20 dicembre 2006

Genesi di una bufala

Torno a scrivere su questo blog dopo un certo disorientamento. La notizia da me commentata nel post precedente era una mezza bufala, ci sono cascato e quindi ho commentato aria fritta.

Ho capito che la mia prudenza nel vagliare le notizie non è sufficiente.

Certo, il video su Youtube c'era davvero, qualcuno l'avrà visto, proveniva da un istituto artistico piemontese, ma il ragazzo down non era down, il picchiatore nazista non era proprio un picchiatore e non era lui a disegnare svastiche e l'aguzzina che conduceva il povero disabile al pestaggio non era un'aguzzina ma solo una compagna pronta ad aiutarlo in situazioni bisogno.

Per capire come sono andate realmente le cose ho dovuto seguire Antonio Guidi, ex ministro e lui stesso disabile. Già nell'immediatezza del fatto Guidi aveva scritto che forse dietro quel filmato c'era solo un gioco. Poi è andato a visitare la scuola senza irrompere con l'abituale forza devastante dello scandalo. Ha semplicemente intervistato i protagonisti della vicenda con la dovuta discrezione, senza mettere i ragazzi sotto i riflettori. Un lavoro che potrebbe esser preso a modello di giornalismo televisivo.

Il video era stato costruito montando artificiosamente le riprese: un ragazzo che tira calci, il disabile, probabilmente autistico che reagisce in modo scomposto perché è quello il suo modo di reagire anche quando non c'è alcuna minaccia, altri ragazzi che sembrano incitare alla violenza e la svastica disegnata per accrescere l'effetto. Sono ragazzi abituati alla finta violenza dei film e dei videogames. Se lo può fare la TV perché non avrebbero potuto farlo anche loro? Era solo un film, tutto finto, da mostrare agli amici.

Ma il travisamento che è stato fatto dell'episodio, i cui strascichi giudiziari sono arrivati fino ai responsabili di Video Google, è una lezione in sé, perché non si tratta di un fatto politico che qualcuno poteva aver interesse a travisare. E' stato uno di quei casi in cui la notizia riesce a costruirsi da sola, attraverso le esigenze di esibizione mediatica, imposte da un mondo che ormai vede solo quello che appare sugli schermi, che si sommano ai pregiudizi, ai pregiudizi sui pregiudizi e poi tutto viene svilito dalla velocità e dalla superficialità delle informazioni.