27 febbraio 2024

Il Mainstream, cerchiamo di capire cos'è.

Esiste il mainstream? il flusso principale dell'informazione è davvero una corrente a senso unico?

Se proviamo a cercare nell'informazione televisiva vediamo soprattutto notiziari e talk-show televisivi che fanno da cassa di risonanza ai fogli propagandistici di destra presentati come se fossero veri giornali: Libero, Giornale, Verità.

Sono i fogli dove scrivono personaggi più volte sospesi dall'albo dei giornalisti come Vittorio Feltri o condannati per diffamazione come Alessandro Sallusti (i campioni del "metodo boffo"), ma ci sono anche personaggi molto compromessi coi servizi segreti e agenti provocatori.

Ma non c'è solo questo. Su La7 di Urbano Cairo, Lilli Gruber e Corrado Formigli invitano anche firme di un altro tipo di stampa: Repubblica, Sole24Ore, Stampa, testate che qualcuno vorrebbe collocare a sinistra, ma trattandosi di stampa padronale è solo una destra più educata, più ordinata, più professionale e sicuramente meno disonesta dei giornalacci che abbiamo citato prima, ma sempre voci del padrone. 

Su Mediaset presentano anche un'altra falsa sinistra: L'Unità di Piero Sansonetti e il Riformista di Matteo Renzi, cioè una sinistra che finisce sempre col sostenere le peggiori idee della destra, salvo distinguersi su qualche questione di diritti civili: migranti, abusi di polizia, ecc.

Se a tutto questo aggiungiamo altre evidenze, se ne deve dedurre che il mainstream coincide con le narrazioni politiche di destra però chi usa il termine mainstream lo fa per accusare la sinistra. E' un paradosso.

  • le tre reti Rai sono totalmente occupate da sostenitori della destra (l'eterno Bruno Vespa, molti ex missini e numerosi residui dell'era berlusconiana) fa eccezione Report su Rai3 e non so se è sopravvissuto Riccardo Iacona con PresaDiretta, comunque si tratta di giornalismo indipendente e non certo sostenitori del PD;
  • le reti Mediaset sembrano popolate da fedeli dell'era berlusconiana  con l'aggiunta di qualche agitatore simil-complottista (Giordano, Porro, Belpietro, Borgonovo...);
  • La7 è l'unica tv di sinistra, ma solo in apparenza, di fatto non c'è discussione che non sia presidiata dai guardiani della destra (Sallusti, Senaldi, Specchia, Bolloli, Borgonovo, Bocchino...), alcune voci della sinistra aprono il programma DiMartedì di Giovanni Floris ma sono immediatamente seppellite da una valanga di voci contrastanti che poi saranno le uniche a viaggiare nei social.
  • sul Nove ci sono Crozza e Gomez, ma è ancora un canale ignorato dalla massa.

Che il mainstream coincide con l'opinione della destra è cosa evidente e quasi naturale:le reti commerciali appartengono ai grandi capitalisti e i canali pubblici della Rai che un tempo erano soggette a una spartizione tra DC, PSI e PCI (la lottizzazione della prima repubblica) dall'era Berlusconiana caratterizzata da interscambio con Mediaset ed editti bulgari, sono state occupate da un'ondata di nuovi dirigenti che hanno cancellato ogni residuo di quella Rai3 guidata da Angelo Guglielmi, quando c'era Telefono giallo, Samarcanda, Blob, Un giorno in pretura, La TV delle ragazze, Blob, Chi l'ha visto?, Mi manda Raitre poi affidato a Lubrano, Magazine3, Avanzi, Ultimo minuto, Quelli che il calcio, Da Storia Nasce Storia e Storie maledette... tutta roba da comunisti o da Tele Kabul, come si diceva allora.

L'effetto finale però non è quello di un discorso monocorde. L'informazione si propone come uno spettacolo che ci mostra dibattiti anche molto animati, perfino zuffe. Spesso vengono chiamati gli attaccabrighe di professione come Vittorio Sgarbi o provocatori come Giuseppe Cruciani, ma non si esce mai da un perimetro predefinito. Non c'è speranza di vedere sui teleschermi i giornalisti italiani costretti a vivere sotto scorta (Paolo Berizzi, Lirio Abbate, Marilena Natale, Federica Angeli, Giulio Cavalli...) ma neanche Fabrizio Gatti e Stefania Limiti. Dobbiamo accontentarci di qualche ospitata Michele Santoro e di Roberto Saviano.

