La guerra è una follia. Oggi, dopo il secondo fallimento di una guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta a pezzi con crimini, massacri e distruzioni.
La cupidigia, l'intolleranza, l'ambizione del potere, sono i motivi che spingono la guerra, e questi motivi sono spesso giustificati da un'ideologia; ma prima c'è la passione, c'è l'impulso distorto. L'ideologia è una giustificazione, e quando non c è un'ideologia c'è la risposta di Caino: 'A me che importa? Sono forse io il custode di mio fratello?'.
L'atteggiamento di Caino è l'opposto di quello che ci chiede Gesù nel Vangelo: "Chi si prende cura del fratello, entra nella gioia del Signore. Chi invece non lo fa, chi con le sue omissioni dice: 'A me che importa?', rimane fuori".
Redipuglia - 24 sett 2018
Papa Francesco non cade nell'inganno di una pace solo apparente. Viviamo in un tempo di guerra, una terza guerra mondiale combattuta a pezzi, per cupidigia.
Oggi, cari fratelli e sorelle, si leva ancora una volta da questa città il grido del popolo di Dio e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà: mai più la guerra.
Nel nostro tempo l'aspirazione alla pace e l'impegno per costruirla si scontrano col fatto che nel mondo sono in atto numerosi conflitti armati, e una cosa da terza guerra mondiale combattuta a pezzi.
Il clima di guerra - c'è chi vuole crearlo e fomentarlo deliberatamente, in particolare coloro che cercano lo scontro tra diverse culture e civiltà, e anche coloro che speculano sulle guerre per vendere armi
Serajevo - 6 giugno 2015
La guerra è sbagliata. Sempre.
Dove c'è un'aggressione ingiusta posso solo dire che è lecito fermare l'aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo fermare, non bombardare o fare la guerra.Le parole di Papa Francesco si rivolgono anche alle cause delle guerre e dei rischi futuri.
I mezzi dovranno essere valutati. Quante volte sotto questa scusa di fermare l'aggressore ingiusto le potenze si sono impadronite dei popoli e hanno fatto una vera guerra di conquista. Una sola nazione non può giudicare come si ferma l'aggressione. Dopo la Seconda guerra mondiale questo compito è delle Nazioni Unite.
18 agosto 2014 - Papa Francesco
«Mi chiedo se siamo in cammino verso una grande guerra mondiale per l’acqua».
Accademia delle Scienze nella Casina Pio IV -24 febbraio 2017
«Le cifre che le Nazioni Unite rivelano sono sconvolgenti e non ci possono lasciare indifferenti: mille bambini muoiono ogni giorno a causa di malattie collegate all’acqua; milioni di persone consumano acqua inquinata. Si tratta di dati molto gravi; si deve frenare e invertire questa situazione. Non è tardi, ma è urgente prendere coscienza del bisogno di acqua e del suo valore essenziale per il bene dell’umanità».
L’acqua è al principio di tutte le cose.
«dove c’è acqua c’è vita, e allora la società può sorgere e progredire. E urgente perché la nostra casa comune ha bisogno di protezione».
«Ogni persona ha diritto all’accesso all’acqua potabile e sicura; è un diritto umano essenziale e una delle questioni cruciali nel mondo attuale. Perciò è necessario attribuire all’acqua la centralità che merita nell’ambito delle politiche pubbliche». Ogni Stato, ricorda, «è chiamato a rendere concreto, anche con strumenti giuridici, quanto indicato dalle risoluzioni approvate dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2010 sul diritto umano all’acqua potabile e all’igiene».
Il rispetto dell’acqua, insomma, è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani, avverte Francesco: «Se rispetteremo questo diritto come fondamentale, staremo ponendo le basi per proteggere gli altri diritti. Ma se violeremo questo diritto essenziale, come potremo vegliare sugli altri e lottare per loro!». Bisogna quindi coltivare «una cultura della cura e dell’incontro, in cui si uniscano in una causa comune tutte le forze necessarie di scienziati e imprenditori, governanti e politici». Occorre «unire tutte le nostre voci in una stessa causa». Allora «non saranno più voci individuali o isolate, ma il grido del fratello che reclama per mezzo di noi, il grido della Terra che chiede il rispetto e la condivisione responsabile di un bene che è di tutti».
24-2-2017
Abbiamo tutti bisogno, per opporci con successo alla barbarie di chi vorrebbe fare di ogni differenza l’occasione e il pretesto di violenze sempre più efferate, di riconoscere i valori fondamentali della comune umanità, valori in nome dei quali si può e si deve collaborare, costruire e dialogare, perdonare e crescere, permettendo all’insieme delle diverse voci di formare un nobile e armonico canto, piuttosto che urla fanatiche di odio
Serajevo 2015
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