13 agosto 2021

Il fango e i mendicanti del web

A che serve un giornale? Marco Travaglio ce lo spiega in un suo editoriale, ma non tutti la pensano come lui, tra i giornalisti si nascondono personaggi che fanno ben altro. 

“Non sono una no vax, non sono vaccinata perché ho ancora gli anticorpi e il medico mi ha suggerito di non farlo. Ognuno deve sentire il proprio medico e fare quello che gli consiglia. Il tema della vaccinazione deve essere un tema medico, i politici non devono mettersi a fare battaglie di principio e farlo diventare un tema elettorale. Se diventa un tema elettorale vuol dire che non ci sono altri temi di cui parlare”.

Sono parole di Virginia Raggi. Sono parole di ordinaria saggezza, ma ci fanno capire perché da sindaco di Roma la Raggi è stata continuamente svillaneggiata, portata spesso come esempio della peggiore inefficienza senza però mai fornire argomenti che potessero dimostrarlo. Nessun termine di confronto. Inefficiente perché è la Raggi, perchè a Roma ci sono le buche. 

A Virginia Raggi bisogna riconoscere il coraggio di essersi assunta un compito quasi impossibile. Recentemente si è fatta apprezzare anche per la sua capacità di riconoscere i propri errori. Ha dichiarato di aver sbagliato nei riguardi del suo predecessore che fu Ignazio Marino, un buon sindaco anche lui esposto alla maccchina del fango e abbandonato dal proprio partito che era ormai finito nelle mani distruttive di Matteo Renzi.

“Lavorando qui dentro ho capito un po’ di cose e posso dire che Marino è stato molto avversato dai suoi, che sono andati persino dal notaio per sfiduciarlo perché stava provando a cambiare le cose”.  (Virginia Raggi)
La Macchina del Fango

La stampa (il quarto potere) dovrebbe essere usata per vigilare e denunciare gli abusi, "cane da guardia e non cane da compagnia". La libera stampa è un pilastro della democrazia, tuttavia, quando la stampa non è libera, quando giornali e TV appartengono alle grandi società di capitali, spesso interessate a mantenere al potere politici compiacenti, l'informazione diventa compiacente, si prodiga in elogi dei potenti, ed è già una stampa disfunzionale, ma c'è di peggio. La stampa può diventare una "macchina spruzzafango" e può distruggere l'immagine di chiunque. Soprattutto l'immagine delle persone oneste e competenti.
Sappiamo che da sempre esistono gli scandali montati ad arte, le notizie false, gli attacchi pretestuosi, ma ora la tecnica s'è perfezionata: si può fare un uso coordinato di questi strumenti per colpire e distruggere un collega innocente (caso Boffo), per denigrare uno bravo (Enzo Baldoni), per calunniare un magistrato (il caso Sallusti-Farina ha procurato al noto giornalista una meritata condanna, ma anche il giudice Falcone fu vittima di maliziose insinuazioni), per infangare un politico (caso Marino), per demolire un governo (il conticidio).

La macchina del fango è un sistema a orologeria, infallibile, che si insinua nella mente delle persone, anche delle brave persone, degli ingenui, degli onesti. Il sistema è usato anche per favorire le mafie denigrando le vittima (caso Don Diana), come ha ben spiegato Roberto Saviano.

Umberto Eco ci invitatava a distinguere il livello delle insinuazioni tacite, che usano anche mezzi subliminali senza esplicitare nulla, dalla vera diffamazione con cui si attribuisce a qualcuno un fatto chiaramente illecito o immorale. La diffamazione è legalmente perseguibile, invece l'insinuazione è un veleno invisibile. Può distruggere l'immagine di una persona senza che ci sia nulla di falso, niente che possa essere denunciato.  Il caso dei calzini turchesi resta emblematico.

