6 febbraio 2021

Cambio di governo al buio

Renzi ha scompaginato il quadro politico che era stato faticosamente costruito dopo l'autodefenestrazione di Salvini. Draghi di più. 

Finché la spina nel fianco era Renzi, coi suoi capricci infantili, i suoi ricatti odiosi e le sue proposte reazionarie, c'erano continue difficoltà, ma anche un po' di chiarezza dei ruoli. Con l'arrivo di Draghi la chiarezza s'è persa. Nessuno riesce a capire chi sia, politicamente, Mario Draghi. Sappiamo che è un economista allievo di Federico Caffè e di Franco Modigliani, dunque un keynesiano, ma sappiamo anche che ha tradito gli insegnamenti ricevuti e per trent'anni s'è impegnato in strategie antikeynesiane (illustrate da lui stesso nel 1992), ora però sarebbe sinceramente pentito (vedi intervento al Financial Times) e quindi pronto a recuperare tardivamente le idee e i principi dei suoi primi maestri. E' credibile oppure ormai di keynesiano non ha più nulla, se non qualche discorso di circostanza utile a riguadagnare consenso? Dicesse almeno da quali forze politiche vorrebbe essere sostenuto. No, non sappiamo nulla di lui, ma ci dicono che bisogna osannarlo come il "salvatore della patria" o "l'uomo della provvidenza".

 

L'artista di strada Tvboy lo ha raffigurato su un muro di Barcellona nei panni di Super-Mario-Bros che corre a riparare il rubinetto tricolore.  Ma è davvero questa la situazione italiana? Oppure, guardando oltre il fumo di incenso, ci troviamo la scena surreale di consultazioni politiche descritta da Pierfrancesco Pellizzetti:

... un signore in grisaglia scura e profilo da uccello notturno che scruta allibito il caravanserraglio di interlocutori altrettanto allibiti, nel comune spiare il quadrante degli orologi in attesa che termini il tempo canonico dell’incontro

Draghi è un banchiere di poche parole, com'è usuale per i banchieri. Che ci fa un banchiere tra Palazzo Chigi e Montecitorio? Massimo Cacciari ieri descriveva la situazione attuale come il ripetersi di una giostra già vista, quella dei politici italiani che fanno pasticci e poi chiamano in aiuto i banchieri: Carlo Azeglio Ciampi (ex governatore della Banca d'Italia), Lamberto Dini (ex alto funzionario di Banca d'Italia), guardando molto indietro troviamo anche Luigi Einaudi che ci ha lasciato un buon ricordo al contrario dell'economista bocconiano Mario Monti. Ora arriva Mario Draghi con un carico triplo: ex governatore della Banca d'Italia, ex dirigente della Goldman Sachs ed ex presidente della Banca Centrale Europea. I banchieri prestati alla politica erano tutti personaggi di "alto profilo" ma completamente privi di esperienza politica e lontanissimi dal sentire popolare, ad eccezione di Einaudi che non aveva mai abbandonato la gestione diretta della sua azienda agricola. 

In base a quale competenza di politica industriale, di governo dello sviluppo, di pianificazione strategica? Che ne sa di economia materiale il solito finanziere che ha sempre trafficato con i flussi virtuali, in quanto specializzato nella produzione di denaro a mezzo denaro? Ossia, l’apprezzato membro della categoria rea di aver perseguito la tracimazione egemonica della finanza dalle funzioni ancillari al servizio dell’investimento d’impresa; avvenuta nei quarant’anni del saccheggio NeoLib. 

 Negli anni '90, quando era dirigente del Ministero del Tesoro, Mario Draghi è stato uno dei principali artefici delle privatizzazioni, cioè di quel piano di svendita del patrimonio pubblico produttivo che l'Italia possedeva.  La svendita non ha risanato il bilancio dello Stato e abbiamo perso per sempre i profitti che potevano derivare dal buon utilizzo di quelle imprese. Ora ci resta anche da riparare ai danni  causati ovunque dai privati acquirenti (Colaninno-Telecom, Riva-Ilva, Benetton-Autostrade, Ferrovie, Alitalia, Sanità, ecc.). Nessuno meglio di lui potrebbe incarnare il principio del "privatizzare i profitti e socializzare le perdite". 

 Giuseppe Conte non ha mai diretto una banca, ma questo non fa di lui un incompetente, anzi, da bravo avvocato abituato a gestire controversie e contraddittori, a soppesare interessi contrapposti e a trovare compromessi, Conte ha gestito le cose con prudenza e senza conflitti di interesse. Quanti conflitti di interesse, suoi e dei suoi figli ben collocati in Morgan Stanley e corporazioni del bioTech, potrebbero condizionare le decisioni di Draghi? 

Conte è stato attaccato per il suo tentativo di costituire una task-force di consulenti del governo, un gruppo che sarebbe stato visibile a tutti, Draghi non lo farà, non ha bisogno di dirci quali sono le lobbies con cui intrattiene già rapporti di lunga data. Non sapremo mai chi saranno i suoi suggeritori, potremo solo intuirlo seguendo ad occhio la scia del denaro e cercando di capire in quali direzioni verrà convogliato. 

 15 aprile 2015: il Presidente della BCE costestato da una "femen" che lo bombarda di coriandoli.

10 febbraio -  vedo con piacere che una valutazione assai vicina alla mai è stata espressa ieri in un articolo di Paolo Maddalena, presidente emerito della Corte Costituzionale. Molto interessante anche l'editoriale di Marco Travaglio.  

17 febbraio - IL DISCORSO PROGRAMMATICO DI MARIO DRAGHI AL SENATO

 

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