Per accedere alle idee e alle proposte della sinistra non bastano Fedez e Ferragni (mia figlia mi dice che sarebbero loro i volti più noti e più comunicativi della sinistra), non basta neanche Fabio Fazio o la scanzonata ironia di Diego Bianchi. Ci vorrebbe anche qualcuno che riesca ad esporre le tesi della sinistra. Magari intervistando qualche socialista (Franco Bifo Berardi, Yanis Varoufakis, Slavoj Zizek, Bernie Sanders o almeno Alexandria Ocasio-Cortez) o qualche ambientalista (Vandana Shiva, Serge Latouche, Daniel Cohn-Bendit...) e sto facendo solo i nomi più noti. Mi piacerebbe aggiungere anche Abdullah Ocalan, se non fosse recluso in un carcere Turco da 25 anni dov'è finito per decisione di Massimo D'Alema che ha voluto ignorare le nostre garanzie costituzionali. 

No, la sinistra non c'è. Molti giovani oggi non hanno modo di sapere cos'è. Potrebbero anche credere che la sinistra sia un ambiente di radical-chic, un carnevale LGTBQ+ che brandisce minacciosamente lo schwa e impone la teoria Gender

Siamo quasi costretti ad ignorare l'esistenza della Repubblica del Rojava e il bombardamento turco sulle popolazioni curde. I curdi che contano molto meno dei palestinesi. I loro amici noi li trattiamo come terroristi. E nessuno ci dirà mai nulla del confederalismo democratico di Ocalan, delle teorie politiche di Murray Bookchin, del comunitarismo, del situazionismo, degli anarchici come David Graeber ed Erica Lagalisse. Nessuno nominerà neanche per sbaglio Marcos, il misterioso subcomandante degli indigeni del Chiapas e di come la sua visione rivoluzionaria fosse legata alla Teologia della Liberazione. Ci stanno oscurando anche la visione liberale che guarda a sinistra: Gustavo Zagrebelski, Noam Chomsky, Naomi Klein ed altri che probabilmente neanch'io conosco. Anche i film di Ken Loach e di Costa-Gavras, nonostante la fama del regista britannico non raggiungono le sale e sono introvabili nelle piattaforme. Il frame del mainstream non riesce ad inquadrare questi autori. Sembra una distrazione ma a ben guardare è una vera censura

Dentro l'inquadratura c'è un pluralismo parziale, monco, un dibattito che resta imprigionato nel dogma del pensiero unico neoliberista: l'economia è scienza, quindi se le scelte politiche non possono contraddire le leggi fisiche della gravità, né quelle logiche del calcolo matematico, non potranno neanche contraddire le esigenze dei mercati. E' un inganno perché i mercati non hanno esigenze che non siano le brame di profitto dei capitalisti, ma il mainstream deve sostenerlo perché è la voce dei padroni, i profeti dell'alta finanza.
Il loro principale nemico è l'idea che un altro mondo sia possibile, un mondo dove l'economia torna ad essere strumento della politica e la politica può dettare le regole dell'economia senza doversi solo chinare a raccogliere le briciole del capitale e gestire le zuffe dei politicanti.
Allora un mainstream c'è davvero, mascherato da pluralismo, e con un coro unanime ci dice che la lotta di classe è voglia di gulag, che le ideologie sono tutte dogmatiche e totalitarie. Ci fa capire che l'alternanza post-ideologica tra destra e sinistra (compressa ormai tra centro-destra e centro-sinistra) è solo scena di un teatrino. La competizione tra i diversi partiti politici deve svolgersi senza minacciare la stabilità del sistema economico. 

Dall'ideologia mercatistica non si può uscire. Di fatto è una dittatura ideologica che si proclama post-ideologica.

E' la sinistra che dovrebbe combattere contro il mainstream per poter riconquistare uno spazio nell'informazione, ma questo non accade perche la parola "mainstream" appartiene ormai alla retorica vittimista di destra. Gli ultimi mohicani della sinistra (o panda-comunisti in via di estinzione) non combattono contro il mainstream, non se la prendono con lo strumento, preferiscono rivolgersi contro i padroni che lo gestiscono. Sanno che i padroni impongono il loro dominio usando strumenti diversi e diverse narrazioni. Vanno contrastate una per una, inutile guardare all'insieme del mainstream correndo anche il rischio di buttar via il bambino insieme all'acqua sporca.

