23 giugno 2024

I due guardiani del neoliberismo: fascismo e complottismo

Ai confronti politici ognuno dovrebbe partecipare sostenendo il proprio punto di vista, ma non è così, forse non è mai stato così. Spesso il dibattito è inquinato da inversioni di logica come nelle strategie di false-flag. Accade così che qualcuno sembra schierato contro i propri mandanti, ma lo fa per proteggerli. 

Vediamo come questo avviene, ma occorre una premessa sul pensiero unico.

 

Il neo-liberismo

La dottrina politica liberista fu chiaramente enunciata due secoli fa ai tempi di Adam Smith, ma poi è stata superata sia nella teoria, sia nella pratica. Le istanze ideologiche socialiste hanno riscosso sempre maggior successo nel corso del XIX° secolo e nella prima parte del XX°, la crisi finanziaria del 1929 ha svelato drammaticamente che il liberismo conduceva inesorabilmente al disastro.
Nonostante l'evidenza le classi economicamente privilegiate non potevano accettare un diverso modello socio-economico che avrebbe cancellato o ridotto quasi tutti i loro privilegi. Quindi, a partire dagli anni '30, in parallelo con l'affermazione della dottrina economica keynesiana, è iniziata l'elaborazione di una dottrina neoliberista ad opera di Ludwig von Mises (1881-1973) fondatore della scuola austriaca e Friedrich von Hayek (1899-1992) premio Nobel nel 1972. La loro visione è diventata prevalente grazie anche all'impegno accademico di Milton Fiedman (1912-2006) principale esponente del monetarismo economico (premio Nobel nel 1976) e animatore della scuola di Chicago. La dottrina neoliberista ha trovato piena applicazione negli anni 80 del secolo scorso, a partire dai governi britannico e statunitense di Margaret Thatcher e Ronald Reagan.
Con la fine della guerra fredda (1989) e la fine del comunismo russo (1991) in tutto l'occidente è stata diffusa una narrazione che identificava da una parte qualunque dottrina socialista col regime statalista e totalitario della disfatta Unione Sovietica, dall'altra identificava la dottrina neoliberista come "scienza economica" del mercato. Queste due false narrazioni hanno consentito di demonizzare come "ideologica" qualunque proposta politica alternativa e di subordinare tutta la politica alla ideologia neoliberista, presuntamente non ideologica, perché mascherata da scienza economica. In tal modo tutte le democrazie occidentali sono cadute sotto il dominio di un nuovo totalitarismo ideologico (pensiero unico economicistico) che, diversamente da ogni altro totalitarismo, non ha bisogno di demolire il sistema liberal-democratico, convive con esso e si fregia di esserne garante. 

Fin qui credo di non aver detto niente di nuovo. E' solo una premessa con cui abbiamo tracciato una sintesi storica che ci conduce all'epoca delle privatizzazioni, della finanza creativa (mercato dei derivati finanziari), dello sdoganamento dei conflitti di interesse e delle bolle speculative che periodicamente scoppiano mandando in rovina milioni di famiglie (la bolla delle dot-com, quella dei sub-prime, ecc.). 

Anche queste vicende degli ultimi decenni sono note quasi a tutti. La riflessione che vorrei proporre qui può prendere le mosse dal 2011 e dallo slogan adottato durante le manifestazioni di Occupy-WallStreet: noi siamo il 99%
Se è vero che il 99% delle persone viene svantaggiato e impoverito dalle politiche economiche imposte dal neo-liberismo, com'è possibile che questa stragrande maggioranza non abbia la forza politica di imporre un cambiamento e di orientare le scelte politiche verso logiche economiche keynesiane o almeno non si riesca ad arginare in qualche modo lo strapotere finanziario?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo passare dall'economia alla politica. 

Il totalitarismo neo-liberista deve convivere con le istituzioni politiche democraticamente elette e con le regole delle Costituzioni liberali, quindi deve guadagnarsi il consenso delle masse. Come si fa a convincere della bontà di un sistema coloro che sono continuamente penalizzati dal quel sistema? Qui individuerò due opposte strategie leali (si potrebbero catalogare come true-flag) e due opposte strategie sleali o false-flag. Attualmente il neoliberismo si sta imponendo nelle competizioni politiche utilizzandole tutte. 

