Si dice che la globalizzazione dell'economia è stata una conseguenza della fine della "guerra fredda". La caduta del muro di Berlino avrebbe aperto le frontiere ai commerci internazionali. Ma il vero problema potrebbe non essere la globalizzazione dei commerci. Il vero problema, che va sotto il nome di crisi economica, è un prosciugamento di liquidità che blocca l'economia reale. Gli investimenti abbandonano le imprese produttive per orientarsi verso la speculazione finanziaria. Quest'ultima ha preteso e ottenuto la deregulation e ora, travestita da "economia del libero mercato" pretende leggi che garantiscano i propri profitti arrivando a rinnegare il principio fondamentale del pensiero liberale che legava indissolubilmente il profitto al rischio.
Oggi, a partire dai trattati commerciali internazionali fino alle direttive comunitarie, gli investitori impongono che il profitto sia considerato un diritto assoluto ed imposto con la forza dei tribunali.
Attivando l'Isds (Investor-State Dispute Settlement) l'investitore può farsi risarcire dallo Stato se intervengono cambiamenti a suo sfavore; la regola comunitaria del bail-in scarica il rischio d'impresa delle banche sui risparmiatori.
Per comprendere meglio il fenomeno, che sta disegnando un modello economico di dominio finanziario, di cui si era già occupato Luciano Gallino nel suo "Finanz-capitalismo", è utile ascoltare questa intervista a Valerio Malvezzi.
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