A contrastare il mainstream come un unico totem c'è il variegato mondo della sedicente contro-informazione. Sono blog e canali social che sfidano il mainstream denunciando la truffa che ho appena descritto: la dittatura ideologica del mercatismo neoliberista, lo strapotere dell'alta finanza, la contrapposizione finta tra partiti di destra o di sinistra imprigionati nel medesimo sistema, un'informazione addomesticata che nasconde ogni possibile alternativa per convincerci che non c'è alternativa (There Is No Alternative). Tutto vero, ma c'è una differenza tra quello che vi ho rappresentato e quello che troviamo nei canali complottisti della contro-informazione, una differenza che molti non riescono a cogliere perché si nasconde in quella che sembra essere una questione di strategia.
E' come se trovandoci sotto la minaccia di un drago qualcuno ci dicesse: "Guardate, siamo prigionieri di un drago. Se non lo uccidiamo ci divorerà." Ed è tutto vero, ma come lo uccidiamo il drago? Ecco, ci dicono, il drago non si vede, resta sempre nascosto, ma noi possiamo sparare contro i suoi servitori, che sono i nostri carcerieri, in modo da liberarci e fuggire.

E' una strategia. Non sembra un cattivo consiglio. Anch'io ho provato ad ascoltarlo. Ma io il drago lo vedevo e i servitori non mi sembravano suoi servitori. La strategia in astratto non era sbagliata, ma quasi sempre sono sbagliati i bersagli.

Il drago non è nascosto, non è invisibile. Quali sono i detentori degli interessi dell'alta finanza lo sappiamo benissimo. Il loro modo di agire è palese, non sono ombre nascoste dietro un complotto segreto. Stanno là, a capo delle grandi banche, delle corporation, delle società finanziarie, dei paradisi fiscali. I loro nomi sono noti. Li vediamo anche quando fanno business coi narcotrafficanti, con le mafie, coi mercanti d'armi, col feroce sfruttamento agricolo e minerario del terzo e quarto mondo. Pretendono norme a tutela dei loro affari, pretendono immunità per i loro crimini in nome di un presunto interesse generale. Come può essere comune l'interesse degli sfruttati e quello degli sfruttatori? Come possiamo trovarci a condividere lo stesso programma di chi manda uomini e mezzi a sostegno dei dittatori? 

- Non guardare, non badare, - mi dicono - non analizzre, pensa solo al drago, quello invisibile, nascosto... è lui il nemico. 

Perché descrivere tutto come un complotto ordito da figure invisibili? Perché fantasticare su logge segrete di illuminati, di rettiliani, di pedofili-satanisti? Perché rinunciare a far valere i nostri diritti e i nostri interessi contro chi concretamente e visibilmente ce li sta calpestando?

E' un trucco per deviare il desiderio di rivolta contro altri bersagli: la sinistra, i buonisti, i sindacati, le organizzazioni umanitarie, perfino il papa. 

- No, non guardare quello che vedi, ci dicono i complottisti, non guardare i manager delle grandi corporation, non guardare gli abusi di potere, non badare ai razzisti, ignora la brutale violenza degli sbirri... non è quello il drago. 

- Guarda i servitori, guarda là: non vedi com'è ipocrita quel giornalista? non vedi com'è ricca la segretaria del piddì? non vedi come sono ingenui gli ambientalisti? non vedi com'è fragile la democrazia? non vedi com'è noioso quel professore? non vedi com'è fintamente bonario quel pontefice?  non vedi che il mainstream ci sta ingannando con tutta quella propaganda di sinistra? non vedi che sono tutti pennivendoli piddini?

- Sì, li vedo, ma davvero sono loro i nostri carcerieri?  sono loro i cattivi da eliminare? davvero a liberarci verrà Donald Trump ed Elon Musk, Steve Bannon e Bolsonaro? davvero sarà l'ultraliberista Milei a salvarci dal liberismo? davvero i fascisti ora sono diventati nostri amici e nostri salvatori? 

- Certo, è così, è la sinistra che ci odia, che vuole ingannarci, che complotta coi banchieri e gli armaioli. Guarda il ghigno malefico di George Soros, di Emma Bonino, di Roberto Saviano, di Giuseppe Conte, del cardinale Zuppi, di Pierluigi Bersani, di Maurizio Landini, di Marco Travaglio, di Fiorella Mannoia... Non vedi che trasudano odio? 

Ecco, visto così un po' si capisce cos'è il complottismo: è un programma di arruolamento nelle file dell'esercito di volontari che i padroni dell'alta finanza stanno preparando per scagliare l'attacco definitivo contro i loro ultimi avversari.

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