22 gennaio 2016

Bauman, sociologo polacco

"A scuola, durante gli intervalli, non uscivo nel cortile. Era l'unico modo per evitare i calci e le botte degli altri. Amavo i libri. E andavo spesso in una libreria. Ma non avevo soldi.(...) Un giorno in quel negozio vidi un cartello: "locale cristiano". E accanto un altro : "Compra dal polacco". Frequentavo anche una biblioteca pubblica, finché vidi sullo scaffale una rivista "Alla gogna". Non ci tornai più."

E' Zygmunt Bauman che racconta di se stesso. Il più acuto osservatore dell'attualità è nato a Poznam, in Polonia, nel 1925.
Alla gogna era una rivista antisemita. In Polonia l'odio verso gli ebrei c'era già prima dell'arrivo dei tedeschi nel 1939. Bauman dovette fuggire dalla Polonia alla quale, nonostante tutto, si sentiva di appartenere. Si rifugiò nella Russia governata dagli stalinisti e si arruolò nell'esercito polacco che combatteva a fianco dell'Armata Rossa.


La sua adesione al comunismo gli consentì di rientrare in Polonia dopo la fine del conflitto mondiale e divenne professore all'Università di Varsavia, finché, nel 1968, fu dichiarato deviazionista in quanto sionista (cioè ebreo) e quindi nemico pubblico. Dovette fuggire una seconda volta.

Le persecuzioni subite prima dai nazionalisti, poi dai nazisti e quindi dai comunisti hanno condotto il prof. Bauman a sentirsi perennemente straniero, ma non senza bussola: "L'unico giudice è la mia coscienza".

Nell'intervista rilasciata a Wlodek Goldkorn (La Repubblica - 19 nov 2015) spiega che le radici del comunismo si possono trovare nel terremoto di Lisbona del 1755. Dopo quell'esperienza gli uomini maturarono una riflessione filosofica che mutò l'atteggiamento nei confronti del mondo, da un atteggiamento di guardaboschi si cominciò ad elaborare un atteggiamento da giardiniere. Il comunismo è un impegno a sistemare il mondo scegliendo le piante buone ed eliminando quelle nocive. L'ideologia comunista è figlia del secolo dei Lumi e Lev Trotzky si propose come nuovo messia degli ebrei.

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