Art. 11 Costituzione
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
I militari dovrebbero essere i primi a conoscere e farsi carico del ripudio della guerra, che si estende anche ai casi di guerre travestite da operazioni di polizia internazionale o, ancor più ipocritamente, da missioni di pace o interventi umanitari. Il generale Fabio Mini è un caso, piuttosto raro, di chiara consapevolezza degli inganni che si utilizzano per violare l'art. 11 e per trascinare i popoli in guerra. Nel video tratto da una conferenza di TED ci dà una magnifica lezione.
La guerra nasce sempre da una menzogna:
- Era falso l'incidente del Tonchino (1964) che ha causato la guerra del Vietman.
- Era falso il massacro di Racak che ha dato l'avvio alla guerra del Kossovo.
- Mai esistite le armi di distruzione di massa che legittimarono nel 2003 la guerra preventiva contro l'Iraq.
I movimenti di "corpi di pace" e di alcune ONG, disegnano spesso il diffondersi delle guerre.
Gli strateghi militari hanno sempre sostenuto che la guerra si combatte e ci vince con l'inganno.
I veri eccidi, come quelli del Rwanda 1994 (800mila tutsi) e di Sebrenica (8373 bosniaci)
vengono quasi sempre ignorati.
Il vero motivo della guerra (gli affari) di solito è incoffessabile.
Gli Stati mettono a disposizione di affari sporchi le risorse pubbliche e la legittimazione all'uso della forza.
Nel 1915 la decisione italiana di partecipare alla grande guerra fu presa all'insaputa del Parlamento.
L'Armistizio del 1943 era in realtà una resa separata.
Nel 2001 la guerra contro l'Afghanistan fu scatenata con varie e contraddittorie motivazioni (punire bin Laden, contrastare il fanatismo dei Talebani, liberare le donne dall'oppressione, vietare la produzione di oppio)
Nel 2003 noi italianai siamo entrati in guerra (operazione di polizia internazionale) con 8 aerei quando gli USA aveva già effettuato 2mila missioni aeree su Bagdad.
Nel 1999 abbiamo inviato l'esercito in Kossovo a fianco della bande dell'UCK, che erano ritenute bande criminali complici di Osama bin Laden.
Con la Libia nel 2008 abbiamo stipulato un patto partenariato (le riparazioni di danni coloniali non ci sono mai state) e poi, nel 2010, abbiamo invitato a Roma il dittatore Gheddafi con le sue amazzoni. Questo non ci ha impedito di partecipare all'aggressione alla Libia nel 2011, motivata dal massacro in Cirenaica, che era una repressione di gruppi ribelli effettuata coi metodi abituali del regime libico.
L'ipocrisia copre il "gusto della guerra". Ernst Junger, lo descrive come scannatoio; anche Churchill fece trasparire il suo amore per la guerra - il generale Patton diceva che la guerra si vince ammazzando e occorre uccidere anche gli inermi. Oggi per molti è l'America ad essere il nemico demoniaco. Patton aveva il vezzo di autodefinirsi un gran figlio di puttana. Invasati e fanatici si scatenano quando si cede alla guerra.
Gli orrori vengono accettati perché "così è la guerra". Ma anche questa affermazione è un'ipocrisia, quel che riteniamo sia crimine dev'essere rifiutato come crimine.
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