1) La retorica della libera concorrenza e del merito

Su questa non mi dilungo. E' il neo-liberismo presentato in termini positivi. Una parte degli elettori, anche appartenenti a ceti popolari, può essere convinta che non ci sia nulla di meglio in un sistema democratico che adottare i principi della libera concorrenza che premiano il merito personale e scongiurano ogni possibile sopruso da parte di poteri statali, burocrazie, magistrature, ecc. Secondo questa narrazione lo Stato non deve intervenire mai. Possiamo privatizzare tutto: mezzi di comunicazione e di trasporti, ospedali, scuole, università, tribunali, carceri, gradualmente arriveremo a privatizzare anche le forze dell'ordine e apparati dell'esercito.
E' una rappresentazione artificiosa e retorica perché non considera che la concorrenza spesso è finta. I colossi economici e finanziari fanno cartello, si spartiscono i settori dove ciascuno impone il proprio monopolio e dove la ricchezza viaggia in un solo senso: dai deboli ai forti, dai piccoli ai grandi, senza lasciare neanche piccoli spazi residui al merito. Tuttavia questa narrazione non è una falsa bandiera perché apertamente favorevole al sistema neoliberista.

2) L'avvelenamento del pozzo

La seconda strategia non mette sotto accusa il sistema economico. Non capovolge la narrazione liberista, ma avvelena il pozzo, che nel nostro caso è l'agorà in cui si svolge la competizione politica. Lì sono tutti ladri, corrotti e truffatori. Questo ci viene detto e ci viene mostrato. La politica è una cosa sporca e i politici sono tutti opportunisti senza scrupoli o addirittura componenti di una "casta" che persegue interessi contrari a quelli del popolo.
Per dare ai cittadini una visione distorta di questo tipo basterebbe mettere in risalto i vizi di una minoranza, ma negli ultimi decenni la strategia è stata perseguita anche in altro modo, non solo nella rappresentazione, ma anche nella realta dei fatti: alcuni partiti hanno promosso personaggi palesemente impresentabili. Così la politica è stata sporcata davvero, ridotta ad circo, non solo nella rappresentazione scandalistica.
Questa strategia sarebbe folle in un sistema in cui la politica dovrebbe assumeresi la responsabilità delle scelte collettive, ma in un sistema dominato dai potentati economici diventa conveniente per i potenti avere politici incapaci che si lasciano facilmente guidare o corrompere. 
L'avvelenamento della politica, vero o apparente che sia, allontana le persone capaci e oneste che non partecipano più e non vanno più neanche a votare. Per quell'1% che vuole mantenersi saldo al potere l'astensionismo è prezioso come l'ossigeno. 

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Le prime due strategie dei neo-liberisti agiscono in modo diretto, affermando la bontà del loro tesi e cercando di allontanare dalle urne i cittadini che potrebbero ragionare in modo contrario. Però non basta perché anche dentro quella minoranza di votanti potrebbe crescere il consenso a sostegno di tesi socialiste o keynesiane. Per questo ci sono i cani da guardia. Sono due. Apparentemente abbaiono contro i padroni, le caste, le elite, le banche... se serve anche contro la luna.

3) Lo spauracchio del fascismo

Il neoliberismo può convivere con una politica in cui destra e sinistra si alternano al potere, purché entrambe sottomesse alle leggi del mercato.  In alcuni casi i capitalisti preferiscono un governo di sinistra perché, come disse una volta Gianni Agnelli, riesce più facilmente a fare una politica di destra. Ci riesce perché può tenere a bada il suo elettorato e le forze sindacali, affermando che certe cessioni sono necessarie, servono per evitare il peggio. 
Quando la sinistra si presta ad attuare politiche neo-liberiste (privatizzazioni, liberalizzazioni, riduzione dei diritti sindacali, ecc.) fa un doppio regalo ai padroni: approva leggi a loro favorevoli e si rende invisa ai propri elettori che saranno delusi e in parte diventeranno astensionisti. Però il sopravvento elettorale della destra genera un contraccolpo, tra i delusi e quelli che non si sono mai lasciati convincere ci sarà una voglia di rivalsa che, se non controllata, può diventare pericolosa per i padroni. Avvelenare il pozzo potrebbe non essere sufficiente rispetto a qualcuno che riesce a mostrarsi capace, onesto e lealmente schierato a favore degli interessi popolari.
Di fronte a questa possibilità il neoliberismo utlizza due false-flag. La prima è lo spauracchio fascista. Il fascismo è un Cerbero a tre teste: autoritarismo, violenza e rivolta. Mostra di volta quella più adatta alla situazione. Ma tutte sono perfettamente funzionali ad un potere che ha l'esigenza di tenere sotto controllo il popolo-gregge. Se il popolo ha paura, la fermezza autoriaria di un duce lo rassicura. Se emerge qualche figura o qualche gruppo non addomesticabile, una minaccia o una punizione violenta sortisce sempre buoni effetti e vale come esempio per tutti. Se un disagio popolare è ormai troppo grande per essere domato coi manganelli, allora si chiama il popolo alla rivolta contro il padrone cattivo, una bella marcia su Roma che finisce con l'inchino al Re, la nomina di un Duce e l'impiccaggione di qualche capro espiatorio. 