La macchina del fango prende forza anche dalla semplice ripetitività. Ripetere per anni che Berlusconi subì il torto di una capziosa notifica durante il G8 di Napoli finisce per far credere a tutti che davvero ci fu un G8 a Napoli e che davvero ci fu una citazione a giudizio svelata davanti agli ospiti stranieri. Le minuziose ricostruzioni di Travaglio non sono riuscite smontare il falso ormai consolidato nella memoria come l'immagine di Krusciov che sbatte la scarpa sul banco dell'ONU. Qui non voglio inserire la ben nota falsa citazione di Goebbels, ma nella sostanza certe regole erano già applicate dalla propaganda nazista basata sulla sollecitazione degli istinti e sul sonno della ragione.
1) Non permettere mai al pubblico di rinsavirsi;
2) Non ammettere mai una colpa o un torto;
3) Non concedere mai che ci possa essere qualcosa di buono nel tuo nemico;
4) Non lasciare mai spazio ad alternative;
5) Non accettare mai la colpa;
6) Concentrati su un nemico alla volta e incolpalo per tutto ciò che va storto;
7) La gente crederà prima a una grande bugia che a una piccola;
8) Se la ripeti abbastanza spesso la gente prima o poi ci crederà. 

(Walter C. Langer in un documento della CIA)

Chi dispone dei potenti mezzi dell'informazione (mass-media) può usarli per sparare fango sugli avversari. Svelare l'esistenza di questo sistema dovrebbe indebolirlo, invece sembra che i potenti riescano a mantenerla in uso potendo anche fingere di esserne essi stessi vittime del fango altrui.  
 
Quando le prove sono evidenti si tenta di distogliere l'attenzione del pubblico dirottando l'attenzione su un caso peggiore. Ciò implica una implicita ammissione di colpa, ma i riflettori sono già puntati altrove, contro l'altro: il peggiore. 

Per esempio nel 2011, ai tempi dei festini nella villa di Berlusconi, tra olgettine e bunga-bunga, leziose fanciulle elevate agli onori del Parlamento e ricatti di prostitute, la macchina del fango fu puntata contro John F. Kennedy, morto assassinato ormai da mezzo secolo e mai coinvolto in scandali sessuali finché fu in vita, ma ora facilmente utilizzabile come esempio "peggiore": lui era un donnaiolo implacabile, lui era di sinistra, quindi la sinistra non osi scagliare la prima pietra.
Berlusconi non è stato il primo né il peggiore, perciò è automaticamente assolto: le "feste eleganti" non sono mai avvenute, Ruby era veramente la nipote di Mubarak e via dicendo. Così il padrone dei peggiori giornalacci dediti alla diffamazione si ergeva a vittima del presunto fango proveniente da una presunta sinistra. Una sinistra moralista, sessuofoba, bigotta... ma sono davvero questi i valori della sinistra? Fu davvero la sinistra a infangare Berlusconi? No, scoprimmo poi che Berlusconi aveva disobbedito a una lettera proveniente da Bruxelles, vedemmo che un presidente ben poco garante della Costituzione preparava l'avvento del ben poco sinistro Mario Monti, il quale fu osannato dalla stampa come un salvatore: era in realtà un sobrio salvifico castigatore di pensionati e lavoratori.

Dissidenti, professoroni e virologi 

Le vere vittime del fango sono sempre i dissidenti. Possono essere giornalisti o politici che non si mettono al servizio dei padroni, magistrati che si trovano a gestire denunce pericolose o esponenti del mondo culturale, quelli che Matteo Renzi chiamava con disprezzo  "professoroni". Tali erano i giuristi Zagrebelski e Rodotà ai tempi del tentato sabotaggio della Costituzione. In mancanza di argomenti da opporre alle loro critiche, si usava un termine apparentemente non dispregiativo per denigrare direttamente la persona. Qualcosa di simile è avvenuto con Giuseppe Conte a cui la stampa di potere rimproverava di essere "avvocato" e di essere "sconosciuto" alle cronache politiche. Nulla di male, per altri gli stessi titoli avrebbero potuto costituire un merito, ma la sostanza conta poco, qualunque cosa può diventare fango quando viene sparata per colpire e infangare. Perfino il colore dei calzini.

Ora il termine dispregiativo di "professoroni" è stato accantonato (per certe nuove polemiche è  diventata dispregiativa la qualifica di "virologo") ma la guerra contro gli esponenti della cultura critica ora colpisce con maggior forza, vuole il licenziamento dei dissidenti. Accade a un docente di antropologia. Nel raccontare che talvolta anche i potenti possono cadere in disgrazia il professor Vereni ha ammesso che lui stesso da semplice cittadino partecipò alle chiassose proteste contro Bettino Craxi (il lancio delle monetine) all'epoca in cui il Parlamento italiano stava cercando di proteggerlo dagli scandali di corruzione che l'avevano travolto. Per gli attuali detentori del potere (mi riferisco alla pattuglia di italovivi che ha defenestrato Conte per imporci il superbanchiere) il professore non è degno di insegnare, va rimosso.

