27 marzo 2009

Il bambino con la fisarmonica

Una mattina all’ingresso del supermercato:
- A quest'ora quel bambino dovrebbe essere a scuola
- Chissà chi è che lo manda in giro a mendicare
- Sicuramente stranieri. Vedi che non capisce neanche quello che diciamo.
- O forse zingari.
- La polizia dov’è? dovrebbero prenderlo e portarlo a scuola
- Non c'è mai la polizia dove dovrebbe essere e poi le leggi, quelle proteggono solo i delinquenti.
- Gli stranieri non dovrebbero entrare, dovrebbero rimandarli indietro, da Gheddafi, invece hanno pure bruciato il centro di Lampedusa. Capito!
- Solo in Italia è così, porte aperte a tutti e nessun controllo. Ho lavorato in Svizzera io, lo so, ci sono passato: due giorni di controllo, documenti e visite mediche. Altrimenti mica potevi entrare. E' giusto, si va per lavorare: lavori e ti pagano, altrimenti via. E' così, ma qui non lavora nessuno.
- Anche in Germania è così, vai a vedere


Mancano pochi minuti alle nove. Il parcheggio comincia a riempirsi di vetture e una piccola fila di anziani e di massaie di mezza età aspetta l'apertura del supermercato armeggiando con carrelli vuoti. Il bambino di circa otto anni è appoggiato al vetro accanto all'entrata. Aveva cominciato a suonare la sua piccola fisarmonica, ma ha smesso subito, alle prime parole degli astanti. Non ha chiesto niente, non ha neanche una ciotola o un cappello per raccogliere monete. Ascolta le chiacchiere senza alcuna espressione. E' un bambino tranquillo, dai tratti regolari, pulito e vestito in modo semplice e ordinato.

La fila di carrelli cresce e le chiacchiere continuano. Tutte brave persone, gente che ha conosciuto le difficoltà della vita, qualcuno ha vissuto anche i disagi degli emigranti. Nessuno infatti si lascia sfuggire parole di sapore razzista, nessuno invoca le forche o le ronde. Ma nessuno osa dire una parola al bambino. Nessuno si chiede il perché di quella fisarmonica muta.

Il bambino ha uno sguardo quieto, come quello di un adulto. Non sembra interessato ai discorsi, ma ha capito benissimo. L'ha capito subito e ha smesso di suonare già alle prime note. Nel suo bel faccino intelligente non c'è alcun segno di delusione o di fastidio. Sa di trovarsi tra persone per bene da cui non ha nulla da temere. Lui per fortuna non si trova nella situazione di Rebecca Covaciu. Lo vede che qui non c’è odio, solo persone avare che devono giustificare la loro avarizia con ragionamenti orecchiati qua e là e usati come un filo per cucire insieme la coscienza e il borsellino. Ne ha già visti tanti così il bambino con la fisarmonica. Sa sicuramente distinguere la brava gente dal cuore indurito, ma senza cattiveria, dai cuori neri. Queste massaie evitano di parlare con lui perché sanno che potrebbero intenerirsi. La gente non guarda in faccia i ‘samaritani’, ma in fondo sono cristiani e hanno bisogno di nascondersi dietro i luoghi comuni. Non guarderanno neanche gli occhi delle commesse dentro il supermercato e non diranno buongiorno ai fattorini. Tristi, ma sono altri che fanno paura.

Il bambino si fa scivolare la fisarmonica dietro le spalle e s’allontana camminando piano, a testa alta. Tra le persone ammassate contro la porta ancora chiusa qualcuno comincia a brontolare per gli istanti di ritardo nell'apertura del magazzino: si vede che non siamo in Germania!

Il bambino con la fisarmonica attraversa il piazzale del parcheggio col sole in faccia. A lui non serve contare i minuti. A lui non serve ragionare di cosa fanno in Svizzera e in Germania. Sa più cose lui di questo mondo che tutte le maestre della scuola e tutte le casalinghe che vanno a riempire i carrelli con roba che domani avranno già buttato nella spazzatura.

Il sole che brilla in questa mattina di marzo è tutto tuo, bambino, come il futuro che ti aspetta. Goditelo. Ruba di nascosto quello che gli avari non ti danno e vai a cercare un posto dove ci sia qualcuno capace di sorridere ascoltando le musichette della tua piccola fisarmonica. Un suono che non sta tra le merci del supermercato, non è inciso nei dischi dei musicisti e neanche nei palinsesti delle televisioni perchè è il suono della vita vera. Buona fortuna, bambino.