Molti sostengono che ormai il Cerbero ha fatto il suo tempo. Sarebbe troppo riconoscibile. E' un trucco che non funziona più. I nazi-fascisti dei nostri giorni sono macchiette. Le loro rivolte sono stupide carnevalate in cui tutto finisce con l'impiccaggione di un pupazzo. Forse è così, benché non ne sarei tanto sicuro, anche Mussolini e Hitler sembravano pagliacci all'inzio e pagliacciate le loro adunanze. Tuttavia anche se il cerbero non avrà mai più la forza di sbanare le nostre istituzioni democratiche, la sua presenza e la sua visibilità svolgono una funzione importante. Servono a legittimare la destra estrema, quella che allo scopo di proteggere i privilegi dei padroni arriva a indebolire le istituzioni democratiche, a paralizzare la giustizia, a privatizzare anche l'acqua e l'aria, a negare diritti essenziali... sono scelte che piovono in testa alla gente come manganellate e qualcuno vorrebbe ribellarsi: ma questo è fascismo! questo non si può fare! E invece no, si può fare, ci diranno, non siamo fascisti, guardalo lì, il cagnolone che ringhia, è lui il fascista, non lo vedì, noi lo teniamo legato alla catena. Non diremo mai di essere antifascisti, ma puoi star tranquillo, quello lo manteniamo buono noi.

Ovviamente si tratta di una falsa bandiera perché i presunti guardiani dall'aspetto rassicurante di destra non fascista, non sono nient'altro che la prima testa del Cerbero, quella dell'autoritarismo.

4) La verità deformata e deformante del complottismo

Il complottismo è una corrente di pensiero che si sottrae a catalogazioni ideologiche. Non è di destra e neanche di sinistra perché non ha un programma politico da attuare, vuole solo svelarci una verità e si tratta di una verità che sfugge a chi guarda il mondo attraverso i filtri ideologici. 

Il complottista riesce a guardare oltre. Il mondo è un teatro di burattini e lui vede i fili (li intuisce) e ci svela le mosse e le intenzioni dei burattinai. Siccome i burattinai sono sempre ben nascosti e i fili sono invisibili è impossibile smentire una teoria complottista. Ma attenzione, il complottismo non è una replica filosofica del mito della caverna e neanche una ipotesi dell'universo olografico per cui viviamo tutti in una simulazione. No, il complotto è fatto da uomini in carne e ossa come noi, benché non si sappia mai bene chi siano e dove stanno. Quindi la faccenda è politica, non filosofica.

Il complottista ti svela una verità nascosta che dimostra la totale inutilità della politica, teatrino di pupi. I partiti, le ideologie, i leader politici e i loro programmi sono tutti elementi di una recita ingannevole. E' inutile votare, candidarsi, scrivere leggi o sentenze. Ma non è un invito a un rassegnato astensionismo, affatto, il complottista ci invita alla rivolta, che però dev'essere una rivolta contro l'intero sistema, contro i burattinai. E' una rivolta impossibile perché i burattinai sono sempre indicati in termini troppo vaghi (elite, cospirazione, loggia satanica...) e rispetto al sistema non si capisce quale sia l'alternativa. Quindi per il momento l'unica possibilità è astenersi dal voto e dalla politica. E tante vituperate elite ringraziano. 

I complotti sono tanti, ma i nemici del complottismo hanno caratteristiche comuni

Nella narrativa complottista c'è una cosa che risalta con assoluta evidenza: le invettive complottiste non sbagliano mai la mira. Se mettiamo da parte l'elaborazione del complotto attribuito a elite mai ben definite (massoni, banchieri, giudei, capitalisti, tecnocrati, giornalisti, insegnanti... secondo una catalogazione che finisce per somigliare a quella dei poteri-forti descritti da Silvio Berlusconi) e guardiamo invece le singole persone chi vengono messe nel mirino delle teorie complottiste: Bill Gates, George Soros, Barak Obama, i Clinton, Yuval Harari, Mariana Mazzuccato... mi sembra di riconoscervi una costante che non è l'appartenenza massonica, la ricchezza o l'ebraismo, ma è la loro collocazione in un'area liberal (sinistra) non etichettabile come comunismo o socialismo. Nel profilo di queste persone si trova sempre qualche loro posizione culturale o proposta politica anti-liberista, qualcosa che minaccia l'egemonia politico-culturale del neo-liberismo.
Ci sono altre figure che potrebbero essere ugualmente collocate all'interno delle elite politiche o finanziarie ma stranamente non vengono mai prese di mira, anzi spesso diventano eroi del mondo complottista (Donald Trump, Elon Musk, Vladimir Putin, Viktor Orban...). Qual è la loro caratteristica comune? disprezzo per la democrazia, elogio dell'autoritarismo, generiche dichiarazioni demagogiche (populiste) contro la nebulosa dei poteri-forti, ma nessuna concreta proposta che possa rappresentare una minaccia per l'assetto neoliberista.