Richiesta simile anche per il prof. Tomaso Montanari che ha osato criticare il progetto del Ponte di Messina. Per Teresa Bellanova (Italia Viva) non è consentito che un docente possa criticare sprezzantemente il fantomatico progetto della mega-opera proposta da Berlusconi, recuperata da Renzi e ora riproposta da Draghi allo scopo di poter assegnare i soldi del Recovery Fund alle ristretta cerchia di amici piuttosto che distribuirli ad un'ampia platea di imprenditori medi. La Bellanova afferma che il prof. Montanari dovrebbe dimettersi perché non sa tenere la lingua a freno. Se qualcuno critica i progetti del governo e ne segnala i rischi  va considerato come "odiatore seriale".  

Le critiche del prof. Montanari sono fondate, quasi ovvie, ma sappiamo che talvolta gli intellettuali potrebbero esprimere anche giudizi inappropriati o idee strampalate, un tempo si sarebbe detto che siamo in democrazia e che la libertà di parola è d'obbligo in democrazia.
Pur sbagliando non saranno mai i dssidenti a manovrare la "macchina del fango". Non basta un articolo, un'intervista o un blog. Occorre una potenza di lancio di cui dispongono solo i padroni delle testate giornalistiche e delle televisioni.
Quando l'intero apparato mediatico si scaglia fortemente e insistentemente contro qualcuno possiamo essere quasi certi che è stata messa in funzione la macchina. 

Scagliare fango a ripetizione contro Virginia Raggi o Giuseppe Conte, ritenuti inutili e incapaci per definizione, crea false convinzioni e inoltre può sortire anche l'effetto di coprire e far dimenticare i veri scandali. Quanti ricordano ciò che è accaduto a Roma ai tempi del sindaco Alemanno, tra "parentopoli" e "mondo di mezzo"? Quanti ricordano Milano sotto il regno del celeste Formigoni? E la Lega con le mazzette di Tangentopoli, i diamanti della Tanzania, le lauree comprate in Albania e i milioni di euro prelevati illecitamente dai conti pubblici? Tutto trascurabile. Parliamo della Raggi per non parlare di quello che è accaduto alle banche, dall'Ambrosiano al MPS, passando per Lodi, Napoli, Banca Etruria e Banca Popolare di Vicenza ecc. ecc., per non parlare poi di chi pagò in dollari per mettere la bomba alla stazione di Bologna, e chi coprì i colpevoli e chi li usò come infiltrati di polizia o come killer; una lunga trama che passa attraverso stragi e tentativi di golpe, falange armata e uno bianca, rifugi in Argentina, venerabili maestri, agende rosse scomparse e borse misteriosamente ricomparse... sì, d'accordo, ma la Raggi!

I mendicanti del web

Una rete di potere sta dietro la macchina del fango. Una rete costruita (e un potere mantenuto) anche con spargimento di sangue. Il fango giornalistico potrebbe anche apparire una gentilezza se paragonato agli altri metodi di quel medesimo potere. Quando il fango non basta arrivano strani incidenti, strani suicidi, pistole, bombe. Arrivano le facce da mostro, intervengono i killer neofascisti, i segreti di stato.  

La macchina del fango è strumento di potere, ma accanto ad essa agisce qualcosa di simile (orrendamente simile), una disinformazione gestita autonomamente da persone normali (o apparentemente normali) che cercano un po' di visibilità nel web, per averla agiscono come accattoni, raccolgono e riciclano fango, ci aggiungono spesso un po' di razzismo, invidia, maldicenza, cinismo...  Sono i "mendicanti del web".  I giornalacci sparafango sono la loro principale risorsa, la superficialità televisiva concede loro elemosine quotidiane, e le loro migliori balle possono anche rimbalzare fino ad arrivare come notizie in qualche programma televisivo o come prova a sostegno delle opinioni di Sallusti e Belpietro.

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