di me, liberami da questa rovinosa fortuna."

(riassunto da Ovidio, Le Metamorfosi XI, 85)