La scelta degli obiettivi si conferma anche in Italia. La sinistra è stata eliminata dal Parlamento grazie a un PD convertito al neoliberismo. Ormai da vent'anni il PD ha scalzato la sinistra radicale. Finché alla guida del PD ci sono autentici liberisti come Paolo Gentiloni o Enrico Letta, tutto tace, nel senso che il PD può essere messo alla berlina come partito responsabile della deriva neoliberista (i veri responsabili non verranno mai considerati come possibili nemici, solo i convertiti dell'ultima ora), però se Letta viene scalzato da Schlein che si discosta dalla narrazione neo-liberista allora ai complottisti scattano i nervi. Perché? Solo per la forma del naso? Certo, c'è anche quel fastidioso e vistoso elemento, ma in che cosa Schlein è diversa da Letta? Altra bestia nera è Conte. In che cosa Conte è diverso da DiMaio o da Nicola Zingaretti?

Letta è cattolico come Conte, ma Letta è un vero liberista iscritto all'Aspen institute, come Giorgia Meloni. Conte e Schlein no, e non partecipano neanche alle riunioni del Bilderberg. DiMaio a prendere ordini all'ambasciata di via Veneto c'è andato subito, prima di giurare come ministro, quindi non c'è ragione di attaccarlo, Conte no, né prima, né dopo, anzi s'è mosso autonomamente anche firmando il trattato della nuova via-della-seta come se fosse un nuovo Mattei. Ovvio che per le elite neoliberiste queste sono spine nel fianco, personaggi poco addomesticabili, perciò gli scagliano contro la masnada dei complottisti.

Se i complottisti fossero davvero contrari alla politica neo-liberista avrebbero dovuto rivolgere il loro astio verso Renzi, che obbediva alle direttive di GP Morgan e portava il partito a sostenere politiche antilaburiste e voleva riformare la Costituzione in senso più autoritario, aumentando i poteri del governo, come ora sta facendo Meloni. Invece questa avversione non s'è vista e non si vede neanche per la Meloni. Anzi, ci si fa beffe di chi vorrebbe dipingerla come fascista. Che sciocchezza pernsare che possa essere fascista chi proviene dai circoli di Almirante e celebra Italo Balbo. Faccia pure la sua politica anticostituzionale, per i complottisti in questo non c'è alcun problema. L'importante è tenere bloccati la Schlein e Conte, vedi mai che facessero sul serio.

La Schlein oggi appare incerta, ma le sue dichiarazioni sono esattamente contrarie a quelle del liberismo renziano. Si oppone al premierato, si oppone al favori che Meloni elargisce ai banchieri... perché attaccarla ed insultarla continuamente? E' Letta che rivogliamo? Sì, credo proprio di sì.

Veri argomenti per dire che Schlein è peggio di Letta e di Renzi o che Conte è peggio di Grillo e di DiMaio non ci sono. Perché il vero argomento è uno solo: non sono sufficientamente neo-liberisti, argomento che non può essere esplicitato avendo il complottismo un ruolo specifico di dirottare contro la sinistra una rabbia anti-liberista. Quindi sono obbligati a ricorrere a insulti personali: la finocchia, la scimmiotta, l'armocromista... oppure la pochette, il tacchino di puglia, l'ambizioso che vorrebbe rifare il premier (nessun altro politico avrebbe mai un'ambizione così balzana)

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NOTA TERMINOLOGICA - L'uso del termine 'complottismo' non è indice di pregiudizio. Ma diciamo perché altrimenti qualcuno potrebbe obiettare.

Complottismo è una parola che indica una corrente di pensiero o è solo un'etichetta utilizzata per squalificare e denigrare?
La parola, come in tanti altri casi, può essre usata in un senso o nell'altro. Vale anche per fascismo, comunismo, fondamentalismo... tutte parole che in certi contesti e con certe intenzioni possano essere usate anche come insulto. E'  inevitabile, ma non credo che questo possa giustificare un dovere di autocensura: non dire ebreo perché qualcuno lo dice per offendere. No, io vorrei poter dire anche zingaro e anche gay senza alcun intento offensivo, perciò qui mi permetterò di usare la parola complottismo e anche la parola no-vax solo per indicare chi segue una certa corrente di pensiero. Etimologiacmente sono parole sbagliate perché il complottista a rigor di logica dovrebbe indicare chi organizza o partecipa ai complotti, non già chi li teme o vede complotti ovunque, però ormai nel linguaggio comune è quest'ultima accezione che si è affermata. Anche no-vax in astratto dovrebbe indicare la contrarietà ad ogni tipo di vaccino, invece è ormai consolidato il significato di avversione ai vaccini e alle altre strategie anti-covid.

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